A Matera per un centrodestra vincente
17 Settembre 2017
Si ricomincia da Matera. A distanza di un anno dalla Festa con cui “Idea” aveva lanciato la campagna per il “no” al referendum del 4 dicembre, il partito presieduto da Gaetano Quagliariello ha portato nella città dei Sassi i protagonisti del centrodestra italiano per una tre giorni di incontri e dibattiti (in programma fino a domenica 17) sulle sfide che il Paese si appresta ad affrontare in vista delle prossime elezioni politiche.
“Abbiamo scelto Matera – spiega il senatore Quagliariello all’apertura – perché è una città, oggi motivo di orgoglio nazionale per essere stata designata come Capitale della Cultura per il 2019, che simboleggia la spinta di riscatto del Sud, ovvero quella parte d’Italia che deve tornare a crescere perché l’intero Paese possa migliorare”. Riproporre la Festa di partito nella spettacolare bellezza di Matera ha anche una valenza politica, oltre che simbolica, perché significa ritornare nel luogo da cui è partita quella campagna per il “no” al referendum costituzionale, promossa proprio da “Idea”, che con la sconfitta di Renzi “ha dato al centrodestra la possibilità di tornare competitivo”. “Abbiamo sei mesi di tempo – sottolinea Quagliariello – per trasformare una non sconfitta, quella alle scorse elezioni, in una vittoria, per far sì che il centrodestra diventi una comunità con un proprio programma di governo”.
Tra i nodi che il centrodestra si ritrova a dover sciogliere prima delle elezioni politiche della prossima primavera c’è quello sulla legge elettorale, tema non a caso emerso a più riprese nei dibatti di questa della prima giornata. “Non si può non ripartire dal testo della Camera” dice Paolo Sisto, di Forza Italia, intervenendo sul palco di piazza San Francesco insieme al costituzionalista Mario Esposito, Stefano Esposito (Pd), Miguel Gotor (Articolo 1-Mdp), e al giornalista Luca Telese, coordinati da Roberta Angelilli (Idea), sugli esiti della consultazione elettorale del 4 dicembre scorso.
Sulla legge elettorale è tornata anche Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, che in un collegamento telefonico da Roma è tornata a mettere le distanze dalla proposta forzista di una legge ispirata al modello tedesco. “Chi lo caldeggia – dice – vuole un governo che nasca da un “accomodamento””. La Meloni ha tuttavia ribadito che con gli alleati ci sono “buoni rapporti”. “A questi – aggiunge – propongo un’alleanza di “patrioti”, termine non inteso in senso risorgimentale, ma che fa riferimento agli italiani “normali” che ogni giorno fanno il loro dovere, gli operai che fanno il turno delle 4 in fabbrica, le mamme precarie che mettono al mondo un figlio, gli uomini in divisa che rischiano la vita”.
Che la coesione del centrodestra sia possibile, oltre che necessaria, è quanto chiaramente emerso anche nel dibattito su “I confini del centrodestra” a cui hanno partecipato Lorenzo Cesa (Udc), Enrico Costa (e ministro del Gruppo Misto), Raffaele Fitto (Direzione Italia) e Maurizio Sacconi (Energie per l’Italia) introdotti da Eugenia Roccella, deputata di “Idea”. “La vittoria del fronte del “no” al referendum del 4 dicembre è stata discriminante perché ha messo in crisi di crescita tutto il centrodestra, anche quell’area che aveva sostenuto Renzi” sottolinea la Roccella, che ricorda come sia stata proprio “Idea” a capire prima di tutti l’importanza di sostenere il “no” per porre un freno al progetto egemonico di Renzi. “Quel successo – continua l’onorevole citando gli esiti di un recente sondaggio Ipr Marketing – accredita oggi la Federazione delle libertà al 4%, percentuale fondamentale perché significa che alle prossime elezioni o l’Italia avrà un governo di centrodestra o non sarà governata”.
Una finestra sui principi non negoziabili si è aperta nel corso dell’intervista di Assuntina Morresi, editorialista di Avvenire, al magistrato Alfredo Mantovano, che ha condiviso con la platea il ricordo di Rosario Livatino, un giovane giudice siciliano ucciso dalla stidda agrigentina 27 anni fa, che già negli anni ‘80 aveva pubblicamente riconosciuto l’importanza di “ricondurre la giurisdizione nel perimetro che le è proprio”, a non sconfinare in ambiti dove la prassi ha consolidato principi che non esistono in nessun codice. Il pensiero di Mantovano corre al caso Englaro, attraverso cui la magistratura ha tentato di ricondurre alimentazione e idratazione all’ambito della terapia, piuttosto che a quello della cura, e alla “pessima” legge sul fine vita attualmente all’esame del Parlamento. “Su questi, come su molti alti temi come la separazione delle carriere in magistratura e la responsabilità disciplinare dei giudici – dice – molti aspettano che la politica legiferi”.