A Bucarest Nato divisa sull’ingresso di Ucraina e Georgia
02 Aprile 2008
Il vertice NATO che si apre in queste ore a Bucarest è
senza dubbio il più imponente nella storia dell’Alleanza Atlantica. Ospiterà infatti
più di 60 leader in rappresentanza degli stati membri, dei paesi candidati, dei
partner e di altre organizzazioni internazionali. Per l’occasione la Romania – a
meno di quattro anni dal suo ingresso – ha messo a disposizione delle
delegazioni ufficiali il mastodontico Palazzo del Popolo, voluto ma mai
utilizzato dall’ex dittatore Nicolae Ceausescu. Opera architettonica davvero
epocale, con dimensioni seconde solo a quelle del Pentagono, oggi ospita il
parlamento romeno.
Le ore che hanno preceduto il vertice sono state segnate
da un clima di tensione. Alle dichiarazioni non del tutto amichevoli del Cremlino
contro l’ipotesi di un futuro allargamento della NATO a Ucraina e Georgia, si è
aggiunto il rischio di una seria spaccatura interna all’Alleanza. I temi su cui
nelle ultime ore si registrano posizioni diverse spaziano dai rapporti con Mosca
alle questione “calde” del Kosovo e dell’Afghanistan.
L’allargamento è destinato a dominare
l’agenda dei tre giorni di dibattiti e incontri nella capitale romena. Oramai
vicini al traguardo sono tre paesi dei cosiddetti “Balcani occidentali”: Croazia, Albania e
l’Ex repubblica jugoslava di Macedonia. Su quest’ultima pende tuttavia l’ancora
irrisolto problema del riconoscimento del nome causa la storica disputa con la
Grecia. Skopje e Atene sembravano nei giorni scorsi sul punto di raggiungere un
compromesso, ma l’intransigenza di alcuni elementi nazionalistici da entrambe
le parti è tornata a minacciare il dialogo. Tuttavia, i tre paesi balcanici
hanno tutte le carte in regole per essere ammesse grazie anche ad un convinto
supporto europeo, in modo particolare italiano. L’allargamento viene infatti considerato
uno strumento utile per proseguire nella stabilizzazione della regione adriatica
dopo l’indipendenza del Kosovo.
L’attenzione maggiore è comunque concentrata
su Georgia e Ucraina. Negli ultimi giorni forte è stata la sponsorizzazione del
presidente americano George W. Bush al loro ingresso nell’Alleanza Atlantica. Il
presidente americano dovrà lasciare la Casa Bianca tra pochi mesi e considera
il prosieguo del processo di allargamento della NATO un chiaro e netto successo
per la propria politica estera. Vladimir Putin dovrà spogliarsi anche prima di
Bush delle vesti presidenziali in favore del suo delfino Medvedev, e non ha la
benché minima intenzione di subire uno smacco come l’estensione dello spazio di
sicurezza euroatlantico ai confini della Russia. Pertanto, i toni duri sono d’obbligo
come lo saranno anche durante il tradizionale vertice bilaterale NATO – Russia,
previsto l’ultimo giorno.
Va osservato che l’offerta degli Usa a Ucraina
e Georgia prevede la loro inclusione nel Membership
Action Plan (MAP) propedeutico alla piena adesione. Per la Russia dunque non ci
sarà alcuna ricaduta negativa in termini di sicurezza almeno nel medio periodo.
L’ostilità di Mosca va allora interpretata
nel quadro del confronto/scontro sul sistema di difesa
antimissilistico che Washington intende installare in Europa.
Non a caso sarà questo il tema centrale dei colloqui tra
Bush e Putin a Soci, subito dopo il vertice di Bucarest.
A fare notizia, comunque, non è solo la dialettica
Russia – Stati Uniti. Ha fatto scalpore anche la reticenza di alcuni paesi
europei, in primis Francia e Germania, a lanciare la sfida ai russi dell’allargamento
%0Adella Nato. Ufficialmente attendista, anche l’Italia non sembra essere
entusiasta per via dei suoi legami economici ed energetici con Mosca. Le
voci contrarie all’apertura a Ucraina e Georgia rischiano di peggiorare
ulteriormente il dialogo transatlantico, già messo seriamente alla prova dalla
missione in Afghanistan, dove Bush ha espressamente richiamato gli alleati a un
maggiore impegno militare contro i talebani.