A Bruxelles la pesca non è stata miracolosa

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

A Bruxelles la pesca non è stata miracolosa

06 Giugno 2008

Dopo il secco no di fronte alla richiesta di sovvenzioni per il settore ittico, la protesta dei pescatori – che da giorni hanno incrociato le braccia entrando in sciopero – è esplosa ieri a Bruxelles con scontri, arresti, feriti tra i poliziotti e danni a diversi palazzi delle istituzioni europee. È la cronaca di una nera giornata di rabbia: Il mercato della pesca, messo in ginocchio dai rialzi del prezzo del gasolio, non ha infatti ricevuto il sostegno sperato dall’Europa di Bruxelles. 

Per protestare contro il caro-gasolio, migliaia di pescatori, provenienti soprattutto da Francia e Italia, si sono dati appuntamento per una manifestazione dai toni inizialmente pacifici nel cuore del quartiere comunitario, già di prima mattina super-blindato dalla polizia. In seguito al deludente incontro tra una delegazione di pescatori e alcuni membri del gabinetto del commissario europeo alla pesca, Joe Borg, che si trovava a Riga, la tensione montante da giorni è sfociata in aperti scontri con la polizia. 

Sul tavolo le richieste già presentate in questi giorni dai pescatori in sciopero: abbassamento del prezzo della nafta e rimodellamento del Fep, (il fondo europeo per la pesca), ma le rivendicazioni del settore si sono concluse in un nulla di fatto. “L’unica cosa che ci hanno detto – lamenta il presidente di Marinerie d’Italia e d’Europa Francesco Calderoni- è che avrebbero creato un task-force per studiare il problema. Ma noi il problema lo avevamo segnalato già tre anni fa, avevano tutto il tempo di studiarselo. Questo non è il momento per studiare soluzioni ma per risolverle, negli ultimi 4 mesi il prezzo del gasolio è rincarato del 30%. Bruxelles è contraria a una sovvenzione del gasolio nautico per aiutare i pescatori e a noi, nell’immediato, serve quella”. 

Di fronte all’urgente richiesta di pagare il gasolio non più di 40 centesimi di euro al litro a fronte degli attuali 80, le soluzioni proposte dai funzionari europei sono state soltanto di medio termine. Secondo quanto ha riferito in sala stampa la portavoce responsabile della pesca, Nathalie Charbonneau, Bruxelles non aveva soluzioni immediate, le regole e i trattati dell’Unione non ne offrono. La commissione si è limitata a chiedere alla Francia il recupero di 65 milioni di euro accordati come prestiti nel 2006 a un fondo per gli aiuti alla categoria, dichiarandosi disponibile a utilizzare una quota dei fondi strutturali di modernizzazione della pesca già programmati per il periodo 2007-2013. Bocciando ogni ipotesi di sovvenzione, gli Stati membri sono stati infatti incoraggiati ad intervenire ricorrendo al fondo europeo per la pesca. Ancora una volta, l’Europa delle cancellerie si dimostra lontana ed incapace di risolvere i problemi dei suoi cittadini. Alla luce di questo atteggiamento non sorprende l’euroscetticismo strisciante e la crescente sfiducia verso le istituzioni europee. “Non abbiamo più nulla da perdere – ammette un pescatore in rivolta – se anche l’Europa ci ha abbandonato, col gasolio a 0,80 non vale neanche la pena uscire in mare”. 

L’Italia è tra i primi Paesi a pagare le conseguenze della difficile situazione dei pescatori. Il danno per l’economia e per il turismo è ingente ma non è un male solo italiano. Anche i pescatori giapponesi stanno meditando di scendere in piazza contro il rialzo dei prezzi del gasolio. A quanto si apprende da fonti dell’industria della pesca nipponica, gli armatori sarebbero pronti a fermare le barche per tutta estate per difendere i profitti di una delle prime industrie del Giappone. Ma la pesca non è il solo settore colpito dai rincari, anche gli allevatori sono sul piede di guerra e gli scioperi proclamati in Germania si stanno allargando a macchia d’olio in tutta Europa, con le adesioni di Italia, Svizzera e Olanda dove sono in corso trattative sul prezzo da riconoscere agli allevatori per coprire i costi di produzione.