A Caracas mancano carne e latte ma Chavez fa finta di nulla

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

A Caracas mancano carne e latte ma Chavez fa finta di nulla

11 Marzo 2008

Tornando a Caracas dall’aeroporto di Maiquetía si viene accolti da un gigantesco striscione bianco che copre l’intera facciata di uno dei grandi palazzi-formicai tipici dell’edilizia popolare venezuelana. C’è scritto, rosso su sfondo bianco: “Por ahora…”, l’avvertimento lanciato dal presidente Chávez a coloro che, lo scorso dicembre, festeggiarono l’esito del referendum che bocciò la riforma costituzionale voluta dal Comandante.Una scritta che poi si ripete in numerosissimi punti della città, grande, piccola, sempre rossa brillante.

Un avvertimento che adesso, avverte la stampa d’opposizione, sembra concretizzarsi. Il quotidiano Universal titola: “Il governo realizzerà i cambiamenti nella definizione di proprietà” così come erano enunciati nella proposta di costituzione bocciata dal voto popolare. “Il ministro dell’Economia e sviluppo, Haiman El Troudi, ha dichiarato che ancora non si è deciso se i cambi al “Codice del commercio” si realizzeranno per mezzo della “Ley Habilitante” – scrive il quotidiano caraqueño – tuttavia è chiaro che l’esecutivo ha in programma di procedere alla ridefinizione del concetto di proprietà”. Ricordiamo che nel 2006 il Parlamento venezuelano approvò, all’unanimità, una legge, detta “Habilitante”, in base alla quale il presidente può emanare leggi praticamente in tutti i settori – economia, commercio, sicurezza, fisco, cultura – senza bisogno di passare per le Camere. La necessità di un tale provvedimento sfugge, visto che il Parlamento venezuelano è al cento per cento in mano alla maggioranza che sostiene Chávez.

La proposta di Costituzione bocciata prevede, all’articolo 115, la ridefinizione del concetto di “proprietà” separandola in sei categorie distinte: proprietà pubblica, proprietà sociale diretta, proprietà sociale indiretta, proprietà collettiva%2C mista e privata. Nessuno è ancora riuscito a capire bene che cosa una tale ridefinizione comporterebbe.

Il problema del Venezuela, ormai da tempo, è che mentre alla Asamblea Nacional – il Parlamento locale – si discute di antimperialismo, socialismo e teoria costituzionale, il paese continua a vivere le sue croniche emergenze. Innanzitutto l’inflazione, che se tutto va bene sarà del 22% annuo. Uova, zucchero, pollo e carne sono diventate merce rara nei negozi, e il latte è praticamente introvabile, tanto da dover importare latte in polvere dalla Bielorussia (con conseguenti rassicurazioni sul fatto che “non è radioattivo”). Da dicembre, nelle barriadas (quartieri popolari) di Caracas c’è scarsità di gas: è diventato sempre più difficile trovare la ricarica delle bombole, “in molti – scrive sempre El Universal – hanno dovuto chiudere la loro piccola attività di ristorazione”.

La previsione è che a breve comincerà a scarseggiare anche la pasta, un altro alimento di larghissima diffusione in Venezuela, a causa dell’aumento del prezzo del grano, che qui non si coltiva: in questo caso si sconta la debolezza del bolivares, la valuta locale, e la lentezza con cui il ministero delle Finanze concede dollari alle aziende che si trovano così nell’impossibilità di acquistare materie prime dall’estero.

C’è poi il solito problema della delinquenza, e – cosa nuova – degli aerei che cadono: dall’inizio dell’anno sono morte in Venezuela, in incidenti di volo, 64 persone, tra cui gli otto italiani scomparsi al largo di Los Roques. Non sembra che ridefinire la proprietà privata sia la prima cosa che i venezuelani chiedono al loro Comandante.