A Bari più che un Sindaco c’è un podestà

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A Bari più che un Sindaco c’è un podestà

11 Febbraio 2011

Occupiamoci un po’ di Bari. Questa città sembra che sia stata lasciata nelle mani del suo Sindaco onnipresente e tutto fare. Del resto, Michele Emiliano è un uomo poliedrico. Affronta tutto con quella tipica presunzione di molti baresi di sapere, di fare e di immaginarsi unico.

Per la Befana 2011 ci ha regalato questo suo sfogo: “Sta per scoppiare un terremoto, per me non c’è momento più conveniente di questo per dimettermi. Io posso andare alla Regione o posso candidarmi alla Camera, ma voi che fate senza di me?” – per poi aggiungere – “Se resto è perché non intravedo chi altri possa svolgere questo ruolo. Sono come quel padre che deve lasciare l’azienda ai figli, ma i figli sono in grado di assumersene la responsabilità?”. Ci fa venire in mente Luigi XV, re di Francia, che, dalla reggia di Versailles, si magnificava e diceva con sconfortata sufficienza: “Après moi le déluge”. E, in quanto a presunzione, il Sindaco ci ricorda il detto un po’ canzonatorio e non meno arrogante: “Se Parigi avesse il mare, sarebbe una piccola Bari”.

Il primo cittadino, insomma, si sente infallibile. Ha il piglio di un podestà. E’ un presenzialista ossessivo e solo lui, in Città, appare animato da buoni propositi. Che poi, visti i risultati, tanto buoni non sono. Sarà forse solo una questione di diversa cultura e di educazione. Lo diciamo, senza acredine e offesa, per la convinzione che abbiamo di una diversità di pensiero sulla gestione, sui rapporti con il territorio, sui servizi ai cittadini, e per il modo diverso di percepire la vitalità di una comunità.

Pensiamo, infatti, che ci sia scarsa attenzione nel fronteggiare le criticità che emergono nella gestione di una realtà così complessa, come quella di un insediamento urbano medio grande, capoluogo di Regione, centro universitario d’importante riferimento culturale e scientifico, polo industriale e crocevia commerciale e funzionale di una rilevante area geopolitica.

La natura di Bari è quella della città a vocazione mercantile. I suoi abitanti passano per gente molto pratica in questo mestiere. E il Sindaco Emiliano non tradisce questa vocazione. Il capoluogo pugliese è una città di mare, porto di mercanti e nel tempo sottoposta a diverse dominazioni. Invasa dai barbari, nel IX secolo d. C. passò dagli Ostrogoti ai Saraceni e fu persino capitale di un piccolo Stato musulmano con un suo emiro e una sua moschea. Fu città bizantina, normanna, sveva, angioina, aragonese. Ora si divide tra le cozze pelose, i ricci, i polipi crudi e il calcio. E’ l’era Emiliano.

In Città si avverte un conflitto perenne tra i sentimenti di amore e di odio, rispettivamente per la squadra di calcio e per la sua gestione. Il presidente Matarrese è uno dei fratelli del gruppo coinvolto tra le imprese di Punta Perotti. Lo spessore del conflitto, naturalmente, è stato sempre direttamente proporzionale alle prestazioni della squadra di calcio. Il conflitto, non a caso, è stato molto acuto quando, con enfasi giustizialista, alla presenza del Sindaco Emiliano, del Governatore Vendola e del noto ambientalista campano Pecoraro Scanio, sono state abbattute le palazzine di Punta Perotti, chiamate “la saracinesca di Bari”, e sono state confiscate le aree su cui sorgevano.

Una delibera ardita dell’amministrazione comunale che pone oggi la città, dopo la sentenza della Corte dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo (violazione dell’articolo 7 della Convenzione dei diritti dell’uomo, che sancisce che non può essere inflitta una pena se quest’ultima non è prevista dalla legge), a rischio di un ingentissimo risarcimento dei danni. A Bari, già se si va al mercato del pesce e si mangia un mitile crudo e poi allo stadio a gridare "Forza Bari", per un Sindaco si è nello spazio del gradimento assoluto. Se poi si candida nella lista al Comune anche il leader della tifoseria più accanita, quella degli ultras, benché pregiudicato, anche quello elettorale si trasforma in tifo da stadio. Dinanzi ad un piatto di riso, patate e cozze "du’ pulp arrizzat" (due polipi trattati per essere mangiati crudi), i baresi chiudono un occhio su una città lasciata al degrado, sporca, senza orgoglio, sgangherata nelle sue articolazioni stradali e priva di prospettive per il futuro.

Il Sole 24Ore, lo scorso dicembre, ha pubblicato una graduatoria tra le province italiane per la qualità della vita nel 2010. Bari s’é collocata al 93° posto su 107. Per l’ordine pubblico, nella stessa graduatoria, la Città fa un balzo all’indietro rispetto al 2009 dal 68° al 96° posto. Non c’è che dire, proprio un gran bel risultato. Anche se il sindaco dice che i conti sono a posto e che la città ha una gestione economica virtuosa. 

Per la comunicazione Emiliano è un ciclone. Con Vendola in Puglia forma una coppia “fantastica”, come direbbe Checco Zalone. Salvo volerlo spedire a Palazzo Chigi per occupare la sua poltrona in Regione, s’intende. Nel 2009, in campagna elettorale, ha promesso ai giovani di Bari – moltissimi erano costretti a emigrare in cerca di occupazione – ben 30mila posti di lavoro. Se aggiungessimo i giovani che da allora l’hanno perso il lavoro, i nostri ragazzi – che continuano ancora ad emigrare nella speranza di trovare un impiego – vanterebbero crediti per 40mila assunzioni, ma anche questo fa parte del “carisma “ del personaggio. Se lo avesse fatto un altro sarebbe stato lapidato nella pubblica piazza.

Già magistrato stimato, Emiliano è stato criticato per l’esito inconcludente dell’inchiesta sulla “Missione Arcobaleno” (Aiuti umanitari al Kosovo con il Governo D’Alema). L’inchiesta partì col ritrovamento di montagne di derrate alimentari scadute, stoccate nel Porto di Bari. Nel 2004, però, l’allora Pm Emiliano abbandonò l’inchiesta nelle sue fasi conclusive per candidarsi, proposto da D’Alema, a Sindaco di Bari.

Un’altra questione annosa della Città, con Emiliano messo di traverso, nonostante le sentenze della Cassazione e del Consiglio di Stato, è la realizzazione della Cittadella della Giustizia. C’è un’impresa che ha vinto la gara e che è disposta a realizzarla a zero spese e concedendo tutte le garanzie ambientali e di rispetto urbanistico, ma non ha avuto l’autorizzazione per iniziare i lavori. L’impresa si è anche impegnata alla creazione di altrettante zone adibite a verde per quante ne sottrarrebbe la realizzazione dell’intero complesso destinato ad accorpare tutti gli edifici giudiziari della Città. L’opera, inoltre, sarebbe da realizzare in zona non urbanizzata e alla periferia di Bari, nelle vicinanze del megastadio San Nicola. L’impresa ha citato in giudizio il Comune di Bari. Ci saranno dei danni e delle spese da pagare e, come appare scontato, saranno a carico della comunità. Naturalmente a tifare per gli ostacoli posti dal Sindaco sono alcuni costruttori che hanno le proprie rappresentanze in Comune.