I referendari si appellano a Napolitano: “clima pesante”

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

I referendari si appellano a Napolitano: “clima pesante”

22 Dicembre 2007

Chissà, forse dev’essere sembrato strano anche al professor Guzzetta quanto sta accadendo in questi giorni in Italia: alti lai provenienti d’ogni dove da parte delle solerti sentinelle della democrazia appassionate alla nuova frontiera del sollazzo multimediale (l’ascolto online delle telefonate altrui). E una plumbea cappa di silenzio attorno alle preoccupate voci, sempre più insistenti, sempre più autorevoli,di pressioni politiche sulla Corte Costituzionale affinché dichiari inammissibili i quesiti referendari sulla legge elettorale e disinneschi la bomba ad orologeria piazzata sotto la poltrona di Romano Prodi.

 In principio fu il Corriere della Sera. Più precisamente, un retroscena in cui si dava conto del “tifo” che i piccoli partiti – e non solo loro – avevano preso a fare, senza darsi pena di nasconderlo, per il “partito dell’inammissibilità”.

L’articolo – siamo alla fine dello scorso mese di aprile– si concludeva con un avviso ai naviganti lanciato da Clemente Mastella: “Anche Prodi dovrebbe mettersi a tifare, se ci tiene al suo governo…”.

Pochi giorni dopo, consumata la vana attesa di una smentita istituzionale, il giudice costituzionale Romano Vaccarella rassegnava le due dimissioni. E ancora oggi, a distanza di ormai otto mesi, il Parlamento italiano non ha ancora provveduto ad eleggere un sostituto che possa integrare il plenum in vista del delicatissimo pronunciamento atteso per gennaio. E intanto stampa e politica si preoccupano di Agostino Saccà e della fiction su Federico Barbarossa.

 Un paio di settimane fa un altro quotidiano – questa volta la Stampa di Torino – scodellava con dovizia di particolari la discussione in corso alla Consulta in meritoai quesiti referendari, dando conto di un “escamotage” tecnico, in grado di bloccare la consultazione popolare, che starebbe facendo proseliti. Ancora una volta, poche e deboli smentite. E il sospetto, sempre meno latente, che accanto al “tifo” delle piccole formazioni, che dalla legge elettorale che dovesse venir fuori dal referendum verrebbero di fatto cancellati dalla cartina geografica della politica italiana, si sia sommato quello – certamente di peso – dei “prodiani”, preoccupati per la sopravvivenza dell’esecutivo.

 Dalla politica “ufficiale”, salvo rare eccezioni, sempre e solo silenzio. Ieri, dunque, il professor Giovanni Guzzetta, leader dei referendari, ha preso carta e penna e ha fatto recapitare a Napolitano una lettera assai cortese e rispettosa, ma decisamente allarmata per “un clima che ancora oggi, come nei mesi scorsi (e segnatamente in occasione delle dimissioni del giudice costituzionale, prof. Romano Vaccarella) si presenta alquanto pesante e confuso. Mi rivolgo a Lei – scrive Guzzetta – quale supremo garante dell’equilibrio politico-istituzionale e rappresentante dell’unità nazionale, nella certezza che ella non farà mancare, se, come e quando crede, la sua parola ed il suo monito affinchè rimanga assicurato il pieno rispetto delle prerogative di autonomia della Corte costituzionale nei confronti di qualunque tentativo di ingerenza e perché si sviti qualsiasi turbativa che possa pregiudicare una serena attesa del suo giudizio”.