Dopo Barcellona rileggiamo Ratzinger
20 Agosto 2017
La strage di Barcellona ha scosso la Spagna, dove fino adesso erano stati sventati altri attentati dello Stato islamico, e riportato il Vecchio Continente nella dinamica della guerra interna ad una Europa che non sembra intenzionata ad interrogarsi sull’origine dei mali che la insidiano.
Davanti alla furia di cui è fatta oggetto periodicamente la popolazione degli stati europei, l’establishment politico e mediatico continentale sembra in grado di esprimere soltanto proclami di circostanza e reazioni emotive. Si tratta di esternazioni e manifestazioni che appaiono sempre più una fiera di ipocrisia e una elusione del male che affligge le nostre società, che permane e si diffonde.
Tracce per una riflessione più profonda potrebbero invece ritrovarsi nel simposio tenuto lo scorso 19 aprile a Varsavia per i 90 anni di Benedetto XVI. Promosso dalla Conferenza episcopale e dal Presidente polacco Andrzej Duda, il convegno, intitolato “Il concetto di Stato nella prospettiva dell’insegnamento del cardinal Joseph Ratzinger – Benedetto XVI”, ha visto anche la lettura di un messaggio inviato dal Papa emerito.
“Il confronto fra concezioni radicalmente atee dello Stato e il sorgere di uno Stato radicalmente religioso nei movimenti islamistici – sottolinea nel messaggio Joseph Ratzinger – conduce il nostro tempo in una situazione esplosiva, le cui conseguenze sperimentiamo ogni giorno”. E le conseguenze purtroppo le abbiamo viste ancora ultimamente nei fatti che hanno insanguinato la Spagna.
“Questi radicalismi – continua Benedetto XVI – esigono urgentemente che noi sviluppiamo una concezione convincente dello Stato, che sostenga il confronto con queste sfide e possa superarle”. Una nuova concezione dello Stato che significa anche, in prospettiva più ampia, un ripensamento dello spazio pubblico europeo. Per il pensatore e teologo bavarese, si tratta infatti di “una questione essenziale per il futuro del nostro Continente”.
La miscela esplosiva fra il vuoto valoriale – ben esemplificato dalle note di Imagine suonate dopo le stragi di Parigi – la penetrazione dell’islamismo in società ormai indifferenti al proprio passato e al proprio futuro, pare destinata a generare episodi tragici anziché la decantata integrazione.
Dinnanzi alla mancanza di una filosofia civile europea capace di rispondere alle nuove emergenze, forse bisogna far parlare meno i sociologi – con le loro spiegazioni politically correct sulle cause socioeconomiche del terrorismo – e più i discorsi di Benedetto XVI a Ratisbona, Parigi, Westminster e al Bundestag tedesco. Un pensiero fecondo anche per la riflessione “secolare”.