“A che punto è la notte”. Ovvero, prove di dialogo sulla giustizia

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“A che punto è la notte”. Ovvero, prove di dialogo sulla giustizia

10 Settembre 2012

Ddl anti-corruzione, progetto di riforma dell’avvocatura ed annosa ed eterna quaestio delle intercettazioni: sono i temi trattati nel dibattito alla Summer School, la scuola di formazione politica promossa dalle fondazioni Magna Carta e Italia Protagonista nella prima giornata di lavori al Grand Hotel Villa Tuscolana di Frascati. Un confronto moderato da Maria Antonietta Calabrò del Corriere della Sera e che ha avuto, come ospite d’onore, il ministro della Giustizia Paola Severino.

“Giustizia, a che punto è la notte”, il titolo dell’incontro a testimonianza di quanto, la giustizia e le sue possibili e potenziali riforme, siano state negli anni terreno d’eufemistica divisione politica. Tra gli altri, oltre al titolare di Via Arenula, il presidente della Commissione Giustizia del Senato Filippo Berselli (Pdl); Guido Calvi, avvocato, membro non togato del Csm e parlamentare del Pd; e Nicolò Zanon, ordinario di Diritto costituzionale alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Statale di Milano ed anch’egli consigliere eletto dell’organo d’autogoverno della magistratura.

Un tema ha dominato larga parte della discussione: il disegno di legge anti-corruzione. Nel suo intervento, è il ministro Severino a sgomberare il campo dalle polemiche di questi giorni aprendo al dialogo, nel caso specifico con l’esponente del Pdl e, più in generale, verso chi (soprattutto a via dell’Umiltà, ndr) aveva manifestato più d’una perplessità sul testo licenziato dalla Camera nel giugno scorso.

In questo senso, il Guardasigilli ha manifestato disponibilità a ragionare sulle richieste di modifica del Pdl: “Non esistono norme che non possono essere migliorate”, le sue parole. Ora, evidentemente, il ministro s’è riferita alle due nuove fattispecie di reato previste dal ddl: il traffico d’influenze illecite, già modificato alla Camera attraverso l’aggiunta della cosiddetta ’”utilità patrimoniale” necessaria alla commissione dello stesso; e la corruzione tra privati.

Capitolo nel quale si scorgono nette le differenze d’impostazione tra il titolare di Via Arenula e il presidente della Commissione Giustizia Senato. Già, perché nell’impianto normativo previsto dal ddl approvato alla Camera, v’è la previsione della procedibilità d’ufficio; Berselli, invece, rifugge da tale principio ed auspica che, in Senato, possa giungersi a una perseguibilità del reato a querela di parte. Distanze, vero. Comunque nell’alveo di una (ritrovata) armonia tra l’esponente del governo  Monti e il senatore Pdl. “Confronto costruttivo”, l’ha definito Severino; la quale, ha tra le altre cose voluto aggiungere: “Nessuno si vuole tirare indietro rispetto alla legge sulla corruzione”. Considerazioni riprese, in un secondo momento, dallo stesso Berselli: “Dopo aver ascoltato il ministro, la notte s’è immediatamente trasformata in alba. La sensazione è che il governo avesse deciso di dettare i tempi del Parlamento. Così non è, ne prendo atto con favore”.

Ciononostante, le distanze rimangono. Berselli si batterà in Commissione dove domani riprende l’esame del testo (ed in Aula) affinché il reato torni ad essere azionato a querela di parte. Una richiesta, però, non raccolta dal ministro, volta a sottolineare quanto tale fattispecie di reato influenzi negativamente la “concorrenza leale” e, quindi, un bene giuridico-interesse pubblico da tutelare con la procedibilità d’ufficio. Ma da entrambi, v’è l’impegno ad arrivare a una celere approvazione del testo. Insomma, prove di dialogo.

Non solo anti-corruzione, però. E’ Nicolò Zanon a porre all’attenzione della platea quanto sia urgente una riforma delle intercettazioni. Una riforma, ça va sans dire, che dovrà essere il frutto dell’azione del solo organo costituzionalmente garantito in grado di delinearne i contorni: il Parlamento. A poco, infatti, servirebbe un parere del Csm perché privo di quella forza giuridica tipica delle Camere (un parere non è una legge, ndr). Sul tema, poi, è intervenuto anche Guido Calvi: denuncia l’inerzia, su questa materia, del Parlamento e “la disaffezione alle regole codicistiche già esistenti e la non applicazione delle stesse degli operatori del diritto. Ed ancora, un’ulteriore considerazione. Meglio, una distinzione tra “intercettabilità” e “uso delle intercettazioni: ovvero, il mezzo d’indagine in sé per la formazione della prova in dibattimento e l’uso che dello strumento, nel corso delle indagini si fa. E’ in questo secondo caso che dovrà esservi una “rigorosa” selettività tra ammissione e non ammissione nel corso delle varie fasi del processo penale. 

Ed infine, la riforma dell’avvocatura. I numeri, al riguardo, parlano chiaro: 260 mila procuratori legali. Una quantità abnorme, causa di un inevitabile livellamento verso il basso della professione e dei professionisti. Così, almeno su tale punto, sembra esservi una parvenza di unanimità. Secondo il progetto Severino, la nuova giurisprudenza dovrebbe avere un triennio uguale per tutti e un biennio differente a secondo di chi scelga, nell’ordine, per la carriera in magistratura, avvocatizia o notarile. Con un postilla del senatore Berselli, tuttavia: un vero numero programmato, la cui assenza, negli anni, ha provocato non poche distorsioni.