A las siete de la tarde…
13 Febbraio 2011
Compianto por el Asesor a la Cultura de Roma. Erano las siete de la tarde…Teatro Quirino, a Roma, proprio alle sette della sera del 7 febbraio. Una riunione finalizzata a presentare come un cittadino ridiventato qualunque, Umberto Croppi, ex Assessore alla Cultura di Roma, recentemente mandato a casa dal suo sindaco. Premessa indispensabile. Fin dalla nascita di questa rubrichetta noi ci siamo impegnati a non trattare mai di politica. E continuiamo. Infatti qui parliamo solo di persone. E di cultura, naturalmente. (Notato il colto riferimento della prima riga a un noto poeta spagnolo?). Siamo lieti di annunciare, in questa occasione, l’apparizione di un potenziale concorrente del Cavalier Serpente, che ci si è manifestato nel corso della serata, con un lentissimo crescendo (un po’ come quello del Bolero di Ravel che ci mette otto minuti per passare da ppp a fff) condotto con grande, velenoso virtuosismo.
Dopo le presentazioni, in una sala piena, l’Assessore ha preso la parola e in un percorso machiavellico e ben lubrificato è riuscito a scivolare da una deamicisiana bontà alla più pura perfidia lungo un impercettibile piano inclinato dichiarando in partenza la sua grande soddisfazione per aver potuto lavorare nell’amministrazione capitolina, per procedere poi allo sbriciolamento sistematico della dichiarazione stessa. Battute tipo “alle inaugurazioni dei miei eventi culturali non ho mai visto nessuno, dico nessuno dei miei colleghi assessori. Meglio così: finché non sapevano niente del mio lavoro mi hanno lasciato fare” accompagnate da molte altre di uguale pungenza hanno portato in conclusione a un velato ma non troppo riferimento al modo non propriamente elegante del suo congedo.
Come dichiarato in testa, ci asteniamo da qualsiasi commento politico, come da qualsiasi giudizio sull’opera. Qui vogliamo solo manifestare ammirazione per la serpentina abilità del nostro protagonista nell’iniettare la giusta dose di veleno quasi senza allarmare la vittima. Avreste dovuto esserci. La domenica prima, invece, avevamo partecipato a un evento che più di nicchia non si può. Tutto, ma proprio tutto il contorno della manifestazione era la quintessenza del mimetismo finalizzato all’invisibilità. Indirizzo anonimo in una stradina di Roma esclusivamente residenziale. Al numero civico indicato sull’invito, un cancello senza neanche un cartello per farlo riconoscere, né un lumino sul marciapiede. Niente. Biglietto d’ingresso non economico. Stanzetta da circolo privato, quale poi è risultato essere (e più precisamente il Circolo delle Quinte). Il concerto del duo Escher (ance e tastiere) ci è piaciuto molto per il livello artistico e il tipo di ricerca sonora. E sulla qualità non abbiamo da eccepire, anzi, ripetiamo, ci è piaciuto. Naturalmente ognuno decide come gli pare, ma farla così difficile per arrivare alla festa, per di più pagando, ci sembra uno snobismo esagerato. O no?
Credevamo di aver finito qui, e invece, irresistibile, ci si presenta un’ultima occasione di mordere. E’ un evento ancora in corso, e forse ci perderemo qualche altro bel momento, ma dobbiamo limitarci a mercoledì 9 febbraio. L’evento si chiama “Social Media Week” e affronta (vantando più di centotrenta incontri in nove città del mondo per un’intera settimana) lo sviluppo delle tecnologie mediatiche nella gestione dei temi sociali. Beh, non ci crederete, a due di questi incontri eravamo presenti, e in tutti e due, cioè nel cento per cento dei casi, gli operatori non sono riusciti a far partire per bene le proiezioni. La prima volta, ore 15, Auditorium dell’Ara Pacis, il filmato parte muto. Giuste rimostranze della curatrice Marina Bellini. Stop; parecchi allarmanti bip a vuoto, e finalmente va anche il sonoro, ma con in bella vista nel centro dello schermo la freccetta del cursore. Abbiamo dovuto andare noi ad avvertire in cabina. La seconda volta alle 18,30 nella Sala Convegni Santa Marta, il filmato parte, sì, ma al settimo secondo si inchioda, luci riaccese, rispente, riaccese varie volte, mentre il presentatore si arrabattava a riempire i tempi morti, ma tutto è rimasto immobile come una lapide. E ce ne siamo andati.
Mica male, eh, soprattutto visto l’argomento. Tecnoimprovvisazione pura. Proprio il paese di Pulc…pardon, dell’ingegner Pulcinella.
Fantastici italiani. Siamo capaci di fare cose belle, spesso; serie, mai.
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L’archivio del Cavalier Serpente, o meglio la covata di tutte le sue uova avvelenate, sta al caldo nel suo blog. Per andare a visitarlo basta un click su questo link: http://blog.libero.it/torossi