A Cannes trionfa “The tree of Life” di Malick. L’Italia torna a mani vuote

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A Cannes trionfa “The tree of Life” di Malick. L’Italia torna a mani vuote

23 Maggio 2011

Si è concluso con un colpo di scena il 64° festival del cinema di Cannes. Il regista di “The tree of life”, Terrence Malick, premiato come miglior film, non si presenta in conferenza stampa. All’outsider Jean Dujardin il premio come miglior attore per la prova nel film “The Artist”. Degna chiusura insomma per un festival che aveva già visto l’espulsione di Lars Von Trier dopo le dichiarazioni rilasciate alla stampa.

Assente Malick, a portare in altro la bandiera di “The Tree of Life” sono stati i due produttori del film, Sahra Green e Billie Pohlan, che hanno spiegato come: “Terrence è contento, ma non è qui perché è una persona umile, timido e vuole che per lui parli l’opera, non è affatto bravo e adatto a stare in pubblico”. Ben diversa la situazione per “Drive”, lungometraggio di Nicolas Winding Refn che ha vinto il premio per la miglior regia. Insieme a lui a parlare l’attore americano protagonista Ryan Gosling, secondo cui: “Volevo tanto fare un film d’azione e avevo bisogno di un cineasta che non imitasse nessuno e così ho pensato a Nicolas”. E non è detto che non arrivi il sequel: “stiamo pensando – dicono entrambi – a un possibile secondo capitolo”. Piacevolmente sorpreso, infine, il regista turco di “Once upon a time in Anatolia” Nuri Bilge Ceylan, vincitore del premio Grand Prix ex aequo con “Il ragazzo con la bicicletta” di Jean Pierre e Luc Dardenne: “non sapevo affatto di essere così quotato dai bookmakers, comunque nel mio paese c’è oggi una cinematografia molto forte”.

A chiudere la griglia dei vincitori del festival ci sono poi il premio per la sceneggiatura, andato a Joseph Cedar per “Footnote”. La miglior attrice è stata invece considerata Kirsten Dunst per “Melancholia” di Lars Von Trier. Premio Giuria a “Polisse” di Maiwenn Le Besco. Infine la Camera d’oro per la migliore opera prima è andata a “Las Acacia” di Pablo Giorgelli.

E l’Italia? Quest’anno torna a mani vuote dalla trasferta transalpina. A nulla sono servite le buone critiche e i 10 minuti di applauso ricevuti al del Grand Theatre Lumiere da “Habemus Papam” di Nanni Moretti e “This must be the place” di Paolo Sorrentino. Tolta la Palma d’oro alla carriera a Bernardo Bertolucci le speranze tricolori sono scemate di botto nella giornata di ieri, con il presidente della giuria, il mostro sacro Robert De Niro, che nella conferenza stampa conclusiva ha riconosciuto il valore di entrambi i film, aggiungendo però che non si possono premiare tutti.

Proprio De Niro ha poi spiegato “Non ci sono stati contrasti – parlando del rapporto tra giurati – ho sempre pensato che, al cinema il dramma dovesse rimanere sullo schermo e non dietro le quinte. Ci siamo divertiti e ho trovato molti nuovi amici”. Siamo contenti per lui, un po’ meno per il nostro cinema. Dopo i successi de “Il divo” e di Elio Germano lo scorso anno ci aspettava qualcosa di più. Ci riproveremo il prossimo anno, consci del fatto che presentare ben due film in concorso è già un piccolo successo.