A Bagnasco e alla Chiesa interessano i cattolici italiani non il gossip sul Cav.

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A Bagnasco e alla Chiesa interessano i cattolici italiani non il gossip sul Cav.

22 Settembre 2009

Ad ogni prolusione del presidente dei vescovi italiani, parte l’esercizio delle interpretazioni politiche. Alle ore 17 di ieri pomeriggio il cardinale Bagnasco ha iniziato a leggere la sua prolusione davanti al Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana. Alle 17,01 le agenzie comunicavano che Bagnasco aveva detto che i politici dovrebbero assumere uno stile di sobrietà, lasciando intendere che si sarebbe occupato del Presidente del Consiglio. Tutto il resto della prolusione, ove si toccavano enormi temi della vita sociale italiana, dall’emergenza educativa all’immigrazione, non interessava. Le due righe sulla sobrietà erano l’unica affermazione attesa.

Ecco le due righe: “Chiunque accetta di assumere un mandato politico sia consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell’onore che esso comporta”. Immediatamente dopo, però, il cardinale aveva cura di invitare “tutti a guardare avanti, a far tesoro dell’esperienza con una capacità di autocritica che sia in grado di superare un clima di tensione diffusa” e che la Chiesa “non ha avversari, ma davanti a sé ha solo persone a cui parla in verità, dunque mai con parole che possano essere scambiate o accomunate a quelle legittimamente espresse in nome della politica“. Il servizio della Chiesa “non può non essere colto nel suo intreccio di verità e carità, e rimane vivo e libero da qualsiasi possibile strumentalizzazione di parte”. Però le agenzie avevano letto solo le due righe e non quello che ne seguiva.

Se proprio si volesse stabilire, bilancino alla mano, se le parole del presidente dei vescovi italiani siano più di centrosinistra o di centrodestra, non mancherebbero motivi per far notare una buona sintonia con il governo in carica, soprattutto per le controverse questioni della pillola RU486 e della legge sul “fine vita”, oppure per la centralità del problema educativo di cui la riforma della scuola è un tassello importante. Sull’immigrazione Bagnasco richiama i due principi fondamentali da far convivere: garantire l’ordinata integrazione e il rispetto dei diritti umani elementari. Ma la prolusione di Bagnasco non si fa rinchiudere nelle piccolezze del politichese, è un’ampia riflessione prima di tutto sulla vita della Chiesa, ma anche della società italiana, dentro la quale la Chiesa vive non da esule ma da cittadina. Meglio quindi evitare i bilancini.

Bagnasco è preoccupato dalla diffusione nel nostro paese di una cultura nichilista che dimostra sfiducia nella possibilità di concordare su delle verità e teme che questo nichilismo – “ospite inquietante del nostro tempo” – renda praticamente impossibile l’educazione: “se, come esige il nichilismo, anche solo parlare di principi è considerata una deriva liberticida ed autoritaria e si ritiene lesivo dell’intelligenza qualsiasi riferimento ad un bene oggettivo che preceda le nostre scelte, allora davvero educare diventa un’impresa impossibile”. E’ anche preoccupato perché l’Italia sembra “ciclicamente attraversata da un malessere tanto tenace quanto misterioso, che non la fa essere talora una nazione serena e del tutto pacificata al proprio interno, perché attraversata da contrapposizioni radicali e da risentimenti”. E’ l’Italia delle divisioni ideologiche, delle acredini storiche, delle rivendicazioni mai sopite. Infine, è preoccupato per l’acutizzarsi, anche a seguito di pronunciamenti “discutibili”, della questione antropologica: la commercializzazione della RU486 e la legge sul “fine vita”.

Di fronte a queste preoccupazioni Bagnasco offre l’apporto della Chiesa, invita a superare gli interessi di parte, propone di dare un alto contenuto culturale e coesivo alle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, indica la necessità di affrontare con serietà l’emergenza educativa, mette in evidenza gli aspetti positivi del Concordato tra Stato e Chiesa che dà la possibilità a quest’ultima, nella libertà, di dare il proprio contributo alla società italiana.

Tre piccole sottolineature della Prolusione sono particolarmente interessanti. L’Agenzia nazionale del farmaco ha deciso la commerciabilità della RU486; l’estate scorsa il Tar del Lazio aveva escluso gli insegnanti di religione dagli scrutini e dall’attribuzione dei crediti; poco fa ancora il Tar del Lazio ha sentenziato che idratazione ed alimentazione possono essere sospese. Bagnasco sembra preoccupato di queste decisioni che rischiano di mettere enormi questioni nelle mani di soggetti amministrativi. Del resto, il motivo per cui lo stesso Bagnasco chiese a suo tempo una legge sul “fine vita” era proprio per impedire che queste cose fossero decise con sentenze della magistratura. E’ questo un interessante invito alla politica – ampiamente intesa – a riappropriarsi del proprio ruolo su questi temi cruciali. E’ qui che la necessità di convergere verso una comune idea di giustizia si fa più necessaria e impellente, è qui che va sviluppato il “colloquio con le coscienze e la lievitazione della riflessione comune”.