A Polignano a mare “La politica del dialogo” accende il confronto
08 Luglio 2011
Ieri sera, a Polignano a mare, si è tenuta la presentazione del libro La politica del dialogo di Eugenio Scagliusi, nel solco della manifestazione “Il libro possibile”, una rassegna stagionale di nuove proposte editoriali. Il clima della serata è stato particolarmente caldo, non solo per la stagione, ma anche per il dibattito sull’attualità politica.
Oltre all’autore, infatti, era presente il vice capogruppo dei senatori del Pdl, Gaetano Quagliariello, che ha curato la prefazione del libro e la cui presenza ha stimolato una riflessione inevitabilmente incentrata anche su quelli che sono, in questo momento, i temi caldi della politica. A moderare l’incontro è stata la giornalista Mariateresa D’Arenzo, che al di là del libro ha voluto richiamare l’attenzione della platea anche sull’attualità, cercando di garantire il contraddittorio vista l’assenza all’ultimo minuto del senatore del Pd Nicola Latorre.
Dunque, immancabili alcune domande sulla questione della norma salva-imprese e sul testamento biologico. Due temi su cui il confronto politico è senza dubbio teso, ma di fronte ai quali Quagliariello è intervenuto con fermezza e senza edulcorazioni, nonostante ciò gli sia costato anche qualche fischio dalla platea, di per sé non favorevole. Su entrambe le questioni ha voluto ribadire che bisogna essere in grado di affrontarle senza preconcetti, assumendosi il coraggio delle proprie posizioni. Al di là della forma, che ha pesato soprattutto nel caso della norma salva-imprese, sono le valutazioni di merito a contare, motivo per cui è necessario stare attenti a non cedere a complessi di inferiorità o a strumentalizzazioni che esulano dalla questione in sé e che, inevitabilmente, ne compromettono un esame sereno.
Al di là della politica, su cui si è concentrata una parte consistente dell’incontro, non è mancato comunque il confronto sui temi del libro. L’autore ha voluto subito specificare l’inganno celato nel titolo della sua opera: non un libro sulla politica come comunemente la intendiamo, ma un’analisi della politica come attività umana finalizzata al soddisfacimento di interessi comuni, del bene della collettività, mirata in maniera aristotelica alla realizzazione dell’uomo in quanto zoon politikon, ovvero animale sociale naturalmente teso ai rapporti con gli altri. Analizzare quindi l’applicazione delle strutture dialogiche alla politica, analizzare le dinamiche che coinvolgono l’uomo in quanto animale razionale, partendo dalla connessione tra pensiero e linguaggio per arrivare a quella tra parola e politica.
L’intervento sul libro del senatore Quagliariello, invece, ha calato nel concreto l’analisi dell’autore affermando che il dialogo, inteso come doppio binario di compartecipe e interattiva espressione, in politica è una dimensione tutta da conquistare: troppo vicina è ancora la caduta del Muro di Berlino, che ha segnato il tramonto del secolo delle ideologie, della distanza tra idealismo e materialismo, della politica che faceva della mera contrapposizione e della militanza le sue linfe vitali, di quella politica che selezionava sulla mera appartenenza amici e nemici. Per Quagliariello sta nascendo una politica nuova contingente a quella delle ideologie, ancora a tratti tanto persistente quanto insidiosa e inadeguata, che è la politica del fare, in cui è l’azione a prevalere sull’ideologia ma non sull’idea. Bisogna infatti assumere come guida pochi principi non negoziabili, che saranno alla base di qualsiasi azione. Affinché la politica conservi sempre vitalità ed efficacia, secondo Quagliariello non può essere intesa come mestiere per la vita, altrimenti diventa prassi, si appiattisce nella continuazione sterile e burocrate, nella persecuzione della mera convenienza personale negando ontologicamente il senso stesso della azione politica.
In conclusione l’autore – sulla scia della dinamica turbolenta del dibattito, movimentato dai temi di attualità politica – ha affermato una posizione importante analizzata anche nella sua opera: ciascun individuo è titolare di una duplice situazione soggettiva ,che comporta il diritto di parlare contestualmente al dovere di ascoltare e di permettere l’altrui espressione, entrambi elementi fondanti del logos e della struttura dialogica che interessa la politica come socialità. Sono anche il silenzio e l’ascolto, ormai doti sempre più rare nel nostro tempo, ad avere un ruolo centrale: come ammoniva Catone, si diventa fomentatori di chiacchiere e dichiaratamente stolti fuggendo dal silenzio riparatore e presuntivo.