A molti la conversione di Magdi non è piaciuta

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A molti la conversione di Magdi non è piaciuta

25 Marzo 2008

E’ bastata una semplice affermazione,
“l’Islam moderato non esiste”, e le profonde motivazioni con cui il giornalista
Magdi Allam ha spiegato la propria conversione al cattolicesimo (prenderà il
nome di Cristiano), sono diventate immediatamente oggetto di contesa tra le
forze politiche.

Ieri addirittura i due
sottosegretari agli Esteri del ministro Massimo D’Alema, cioè Bobo Craxi e Ugo
Intini, hanno accusato in due distinti comunicati il giornalista del Corriere
della Sera, che vive da anni sotto scorta a causa delle minacce di Hamas e dei
Fratelli musulmani egiziani, di “avere di fatto dato un contributo alle guerre
di religione”.

In particolare Intini, l’unico
sottosegretario alla Farnesina ad aver presentato un libro agiografico sugli Hezbollah,
ha dichiarato che “la vicenda Allam preoccupa e la Chiesa dovrebbe prendere le
distanze dalle sue dichiarazioni che danno un contributo al pericolo più grande
del nostro tempo: la guerra di religione e di civiltà, il peggior nemico, tra
l’altro, della pace in Medio Oriente e del nostro interesse nazionale”. Secondo
Intini, in vena di dare ordini anche al Santo Padre, “mai la Chiesa Cattolica
ha mancato di rispetto alle altre religioni e dovrebbe adesso, dopo l’enfasi
data alla conversione di Allam, distinguersi con chiarezza dalle sue
affermazioni”.

Bobo Craxi, che si
contraddistingue da sempre per il suo oltranzismo filoarabo (un po’
scimmiottata da quella paterna), ha addirittura affermato che “sono proprio i
fanatismi alla Allam o alla Ferrara a metterci di fronte ai rischi di un
drammatico scontro di civiltà”. Secondo Craxi junior, “una conversione dovrebbe
rappresentare un fatto privato, ma il giornalista Magdi Allam l’ha trasformata
in un caso pubblico e in un fatto politico; il fatto politico è quello
risalente alla propria ostinata e reiterata denuncia contro i rischi che si annidano
nel fanatismo religioso islamico”.

“Di ciò – ammette Craxi –  egli ha spesso reso una denuncia anche
coraggiosa, che tuttavia si è spinta, di sovente, ai confini di un eguale
fanatismo, di simili estremismi, culturali e politici, non ce n’era alcun bisogno,
poiché l’Italia non corre alcun imminente pericolo di un’invasione musulmana”.

Parole sinistramente simili a
quelle del famigerato manifesto di oltre 200 baroni universitari che attaccò
Allam per il solo fatto di avere scritto un libro che si intitola “Viva
Israele”, vero e proprio inno alla vita dello Stato ebraico e al suo diritto a
esistere.

Ma a Magdi quello che si
rimprovera è proprio questo: parlare chiaro su un terreno scivoloso, quello
dell’Islam e dei suoi rapporti con la sinistra, così come quello dell’argomento
Israele. Lui parla con lingua “non biforcuta” e gli altri lo attaccano come
presunto fanatico. Ieri ebreo, oggi crociato. Con una mentalità che fa
pericolosamente da sponda a quella dei comunicati di Bin Laden o di Al Zawahiri.

In pratica i due sottosegretari
italiani potevano fungere perfettamente da portavoce della parte meno moderata,
tanto per restare in tema, del mondo arabo musulmano e segnatamente dei 138
cosiddetti saggi con cui lo stesso Vaticano aveva tentato tempo addietro un
dialogo interreligioso sinora rivelatosi sterile. E anche da parte di alcuni di
questi 138 cosiddetti moderati nei giorni scorsi erano arrivate parole di
disprezzo verso Magdi Allam.

Ieri, in proposito è giunto anche il
sarcastico commento del vicesegretario della Lega Nord nel Veneto,
l’emergente Federico Bricolo, secondo cui “ha ragione Magdi Allam quando dice
che l’Islam moderato non esiste e la conferma arriva dalle proteste dei 138
cosiddetti saggi, dei rappresentanti e degli imam delle comunità islamiche che
hanno duramente criticato la sua conversione al Cattolicesimo definendola
addirittura un atto provocatorio”.

Sia come sia, va rilevato come nessuno, nel mondo politico
italiano, ha neppure sognato di polemizzare con tale veemenza quando le notizie
sulla conversione, stavolta dal Cristianesimo all’Islam, avevano clamorosamente
riguardato in passato ben tre su tre degli ultimi ambasciatori italiani in
Arabia Saudita.

In realtà, sulle motivazioni che
hanno spinto il vicedirettore ad personam
del Corsera alla conversione, tutto quel che si poteva dire lo ha detto per
primo proprio il diretto interessato. Per anni, infatti, Magdi Allam ha parlato
forte e chiaro a quella parte di immigrati islamici in Italia che lui stesso
per molto tempo si era illuso di poter aiutare ad uscire dal guscio e a vivere
liberamente la loro nuova fede religiosa.

Ad ogni modo, da parte di Allam –
il cui cammino di conversione è stato seguito passo dopo passo da monsignor
Rino Fisichella – la cerimonia solenne in mondovisione non era stata affatto preventivata
e anzi per lui stesso l’officio di Papa Benedetto XVI era risultato una novità
dell’ultima ora o quasi. Certo una graditissima sorpesa ma mai e poi mai un
atto di provocazione.