A due anni dal sisma L’Aquila torna ad essere una vera comunità

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A due anni dal sisma L’Aquila torna ad essere una vera comunità

05 Aprile 2011

Sono trascorsi due anni. Il 6 aprile 2009 alle 3.32 il destino dell’Aquila è cambiato per sempre. Un violento terremoto ha distrutto la città causando 309 vittime e circa 1.600 feriti.

Impossibile dimenticare. E così questa notte per le vie del capoluogo abruzzese si svolgerà una fiaccolata silenziosa, forse l’appuntamento più significativo tra i numerosi previsti in questi giorni. L’appuntamento è alle 23,30 a piazza Battaglione Alpini. Da lì la Fiaccolata della Memoria proseguirà il suo cammino, dopo l’apertura affidata ai gonfaloni della città dell’Aquila e del Giappone, accomunato al capoluogo abruzzese dalla recente catastrofe del terremoto. Alle 3.32, l’ora in cui si registrò la scossa più violenta, è previsto l’arrivo in piazza Duomo e 309 rintocchi di campana accompagneranno la lettura dei nomi delle vittime.

La città si stringe nel ricordo. Iniziative, convegni, proiezioni, mostre. Tanti appuntamenti che culmineranno domani, nella santa messa in suffragio, che sarà celebrata dall’arcivescovo Giuseppe Molinari, alla presenza del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Gianni Letta e del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. C’è grande attesa in città per la visita del Presidente della Repubblica che, così come invocato dai parenti delle vittime, rappresenterà il grande cuore dell’Italia.

E’ grande il bisogno di condivisione che in questi giorni si sente all’Aquila. Forse perché in qualche modo, seppure nel dolore, i cittadini si ritroveranno vicini, si sentiranno ancora parte di un tutto che è stato strappato loro all’improvviso. Si sentiranno, per qualche ora, comunità. Perché è questo che manca alla gente. “Siamo senza casa, senza prospettive, senza futuro. O per lo meno così ci sentiamo – è lo sfogo di Daniela, aquilana e “terremotata” come ci tiene a precisare -. Ma soprattutto ci sentiamo strozzati da un sentimento di tristezza, che ci accompagna giorno dopo giorno. Ci sforziamo, facciamo finta che vada tutto bene, perché a farci appiccicare certe etichette noi non ci stiamo proprio. Noi siamo aquilani: siamo un popolo orgoglioso”. Però la quotidianità è difficile, anche se oggi l’emotività è meno intensa e permette di valutare le cose con maggiore lucidità: “Siamo coscienti che la ricostruzione ha i suoi tempi e che saranno probabilmente lunghi. Prime ce la prendevamo istintivamente con le istituzioni, oggi ci rendiamo conto che la situazione è molto più complessa”. Quando parla della sua città lo sguardo si fa malinconico: “Sotto quelle macerie – spiega – ci sono tutte le nostre cose, tutti i nostri punti di riferimento”. Che cos’è che le manca di più? “Il fatto di incontrarsi, di ritrovarsi. Sempre in quei luoghi”. Perché ora è difficile socializzare. “Per farlo – dice Daniela – bisogna rifugiarsi nei centri commerciali. Ma noi aquilani abbiamo sempre vissuto di momenti comuni, abbiamo sempre vissuto il nostro centro storico. Comunque sappiamo che della ricostruzione si sta occupando chi ne ha le competenze e le responsabilità. Noi cittadini non possiamo che restare a guardare ed è meglio non entrare nel merito di certe faccende. Però che ci sia un ritardo è innegabile. E i primi a pagarne le conseguenze siamo noi”.

