A Pisa anche la Giornata della Memoria è in stile “gender”
24 Gennaio 2017
Pisa, come si sa, non è una qualunque piccola città della provincia toscana. A Pisa, sede di tre università prestigiose, piena come un uovo di intellettuali goscisti (così piena che esondano anche negli assessorati alla cultura del Comune) mica poteva bastare una celebrazione piatta e banale del giorno della memoria, che si limitasse a ricordare la shoah del popolo ebraico, o magari del popolo rom. Pensa che ti ripensa, facendo seguito a una costante attenzione dell’assessora Marilù Chiofalo alle tematiche gender e alla lotta monodirezionale “contro il bullismo”, viene allestito al Teatro Verdi uno spettacolo teatrale, Bent, dedicato alle scuole superiori (target 14-19 anni), un progetto speciale curato dalla Fondazione Teatro di Pisa in collaborazione con il Programma Culturèducazione dell’Assessorato alle Politiche educative del Comune di Pisa (nella foto una immagine dello spettacolo).
Questa la trama. “Germania, 30 luglio 1934. Max convive con il suo ragazzo, il ballerino Rudy, ma una notte si porta a casa un attraente SA, Wolf; sfortunatamente, nella notte Hitler dà l’ordine di eliminare tutte le SA e la mattina stessa le SS irrompono in casa di Rudy e Max e trascinano via Wolf. I due amanti si rifugiano a Berlino. Qui, Max ottiene dei documenti per lasciare la Germania, ma rifiuta perché non vuole lasciare Rudy; pochi giorni dopo i due vengono arrestati dalla Gestapo e caricati su un treno per Dachau. Sul treno Rudy è torturato dalle guardie e il ragazzo urla il nome dell’amante in cerca di aiuto. I soldati allora portano Max davanti a Rudy, ma dato che l’uomo nega di conoscere il ballerino lo costringono a finirlo per dimostrare di essere estraneo alla vittima”.
“Dopo aver ucciso l’ex fidanzato, Max sostiene di essere ebreo e non omosessuale e per provarlo le guardie lo costringono ad avere un rapporto sessuale con il cadavere di una ragazzina. A Dachau Max stringe amicizia con Horst, un triangolo rosa, e tra i due nasce un amore proibito e mai consumato che fa scoprire a Max l’importanza e l’orgoglio di essere fieri di ciò che si è.Dopo che Horst viene fucilato dalle SS, Max indossa con orgoglio il triangolo rosa e si suicida lanciandosi contro il filo spinato elettrificato”.
Come si può vedere il Terzo Reich c’entra, e anche i campi di sterminio, ma in una modalità e con tematiche decisamente borderline, che hanno suscitato immediate reazioni in città. Proteste del Comitato Famiglia scuola e educazione che si chiede, tra l’altro, se i genitori dei ragazzi minori sono stati preavvisati e se hanno dato il loro consenso; in una lettera diretta all’assessora, l’avvocato Aldo Ciappi, del Centro studi Livatino, osserva come anche in questo caso appare chiara l’intenzione dell’Amministrazione comunale di promuovere la cultura dell’indifferenziazione sessuale approfittando del giorno della memoria.
Per ora alle preoccupazioni dei genitori ha “risposto” preventivamente l’assessora che, nel presentare le iniziative, proclama, ovviamente con una buona dose di luogocomunismo politicamente corretto: “Di questo orrore non c’è sufficiente consapevolezza, basta pensare all’ultima donna non uccisa ma fatta a pezzi con 23 coltellate, alle campagne di odio condite di immagini volgari contro le persone omosessuali o straniere, o semplicemente contro chi ha un’idea politica diversa, alle donne che in politica si comportano come uomini, ma non come quei tanti uomini perbene, ma come gli uomini che odiano le donne. Quest’anno ne parliamo coinvolgendo persone, di cui più di 1000 studenti, in un programma di oltre 20 iniziative organizzate da altrettante istituzioni e associazioni, tra queste c’è Bent uno spettacolo di prosa nella stagione del Verdi e nel programma Cultureducazione, che racconta con ironia e dolcezza la storia di una coppia omosessuale in un campo di sterminio. Vi aspettiamo”.
Con ironia e dolcezza: capito, buzzurri omofobi che, leggendo la trama (non ci si fa mancare neppure il particolare horror-kitsch dell’accoppiamento con cadavere di bambina), non avete capito niente e vi siete chiesti se per “rieducare” al rispetto e fare memoria dello sterminio questo tipo di iniziative sia proprio al top quanto a contenuti, ma anche quanto al buon gusto.