“A Napoli crolla il regime bassoliniano. Il Pdl guardi alla società civile”
07 Marzo 2011
Nella corsa verso le amministrative di maggio Gaetano Quagliariello parte da una città strategica, Napoli, e da un dato: "Centrosinistra in crisi già nel 2006, fu una cattiveria far ricandidare lervolino”. Nel centrodestra si fa strada l’ipotesi dell’imprenditore Lettieri e il vicepresidente dei senatori Pdl ritiene necessario che il partito coinvolga le energie esterne alla politica".
Una spallata, così finisce l’esperienza ultradecennale del centrosinistra a Napoli?
“Quanto avviene è un segnale emblematico, anche maggiore del significato politico. Così finisce la lunga egemonia dell’era bassoliniana. Un’egemonia che per certi aspetti viene anche da più lontano, se ripensiamo alle esperienze di governo del Pci”.
Da tempo l’amministrazione mostrava segnali di fragilità.
“Le cadute dei regimi maturano nel tempo e si alimentano delle difficoltà dello schieramento che alla fine crolla. Il centrosinistra precipita a Napoli dopo una lunga serie di arretramenti. E se penso alla lervolino…”.
Prego.
“E stata una cattiveria spingerla nel 2006 a ricandidarsi. Lei aveva cercato di resistere. Ecco, li c’erano già i segnali di una necessità di rinnovamento”.
Poi c’è stato il pasticcio-primarie.
“Un altro segnale di debolezza”.
Ora la Iervolino chiede l’attenzione della magistratura. Che ne pensa?
“Ci scorgo una contraddizione enorme: da una parte ci si batte per l’autonomia della politica e poi si invoca l’invasione di campo della magistratura. E ancora: non capisco l’atteggiamento del centrosinistra, che oggi pare orientarsi sui nomi di Morcone e De Magistris, entrambi inquisiti. Per me che sono garantista non è un problema. Ma da loro proprio non lo capisco”.
La partita sembra in discesa per il Pdl: è così?
“Certo, c’è il vantaggio maturato con la fine anticipata del governo di centrosinistra. Ma non possiamo tacere pure la difficoltà che deriva dalla necessità di governare quello che resta e di affrontare questa complessa fase di transizione”.
Il centrodestra adesso deve trovare il nome giusto. Tra Mara Carfagna e Raffaele Calabrò chi sceglie?
“Per candidarsi bisogna essere disponibili e non mi risulta che né l’une né l’altro lo siano”.
E allora?
“Allora io penso che al partito possa essere utile guardare alla società civile: si guadagnerebbe un valore aggiunto. Sarebbe una grande opportunità per il Pdl”.
Tempo fa nel Pdl ci fu un patto: l’ex forzista Cosentino alla Regione Campania e un ex An al Comune di Napoli. Poi andò diversamente. Quel patto è sempre valido?
“Non so nulla di questo patto. Ma se mai è esistito sono cambiate tante cose. In Regione non è approdato un candidato ex Forza Italia. Poi c’è stata la scissione con Fli, che oggi porta ancora di più il Pdl ad andare oltre le vecchie distinzioni con An”.
Qual è la soluzione?
“Dobbiamo cercare un candidato giusto per vincere prima e poi governare. Ribadisco: il partito deve coinvolgere le energie esterne alla politica”.
Parla del candidato sindaco?
“Non sta a me scegliere. A mio avviso il partito deve muoversi in questa direzione: per il candidato a sindaco come per la squadra di governo”.
(Tratto da Il Mattino)