“A destra l’unico leader è Berlusconi, a Vendola non basterà Facebook”
21 Agosto 2010
“Piuttosto che parlare di destra e di sinistra, abbiamo la necessità di trovare una nuova categoria politica e culturale che sappia interpretare i reali interessi della gente. Oggi viviamo l’assenza di grandi progetti politici e se manca la grande politica manca anche l’etica”. E’ quanto ha affermato Marcello Veneziani, intervenuto a “Gli incontri del Melograno”, organizzati dalla Fondazione Magna Carta, nel dibattito “Quel che resta di destra e sinistra”, moderato dal direttore del Tg Norba, Enzo Magistà.
Laureato in filosofia, giornalista e scrittore, Veneziani non si riconosce in nessuna casta. Ha scritto vari saggi di storia delle idee e cultura politica e a proposito della categoria degli intellettuali dice: “Sono già finiti, esiste invece una potente cappa culturale ma priva di contenuti e progetti”.
Partendo dai grandi temi del dibattito odierno, se il bipolarismo mostra delle crepe non si può tornare al sistema proporzionale, ha incalzato Magistà. “Credo che il bipolarismo sia stata una buona conquista con lo scopo di semplificare il sistema elettorale, ma dobbiamo dargli contenuto e sostanza – la risposta di Veneziani – Per quanto mi riguarda la destra in sé è già finita da un pezzo e Fini sta intraprendendo un viaggio su Marte non definito. Vendola invece può rappresentare una nuova sinistra con i suoi limiti e le sue peculiarità. Può dare una scossa alla politica italiana, è portatore di un messaggio positivo a metà strada tra poesia politica e demagogia”.
A tale proposito è proprio di questi giorni la notizia che Vendola ha superato Berlusconi per numero di fan su Facebook: “Avrà pure molti amici sul social network, ma non credo che possano diventare la maggioranza elettorale. Ritengo improbabile la sua vittoria a livello nazionale. Oggi viviamo in un sistema politico fondato su un ‘monarca laico’ e i giacobini che lo attaccano. Attualmente a destra non vedo leader carismatici. E sarà difficile trovarne uno così forte come Berlusconi. Bisognerà lavorare su un team efficiente”.
Ma esiste un personaggio che più di altri può dirsi di destra? “Potrei dire io”, ha detto Veneziani. “Ma credo sia inutile dare una connotazione etnica alla politica. C’è una destra sommersa, implicita, ma quella politica è morta”. E il Pdl ha un futuro? Il Pdl, secondo lo scrittore, è il “partito del leader”, il Pd invece è il partito del “non si sa cosa… E’ legato ai terremoti della destra e del governo ed al suo attuale momento di debolezza, ma non ha un leader che svetta”.
E se si arriva alla crisi di Governo che succederà? “Sarebbe un tradimento della volontà popolare e se si contravviene di fatto al patto con gli elettori bisognerà ridare loro lo scettro. Non credo si possa andare al voto in autunno, né che Napolitano possa ipotizzare un governo tecnico”.
Non è mancata poi qualche stoccata sulla libertà di stampa. “Sfido chiunque ad affermare che nel nostro Paese è dimezzata”, ha detto Veneziani. “Il servilismo della stampa è di gran lunga superiore alle ingerenze della politica”. Il dibattito ha dato spazio anche alla recente scomparsa di Cossiga, che secondo lo scrittore è stato personaggio contraddittorio e controverso ma ha lasciato un’eredità politica: quella del presidenzialismo, vale a dire l’eventuale elezione diretta del Capo dello Stato da parte dell’elettorato popolare.
Veneziani infine si è soffermato sui 150 anni dell’Unità d’Italia. “L’anniversario significa che dobbiamo ripensare al nostro Paese nel senso che dobbiamo ricomporre un’identità italiana suturando la ferita tra Nord e Sud. Va recuperata la dimensione identitaria del Sud, che anzi ha la responsabilità di far rinascere la voglia di essere italiani. E la Puglia, che ha un laboratorio politico e civile non scassato come il resto del Mezzogiorno, può rappresentare la guida del Sud”.