A nessuno importa se Mubarak e Ben Alì sono spariti nel nulla
01 Marzo 2011
di Souad Sbai
Il male assoluto è in Libia. Ecco cosa emerge dalla mobilitazione europea e americana per la deposizione di Gheddafi. Si chiede la sua uscita di scena, addirittura invocando, da parte di alcuni, l’uso della forza e l’intervento armato. E poi ancora, il processo davanti ad un Tribunale Internazionale. Magari all’Aja, città che nella storia anche i dittatori più spietati e sanguinari hanno conosciuto solo sulla carta geografica. È singolare che, nonostante la legittimità assoluta di determinate richieste nei confronti del Colonnello, solo oggi si scateni l’ira della Comunità Internazionale; mi chiedo, ma non era guerra civile anche in Tunisia? E in Egitto?
Che fine ha fatto Ben Alì? E Mubarak è morto oppure è in un ritiro dorato in Arabia Saudita, come da molte parti si vocifera? Da quando sono scomparsi nel nulla e si ipotizza una loro malattia terminale, non si è saputo più nulla. Perché non si è chiesto un processo davanti alla corte internazionale anche per loro oppure l’estradizione? E Ahmadinejad, che avrebbe fatto addirittura sparire i leader dell’opposizione, può essere tollerato? Bashir in Darfur ha sterminato un’intera popolazione ed è ancora lì. E che dire, poi, di Bouteflika in Algeria? Anche qui le notizie ormai non passano più e la popolazione è schiacciata dall’oppressione del regime. Eppure regna il silenzio, che sottintende un’altra deflagrazione a breve. Insomma, nei paesi in cui la rivoluzione è già scoppiata pare ormai tutto concluso, senza possibilità di avere notizie ulteriori. Si caccia il tiranno e poi si chiudono i boccaporti dell’informazione. Perché? Cosa non si vuole far sapere al mondo? Che è stato raggiunto qualche accordo per una fuga assistita? Nulla di strano, probabilmente, visto che da un po’ di tempo a questa parte i dittatori scompaiono nel nulla.
Ma la cosa che più mi indigna è la tardiva presa di coscienza di chi oggi vede in Gheddafi il diavolo, il male assoluto da estirpare al più presto. Quando venivano siglati accordi miliardari da parte delle multinazionali commerciali o energetiche, il Colonnello era un buon interlocutore? Probabilmente sì, visto che anche gli arabi moderati lo caldeggiavano saldo al potere, con tutte le sue prerogative negoziali intatte. Dovrebbero provare almeno un giorno di vergogna per non aver mai alzato il dito, in piazza e in Tv, contro un dittatore che ha sempre, e non solo da oggi, soffocato il suo popolo sotto una cappa di oppressione totale. Europa e Usa vivono nel silenzio sulla sorte dei dittatori deposti e si pretende l’accettazione supina di questa realtà di fatto. Il doppiopesismo internazionale, che gestisce rivoluzioni e dittature a suo piacimento, sta facendo più danni di quanto si potesse pensare e il mondo rischia di uscirne stravolto. Nella storia molto spesso i tiranni sono spariti nel nulla, senza sapere più che fine avessero fatto e oggi ci troviamo davanti alla stessa realtà, ma con un particolare non trascurabile: il rischio che al loro posto si insedi il fondamentalismo. Con tutte le conseguenze che possiamo immaginare. Ci dica l’Onu che fine hanno fatto i raìs del Maghreb, perché almeno in chi come me analizza senza farsi prendere dal sensazionalismo il sospetto di accordi segreti è forte e non si spegne certo con due scarne parole di commiato.