“A braccia aperte fra le nuvole”: dal percorso della sofferenza alla scoperta della fede
12 Settembre 2012
di E.D.V.
“A Braccia aperte tra le nuvole”. Ovvero, un bel libro di Fabio Salvatore presentato ieri alla Summer School, la scuola di formazione politica promossa dalle Fondazioni Magna Carta e Italia Protagonista. Testuale, dalla sinossi del saggio: “Il referto del medico era inequivocabile: cancro alla tiroide. A 21 anni, un tumore non perdona. Bisognava intervenire, e in fretta. Fabio è un attore avviato a una promettente carriera, fino a quel momento aveva creduto che la vita fosse ai suoi piedi e che la forza fosse l’arma vincente per affrontare la vita e ottenere successo, donne e molti soldi. Accecato dalle ambizioni, forte di un talento riconosciuto, decide di negare la malattia. Continua a recitare in teatro, nasconde tutto ai familiari, finché afono e privo di forze è costretto a soccombere allo “Scarafaggio”. Operato d’urgenza, supera l’intervento e fa la sua prima radioterapia. Perde lavoro, amici e popolarità, ma in quel baratro inizia finalmente a guardarsi dentro".
Ed ancora: "Passano i mesi, e dopo un anno parte per il Portogallo. Il viaggio lo porta a Fatima dove accade un piccolo miracolo. Si affida completamente alla Madonna, chiede aiuto fra le lacrime e da quel giorno il suo deserto fiorisce e si riempie di colori. Anche la tragica morte del padre, in un incidente stradale, non lo abbatte. Oggi Fabio, dopo 14 anni di malattia e di cure, grazie all’incontro con Chiara Amirante, stringe un Rosario fra le dita nella profonda consapevolezza di essere un uomo fragile, reso forte dall’abbraccio di Maria e dalla fede che ha segnato di luce i suoi passi e ha colorato d’azzurro il cielo della sua sofferenza”.
Fabio è un ragazzo come tanti, dunque, che, per sua immensa sfortuna poco più che adolescente scopre di avere un tumore. Ed è da lì, nonostante una malattia simile sia in grado di sconfortare chiunque – anche e soprattutto il più equilibrato tra gli uomini – comincia per lui un percorso del tutto nuovo e sconvolgente: il percorso della fede. Proprio nel momento più difficile della sua esistenza, durante il decorso della malattia per antonomasia, il cancro. Ed è lo stesso autore a raccontare ai ragazzi della Summer School la sua storia. Una storia semplice, tanto per citare il titolo dell’omonimo romanzo di Leonardo Sciascia, eppure sconvolgente, proposta senza alcun tentativo d’affabulare la platea.
Moderato da Pino Ciociola, giornalista de L’Avvenire, al dibattito partecipa anche Raffaele Calabrò, pidiellino e relatore, in Senato, del discussissimo disegno di legge sul “fine vita”. Credente, anch’egli teso, tuttavia, ad ascoltare con estrema attenzione le parole, la testimonianza di Fabio: “Pazzo scatenato”, si autodefinisce tuttora. Sebbene siano trascorsi molti anni da quando, Fabio, viveva esclusivamente la notte e pazzo scatenato lo fosse davvero: credeva gli fosse tutto dovuto e aveva una concezione della vita che, mediante un semplicistico ma sempre efficace slogan, possiamo considerare alla stregua di un’esistenza “usa e getta”. Poi, però, la malattia e dunque sì – sempre per citare le parole del suo libro – “la notte della sofferenza”, ma anche (e soprattutto) “la grazia alla fede”. Una fede autentica, sbocciata a seguito della diagnosi, sebbene già nel corso della sua "vita precedente" erano stati in molti ad aver affrontato con Fabio tali tematiche.
Malattia, pertanto. Da cui desumere un paio di elementi essenziali: anzitutto, la forza che la fede può dare ad ogni individuo nei momenti felici, meno felici nonché in quelli tragici; inoltre, quanto qualsiasi vita sia degna d’essere vissuta. Un elemento imprescindibile, senza il quale andremmo incontro a pericolose derive culturali e sociali.