A Ballarò, Bondi scopre il vero volto di Di Pietro

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A Ballarò, Bondi scopre il vero volto di Di Pietro

19 Marzo 2008

Meno
male che c’è Ballarò. Se non ci pensasse il programma di Floris, ogni tanto, a
movimentare la situazione, potremmo anche morire di noia, in questa campagna
elettorale che – non solo televisivamente – sembra non riservare emozioni. Ma
nella trasmissione di Rai Tre i partiti in competizione per la prossima tornata
elettorale corrono ad accantonare bon ton
e buoni propositi, escono allo scoperto, rivelano i loro lati meno
presentabili, si lanciano nelle invettive più accorate sia verso gli avversari che
verso il gongolante conduttore.

Il gioco è riuscito alla perfezione anche ieri
sera, complice la presenza in studio dell’ex ministro per le Infrastrutture
Antonio Di Pietro, fresco di ospitata dalla concorrenza (dal duo Armeni-Pace a Otto e mezzo, su La7), dove tuttavia il
confronto con un Boselli sottotono non ha dato grandi risultati. Messo di
fronte a Sandro Bondi, al contrario, Di Pietro ha abboccato volentieri all’esca
che il coordinatore nazionale di Forza Italia gli ha allungato: e in men che
non si dica è tornato nei panni che gli stanno più comodi, quelli del dozzinale
giustiziere.

E’
bastato che la discussione sul tema della legge Biagi si infervorasse, perché i
due venissero ai ferri corti: all’”orrore” protestato da Bondi verso l’ex PM,
quest’ultimo ha subito risposto ribadendo le solite minacce cui ha abituato il
suo uditorio. Prima ha giurato di abolire, appena arrivato in parlamento, le
leggi ad personam, poi se l’è presa direttamente
con Mediaset, promettendone lo smembramento e il ridimensionamento – come già
aveva fatto nel programma elettorale, divulgato con grande imbarazzo del PD
subito dopo l’accordo con l’Italia dei Valori e come ha ribadito oggi nella videochat con i lettori del Corriere della Sera. Apparentemente, il più agitato
dei due era Bondi: mentre Di Pietro profferiva le sue intimidazioni sorridendo
compiaciuto, quasi sghignazzando, il politico del PdL non rideva affatto, quasi
a voler comunicare con la sua postura il
sentimento di disprezzo che aveva appena dichiarato. A ben guardare, tuttavia,
era proprio Tonino il più teso tra i due, tanto da perdere la calma di lì a
poco con lo stesso Floris; lungi, invece, dal perdere il controllo, nello scontro con il
leader dell’IdV Bondi ha segnato un importante punto a proprio vantaggio.

L’immagine
del coordinatore di Forza Italia aveva da tempo bisogno di una rinfrescata,
dopo l’affare della lettera inviata quasi un mese fa ai coordinatori regionali,
nei quali li invitava a non inserire in lista candidati coinvolti in
procedimenti penali. Oltre al disappunto di Berlusconi, che non aveva condiviso
fino in fondo l’operazione “liste pulite”, Bondi aveva dovuto fronteggiare la
diffidenza e la disapprovazione di quanti, tra i deputati azzurri, ritengono
che il garantismo del partito del Cavaliere sia la condizione necessaria per la
permanenza tra i suoi ranghi. A debita distanza di tempo, Bondi ha quindi colto
al volo un’occasione d’oro, come lo scontro con Di Pietro, per ribadire la
propria distanza da certo giustizialismo. Oltre, naturalmente, che per
rinfrescare ai telespettatori la memoria sulle reali intenzioni degli avversari
di Silvio Berlusconi, i quali dietro il volto gentile di chi “non strappa i
programmi” nascondono il ghigno feroce di chi preferisce distruggere le
aziende.