Due anni come occasione per tracciare un bilancio è poi il pensiero di Fabio Spinosa Pingue, presidente di Confindustria L’Aquila. Due anni di luci e ombre e di tanti interrogativi. A cominciare da uno: “Dove è finita – si chiede infatti Spinosa Pingue – quella straordinaria macchina di solidarietà che a sole poche ore dal terremoto si era messa in moto? Dove è finita quella capacità dimostrata di fronte all’emergenza?”. Già, perché alla mobilitazione del post-terremoto poi non è seguita un’organizzazione altrettanto adeguata in fase di ricostruzione. Ma ricercare i motivi o i responsabili a questo punto conta poco. “Certo, quello del 6 aprile di due anni fa è stato un terremoto reso ancora più complesso dalla situazione congiunturale, perché prima della catastrofe naturale, L’Aquila aveva già subito un terremoto economico. Ma proprio per questo sarebbe stato necessario uno sforzo congiunto. Invece abbiamo assistito a litigi continui, soprattutto tra gli attori locali”. Con il risultato di perdere tempo prezioso, tra ripicche e scambi di accuse, tralasciando le priorità. Che per il Presidente degli Industriali aquilani era una su tutte: il lavoro. “Il lavoro si traduce in speranza, fiducia, possibilità di rimanere sul territorio – afferma Spinosa Pingue-. Ma il lavoro arriva dalle imprese che devono essere messe in grado di poter operare. E su questo punto forse non è stato fatto abbastanza. Ma piangersi addosso non serve. Il terremoto è arrivato e non si può cancellare. Quello che però si può fare, anzi: si deve, è reagire, cambiare prospettiva e cogliere le opportunità, pur di fronte ad una simile tragedia. E questa è una responsabilità della classe dirigente, che deve dimostrare la capacità di compiere scelte coraggiose e in qualche modo ‘visionarie’. Altrimenti, dopo un decennio inevitabilmente ‘drogato’ da finanziamenti e agevolazioni, su quali basi avremo costruito la nuova L’Aquila?”. Un discorso forte, ma concreto, che suona la campanella ai burocratismi, alle lentezze ma soprattutto ai litigi, che a detta di molti hanno intrappolato L’Aquila nelle sue macerie. “Per ricostruire bisogna avere il coraggio di innovare – conclude Spinosa Pingue – ed essere disposti a sacrificare il passato, se necessario. Forse qualcuno potrà non condividere, ma è la mia idea e ne sono convinto. Non è più possibile temporeggiare, bisogna proporre schemi nuovi. Ad esempio, perché il sindaco Cialente non ha previsto sistemi di premialità per incentivare gli imprenditori a presentare progetti innovativi?. Mi viene in mente in famoso dado di Rubik: è fatto di tanti tasselli singoli, ma per venirne a capo è necessaria la condivisione”.

E di priorità in priorità, si torna all’urgenza della ricostruzione del centro storico. A sottolinearlo è il consigliere regionale del Pdl, Emilio Iampieri, neo eletto presidente della Commissione speciale istituita “per monitorare, nelle aree colpite dal sisma del 6 aprile 2009, il processo di ricostruzione abitativo-infrastrutturale, sociale, culturale, economico e produttivo”. “A due anni dal sisma- dice – la ricostruzione del cento storico è ferma, mentre abbiamo il dovere di restituirlo ai cittadini e di farlo tornare ad essere il fulcro della vita sociale ed economica”. Poi il monito a tutte le forze politiche, “ad abbandonare logiche di schieramento e a fare fronte comune” a cominciare dai due principali protagonisti, il sindaco dell’Aquila Cialente e il presidente della Regione, Chiodi. “E’ questo ciò che la gente si aspetta, le polemiche sono fuori luogo”. Non è un ruolo semplice quello di Iampieri, soprattutto in questo momento e il consigliere regionale ne è cosciente: “sento la responsabilità di questo compito e voglio dare tutto il mio contributo affinchè si ristabilisca un clima di collaborazione tra i soggetti coinvolti nella ricostruzione, che per essere portata avanti non può prescindere da due elementi: la certezza nei tempi e la condivisione. Gli aquilani, il tessuto sociale e produttivo , hanno già pagato un prezzo troppo alto. E’ nostro compito restituire loro speranza e fiducia”.

Un invito alla collaborazione, proprio per onorare il ricordo delle vittime del terremoto è arrivato dal Pdl, che attraverso il portavoce, Riccardo Chiavaroli, fa sapere di aver “condiviso e apprezzato il senso dell’editoriale di domenica scorsa a firma di Roberto Marino, direttore del quotidiano Il Centro, che invitava tutti a osservare il silenzio, per il 6 aprile, così da onorare le vittime del terremoto dell’Aquila e rispettare la sensibilità di una città stufa di parole. Un invito soprattutto a non alimentare divisioni troppo spesso strumentali ma a fare di questa giornata un’occasione di riflessione vera e profonda”. Proprio in questa direzione, tra l’altro, va l’iniziativa legislativa di Luigi Lusi (PD) e Filippo Piccone (PDL) grazie alla quale si è voluto istituire la Giornata della Memoria che ogni anno ricorderà le 309 vittime dell’Aquila e, più in generale, tutti i tragici eventi sismisici che negli anni hanno sconvolto l’Italia. “Per questo – conclude Chiavaroli – trovo davvero stonate le dichiarazioni odierne di Cialente e Pezzopane. Spero per loro e per tutti noi che, come da tutti auspicato, almeno in queste ore si accantonino le solite polemiche”.

E a spronare i cittadini aquilani a guardare con fiducia al futuro è, infine, il presidente della regione, Gianni Chiodi: “la situazione della popolazione sta migliorando – sottolinea – con le famiglie che sono rientrate nelle loro abitazioni, ora sicure. Ma soprattutto, abbiamo restituito alla popolazione, simboli importanti, come la Fontana delle 99 cannelle a L’Aquila”. Che chiude con una promessa, un regalo che arriverà puntuale per Natale quando 115 Chiese “saranno rese agibili e restituite alla popolazione in tutto il territorio del cratere”.