A Napoli il turismo crolla sotto  il peso dei rifiuti

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A Napoli il turismo crolla sotto il peso dei rifiuti

12 Marzo 2008

In quindici anni di emergenza rifiuti, il settore ricettivo napoletano (alberghi e ristoranti) non era mai stato in condizioni tanto drammatiche.

La chiusura dell’Hotel Continental (in realtà si tratta di una chiusura parziale visto che resterà aperto l’Hotel Royal col quale forma un’unica grande struttura, per quanto formalmente scissa) e dei ristoranti all’interno di altri due grandi alberghi del lungomare, il Vesuvio e l’Excelsior, sono solo la punta di un iceberg che si è abbattuto sull’intero sistema turistico napoletano.

La chiusura di queste strutture rappresenta la fotografia dello stato comatoso in cui versa una delle grandi risorse del territorio, peraltro mai valorizzata fino in fondo. Sebbene la crisi economica italiana abbia una sua incidenza sulla riduzione dei flussi, non occorrono indagini sociologiche e analisi scientifiche per trovare le ragioni del tracollo campano.

La ribalta internazionale conquistata dall’emergenza rifiuti, con prime pagine ed inchieste realizzate dai principali organi di informazione, ha minato seriamente l’immagine dell’intero paese, figuriamoci per quella della Campania, il cui colpo più duro è venuto dall’interno, visto che circa il 60% dei flussi turistici che arrivano nella regione riguardano turisti italiani. Del resto chi si sognerebbe di trascorrere le proprie vacanze in un territorio sommerso da cumuli di rifiuti, dove le condizioni igienico-sanitarie sono appese a equilibri sottilissimi e dove la popolazione è in continua in rivolta? Ci vorranno anni per porre rimedio a un simile danno, che presumibilmente rischia di veder ampliare le sue proporzioni dinanzi all’ormai imminente inizio della primavera.

Già durante il Maggio dei Monumenti del 2007, in una indagine coordinata dall’ordinario di Statistica della facoltà di Economia della Federico II, Roberta Siciliano, i turisti intervistati associavano al capoluogo campano, come elemento di negatività, gli effetti dell’emergenza rifiuti ancor prima di altre componenti. I rifiuti terrorizzano i turisti più della criminalità.  

Per quanto sia apprezzabile il dibattito attualmente in corso sull’individuazione di una serie di soluzioni e proposte volte a invertire la tendenza che vede una riduzione di presenze, stimata per Pasqua, intorno al 50% (nel 1973 la riduzione fu del 35%, ndr), se non si arriverà a una soluzione radicale del problema, non ci saranno bonus-studenti, prezzi dimezzati o eventi che tengano. In molti quasi sottovalutano l’aspetto che dovrebbe essere più ovvio. Le campagne promozionali avranno un senso se si sarà in grado di presentare un territorio effettivamente ripulito.

La crisi dei Cdr dei giorni scorsi ha portato i rifiuti a invadere nuovamente le strade del centro, in chiara contraddizione con il messaggio che amministratori ed operatori vorrebbero far passare, ovvero di una emergenza che non riguarda i percorsi turistici se non quelli individuati nell’area flegrea. A Chiaia un albergatore ha avuto la brillante intuizione di accendere una webcam sull’isola pedonale per mostrare a tutti la pulizia della strada. Peccato che a pochi metri di distanza, qualche giorno fa, la via dello struscio – via Toledo – mostrava cassonetti traboccanti di sacchetti per la mancata raccolta della spazzatura (stessa situazione vissuta senza differenze nel quartiere collinare del Vomero, a Fuorigrotta e nel resto della città).

Il dramma non è in un ristorante di un grande albergo che chiude, ma in decine di bed&breakfast che hanno deciso di non riaprire per il maggio dei monumenti, in tanti piccoli e medi alberghi in crisi e senza i mezzi necessari per resistere. Attendere un recupero di immagine significa aggiungere un altro sogno al libro delle cose irrealizzate. Dopo grandi lite interne alla giunta comunale, il Comune di Napoli ha approvato in extremis il piano per la differenziata solo grazie all’aiuto dell’opposizione, evitando così il commissariamento.

Il neo-assessore all’ambiente della Regione Campania, Walter Ganapini, prosegue a rilasciare interviste nelle quali si dice convinto dell’inutilità dei termovalorizzatori, mentre Bassolino, che lo ha scelto, ha confermato che la Campania ne avrà almeno tre. E mentre Veltroni  fa appello al senso di responsabilità di Bassolino, auspicandone le dimissioni,  lo stesso governatore si affretta a confermare ancora una volta la sua intenzione di non lasciare la carica. Nel frattempo il presidente del consiglio uscente, Romano Prodi, ha pensato bene di porre il sigillo al suo infausto biennio, con la riabilitazione delle ecoballe disseminate per la regione, autorizzandone la termodistruzione nell’impianto in via di costruzione di Acerra. Le ecoballe, dichiarate da esperti e magistratura inutilizzabili perché non realizzate a norma, altamente inquinanti e pericolose per la salute dei cittadini, in un colpo solo sono state trasformate in materiale da combustione.  

In questo quadro si inserisce il visionario assessore al Turismo Claudio Velardi, di nomina recente dopo la rinuncia del prof. De Masi, che in un incontro con gli operatori turistici alla Stazione Marittima, ha sostenuto la presenza massiccia di turisti in città confermata da alcune strutture ricettive piene, scatenando l’ira di una categoria sull’orlo del collasso. Un modo, insomma, per minare ulteriormente quel rapporto di fiducia tra amministratori ed operatori cui non si può prescindere in una fase come questa. Per Velardi la soluzione è nel contrasto dei messaggi devastanti che arrivano dalla stampa, parlando di una realtà che non esiste. O meglio, di una realtà tragica che dovrebbe essere venduta come meno tragica di quanto viene rappresentata, parlando magari di una città non già in condizioni pietose, ma mediamente sporca.  (http://www.claudiovelardi.it/ )

È in questo quadro farsesco che dovrebbe emergere una politica tesa a rilanciare una economia in ginocchio, attivando strumenti e soluzioni in grado di far fronte a un danno stimato di circa 70 milioni di euro per l’anno in corso, con ripercussioni nel tempo che al momento non è possibile quantificare. La crisi, come spesso accade in situazioni del genere, ha acuito delle lacune che contraddistinguono l’offerta locale.

Nel volume «La risorsa turismo», quinto numero dei Quaderni del Centro Studi dell’Unione industriali di Napoli, presentato di recente a Palazzo Partanna, sono stati evidenziati i punti di debolezza del sistema turistico napoletano: mancanza di una legge regionale sul turismo e di un piano strategico cittadino, scarsa sicurezza, limitata percezione del valore del patrimonio storico-culturale e assenza di grandi eventi di richiamo internazionale. Ipotizzare la definizione di un piano strategico e di progetti di medio-lungo termine in grado di trasformare i punti di debolezza in punti di forza di un programma volto a mutare radicalmente la gestione del turismo locale, è puramente illusorio dinanzi a una così forte frammentazione e confusione istituzionale.

Parlare di rilancio dell’immagine della città quando l’emergenza è ancor lontana dall’essere risolta, se non nelle dichiarazioni ottimistiche di supercommissari e amministratori, è un esercizio che non fa altro che aggiungere moti di rabbia nella cittadinanza costretta ogni giorno a districarsi tra cumuli di rifiuti e degrado incontrollato.