A Gaza non c’è nessuna crisi umanitaria (parola di Croce Rossa)
25 Giugno 2011
"Non c’è nessuna crisi umanitaria a Gaza e la situazione, nonostante la grande attenzione dei media, non è eccessivamente grave", è quanto dichiarato da Mathild Redmatn, vice direttore della Croce Rossa nella Striscia, che ha aggiunto: "Israele ha il legittimo diritto di proteggere la propria popolazione civile". Ciononostante, un’altra Flottiglia composta da circa venti convogli è pronta per portare nella Striscia di Hamas irenici aiuti umanitari.
Da parte sua, Israele ha già approvato il passaggio e la consegna di materiali per un valore di 100 milioni, necessari per costruire 1.200 nuove case e 18 nuove scuole nella stessa Striscia e Robert Serry, inviato Onu per il Medio Oriente, ha espresso “soddisfazione per questo passo importante". Il maggiore Guy Inbar, portavoce del ministero della Difesa israeliano per l’unità che coordina le attività di Israele con Gaza e in Cisgiordania, ha assicurato che i lavori per la ricostruzione di Gaza saranno gestiti dalle agenzie delle Nazioni Unite che si occupano del popolo palestinese, in linea con l’Accordo firmato tra l’Autorità nazionale e l’Onu ma mai implementato da quando Hamas è salito al potere a Gaza.
Nel frattempo, ogni due settimane Israele veicola circa 50.000 tonnellate di merci nell Striscia. Oltre ad accelerare il flusso di materiali da costruzione lo Stato ebraico dall’inizio del 2011 ha ricevuto 1.500 domande spedite dagli abitanti di Gaza per l’assistenza sanitaria in Israele. Dal mese di aprile l’ottanta per cento dei candidati è stato ammesso.
Hamas, invece, continua a ricevere armi di contrabbando attraverso i valichi di frontiera e via mare dal confine con l’Egitto, tra cui l’artiglieria e missili made in Iran. Durante questa settimana sono piovuti da Gaza due missili Qassam contro il sud d’Israele. Gerusalemme ha risposto bombardando un tunnel utilizzato per portare le armi ai terroristi nella Striscia.
Israele si prepara ad affrontare i peggiori scenari, vista l’instabilità provocata nell’intera area mediorientale dalla Primavera araba e dalle continue minacce che piovono da Teheran. Problemi che si riversano sui confini israeliani resi ancora più insicuri da una situazione interna palestinese per nulla salda: l’incontro sponsorizzato dall’Egitto tra Khaled Mashaal, capo dell’ufficio politico del movimento islamico, e il leader di Fatah, Abu Mazen, è stato rimandato sine die a causa del disaccordo sulla nomina del premier.
Le divergenze tra le due fazioni erano iniziate quando il Comitato centrale del partito Fatah aveva annunciato il nome di Salam Fayyad, attuale primo ministro dell’Anp, come candidato-premier del nuovo esecutivo. Una scelta che non è piaciuta per nulla ad Hamas che ultimamente ha visto mettere in prigione 11 membri del partito per ordine di Abu Mazen.