
I limiti dei 60 “cervelli” de la Sapienza

16 Gennaio 2008
Saranno anche cervelli, ma è
certo che i 60 professori della Sapienza di Roma, che hanno innescato
l’ingiustificata e ridicola reazione all’invito del rettorato di far svolgere
una conversazione del Papa agli studenti di quella Università, pongono preoccupanti
limiti ai principi della tolleranza e del rispetto democratico.
In nessuna Università nel mondo,
e tanto meno a Roma, può essere posto un limite alla libera espressione delle
idee di tutti. Nessuno in democrazia deve poter impedire la pratica o l’esposizione
di un pensiero religioso, per quanto possa essere considerato, in un giudizio
di parte, parziale o fuorviante, ovvero ideologicamente irrazionale. Penseremmo
oppressivo e totalitario uno stato ove ciò accadesse.
Solo pensare che si possa
impedire a chi, bene o male, rappresenti un indirizzo ben consolidato del
pensiero etico e delle radici popolari di una fede, per giunta largamente
maggioritaria nel Paese, dovrebbe scuotere le coscienze libere.
Papa Benedetto XVI è il teologo
che per conoscenza e profondità può considerarsi tra gli esponenti di più
grosso spessore culturale della religiosità cattolica. Papa Ratzinger è oggi il
simbolo più rappresentativo di quella fede religiosa su cui si è andata
svolgendo la storia d’Italia dei due millenni passati. La Chiesa, la
religiosità, sono espressioni secolari che non hanno tempo e si esprimono
attraverso il Pontefice del periodo. Impedire al Papa di parlare equivale a
reprimere l’espressione della Chiesa: è un fatto gravissimo paragonabile alla
condanna islamica alla circolazione del libero pensiero religioso.
L’Italia è il Paese, forse unico
al mondo, che deve necessariamente collegare alla Chiesa Cattolica, ed alla sua
evoluzione nelle coscienze degli uomini, lo sviluppo di tutte le sue vicende
politiche e geografiche, almeno fino all’unità d’Italia. La nostra è la storia
religiosa e civile di un popolo intero che si è incrociata nell’architettura e
nell’arte, nelle tradizioni e nella cultura popolare italiana con la genialità
ed il gusto dell’ingegnosa espressione civile dell’Italia, diramatasi poi a
permeare di cultura e civiltà tutto il mondo occidentale.
E’ questa espressione che 60
scienziati italiani, in nome della “laicità della scienza e della cultura”, e
“per rispetto all’Ateneo romano”, vogliono far tacere. Ma quale laicità e quale
rispetto possono essere richiamati quando si impedisce la libera espressione di
un uomo che per volontà della Chiesa rappresenta miliardi di uomini al
mondo?
La Chiesa cattolica, per credenti
e non credenti, è poi la fonte dei principi del Cristianesimo. E’ la dottrina
dei valori positivi, validi per tutti laici e religiosi, che hanno trasformato
il mondo e plasmato le coscienze degli uomini ai principi della bontà,
dell’amore e della fratellanza.
C’è da preoccuparsi sul serio!
Quando non possono essere ritenuti semplici ignoranti coloro che si distinguono
in azioni di intolleranza e di pervicace e testarda convinzione d’esser
comunque nel giusto, anche quando si usano parole e metodi repressivi, vuol
dire che si sta instaurando un pericoloso clima di violenza e di odio.
I 60 professori della Sapienza,
sebbene esigua minoranza nell’Ateneo romano, rappresentano la punta
dell’iceberg di un clima già avvertito nell’aria e che vorrebbe impedire alla
Chiesa di svolgere la sua funzione di sempre in difesa della famiglia, della
vita e della morigeratezza dei costumi. In che cosa dovrebbe consistere,
infatti, l’azione delle autorità religiose se non nella difesa della moralità e
dei principi etici? In cosa, se non nella predica e nella diffusione dei
principi della Chiesa? Come si osa pensare di impedire la libertà della Chiesa
nel nostro libero Stato? Come, così, non ricordare Cavour per ribadire che
negli stati liberali la chiesa deve essere libera?
La questione dell’aborto,
recentemente tornato alla ribalta dopo la risoluzione dell’Onu sulla moratoria
per la pena di morte, e grazie alla sfida-provocazione di Giuliano Ferrara, e
la questione del riconoscimento delle unioni omosessuali, che vede la Chiesa
schierata decisamente contro l’ equiparazione alle famiglie tradizionali, hanno
contribuito significativamente a creare i presupposti del clima di
intolleranza.
E’ un classico della sinistra
italiana trascinare nell’odio e nella tracotante avversione tutto ciò che si
discosta in modo sensibile dagli schemi ideologici in cui tendono a radicarsi.
Si può anche essere atei, o
anticlericali, ma la stupidità e l’arroganza non può essere consentita agli
educatori. E impedire che il Papa parli nel tempio della cultura e del
pluralismo etico e culturale, quale è o dovrebbe essere un Ateneo, è nello
stesso tempo impresa stupida ed arrogante.
Dinanzi a casi simili si ha
l’idea del clima torbido, tipico dei regimi, in cui categorie di persone
(militari, intellettuali, politici o burocrati) si assumono per autoreferenza
il compito di scegliere per gli altri. Dinanzi a casi simili si capisce per
cosa un uomo libero debba esser chiamato a lottare.