A disciplinare le “Pupe” in tv ci pensa l’osservatorio sulle donne
28 Maggio 2010
“È iniziata una rivoluzione”, pare. Una vera e propria “battaglia di civiltà e di libertà”, in nome di una rinascita culturale ed educativa della donna. È ora di dire basta a tette in bella vista, perizomi e ballettini provocanti. Il Parlamento ha approvato l’emendamento per l’istituzione di un osservatorio che monitori la rappresentazione femminile nel servizio pubblico radiotelevisivo. Per Giovanna Melandri, deputato del Pd in commissione di Vigilanza nonché una delle 70 e più convinte firmatarie del provvedimento, si tratta di una straordinaria vittoria che potrà finalmente sancire “il superamento di stucchevoli stereotipi che ormai ingolfano i media italiani”.
Dietro questo emendamento, insomma, ci sarebbe un grande disegno, quasi salvifico: la riabilitazione etica della figura della donna. Ma una domanda sorge spontanea: c’è forse una Santarelli, una Parietti o una Rodriguez che abbia deciso di indossare l’armatura di Giovanna d’Arco per rivendicare la violazione di un qualche diritto? Non ci sembra proprio.
Del resto, la riduzione dell’immagine femminile a “mero elemento decorativo”, come lo ha definito la Melandri, è il risultato di un tacito accordo stipulato tra i media e la donna contemporanea. È la tv generalista a richiedere che davanti alle telecamere ci sia un determinato prototipo di donna e, d’altra parte, non c’è stato nessun moto di ribellione da parte del gentil sesso, che ha dimostrato invece, di essere disposto a tutto per un quarto d’ora di celebrità. Il vero problema, se mai, è l’assorbimento di certi schemi socio-culturali da parte delle nuove generazioni di donzelle.
Ben poco può fare un emendamento che si propone di ricucire spacchi e passare in rassegna i tagliandi dei chirurghi plastici delle aspiranti showgirl, se non far retrocedere come un gambero la sacrosanta Emancipazione Femminile, che la paladina Melandri ha definito “la battaglia costitutiva della missione politica del centrosinistra”. Sì, perché non è certo censurando una scollatura troppo audace che si fa una rivoluzione. Senza contare che incastrare una donna in un golf a collo alto costituirebbe, contrariamente ai propositi sbandierati, una limitazione della libertà individuale (anche se spesse volte il cattivo gusto la fa da padrone).
E poi, questo osservatorio cosa dovrebbe osservare e, soprattutto, sulla base di quali intoccabili principi etici? Da chi sarà mai composto? Magari da un incorreggibile sciupafemmine come Sgarbi? Visto che si voglio allungare gli orli delle gonne viene quasi da rimpiangere il finto perbenismo vittoriano, quando si coprivano anche le gambe dei tavoli perché ritenute non conformi al principio della respectability. Più che denunciare i lifting in tv si dovrebbe operare, citando Galimberti, un lifting delle idee.