A Mosul chiese profanate, persecuzioni contro cristiani continuano

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A Mosul chiese profanate, persecuzioni contro cristiani continuano

26 Ottobre 2016

Le persecuzioni di cristiani in Iraq ad opera dello Stato islamico continuano: croci sono state distrutte, chiese profanate, nelle cittadine di Bertella e Karemlesh, nella cintura di Mosul, dove le forze militari irachene, appoggiate dai peshmerga curdi e dalle forze speciali americane avanzano verso la ‘capitale’ di Isis. I miliziani dell’Isis hanno profanato e devastato i luoghi sacri e, sempre a Bertella, tra le principali città cristiane nell’area, nella chiesa di Mart Shimony, i jihadisti hanno divelto le croci e sfondato le cassette dove erano conservati i soldi delle elemosina. Alcune foto mostrano come Isis usa le chiese per posizionare i propri lanciarazzi artigianali. 

Nella parrocchia di Mar Giwargis, il fuoco avrebbe distrutto immagini e paramenti sacri. A lanciare l’allarme il personale dell’Onu nella zona, che denuncia anche un massacro di 15 persone a Safina, bambini compresi, uccisi e buttati in in un fiume. In un altro villaggio, Tuloul Naser, sono stati ritrovati 70 cadaveri in una fossa comune. Dall’inizio delle operazioni militari su Mosul continuano ad arrivare denunce su Isis che starebbe usando scudi umani per difendersi. 

Intanto le operazioni militari in Iraq continuano. La Turchia, nonostante le tensioni con il governo iracheno, continua a dirsi pronta a intervenire – lo ripete il ministro degli Esteri Cavusoglu – nella zona del Kurdistan iracheno, mentre gli americani sarebbero pronti a sostenere una nuova offensiva contro Raqqa, l’altra capitale di ISIS, in Siria, come ha annunciato il segretario alla Difesa americano, Ashton Carter, dopo il vertice dei ministri della Difesa della coalizione a Parigi. 

I vertici dell’esercito iracheno intanto continuano a mostrare ottimismo dopo che, lo scorso 17 ottobre, è scattata l’operazione “Ninive stiamo arrivando”. 750 miliziani dell’Isis sarebbero stati uccisi, una cinquantina di villaggi liberati dallo Stato islamico, insieme ad altrettanti pozzi petroliferi. I jihadisti continuano con la strategia della guerriglia e delle autobomba, a rischiare la pelle è stato il generale Abdul Wahab al Saedy, comandante dell’antiterrorismo iracheno, scampato a un kamikaze che ha attaccato il convoglio in cui viaggiava l’alto ufficiale. La Russia continua ad accusare gli Usa di colpire la popolazione civile, pur dicendosi pronta, per bocca del ministro degli esteri Lavrov, a intervenire in Iraq se sarà necessario.