A Pompei più che i fondi disponibili conterà la gestione

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A Pompei più che i fondi disponibili conterà la gestione

12 Luglio 2011

Spesso si sente ripetere il luogo comune per cui il Sud verserebbe in uno stato di arretratezza rispetto al Nord a causa della mancanza di investimenti. È una tesi che viene spesso ribadita in tema di ricerca, di sanità, di istruzione. In realtà il problema non è tanto quello delle risorse, ma quello del loro (cattivo) utilizzo. Certo, si può sempre investire di più, è vero che come si suol dire “la coperta è corta”, specie se si pensa agli esagerati costi della politica, ma il problema vero è quello della gestione del denaro, soprattutto nei periodi di crisi.

Un esempio lampante del cattivo uso delle risorse al Sud è quello di Pompei, uno fra i siti archeologici più visitati al mondo. Ancora una volta si apprende come questo sito sia oggetto di sprechi e fenomeni di mala gestione che gridano vendetta. La situazione è talmente grave che il ministro Galan pare stia facendo da mediatore per cercare nuovi contributi per lo scavo archeologico da quello che risulterà essere il miglior offerente tra francesi e americani. Insomma: uno tra i nostri siti archeologici più importanti e più belli rischia di aver bisogno di interventi esterni per essere salvaguardato, dopo tutti i soldi già investiti in passato.

Cosa è successo, dunque, e come si arrivati a questa situazione? Ebbene, si apprende proprio oggi come dalla relazione del nucleo di valutazione degli investimenti europei della Regione emerga un quadro sconcertante di sprechi e di soldi letteralmente buttati. Si parla di strutture mirabolanti, costate milioni di euro e che, eppure, non sono state ancora utilizzate; si parla di beni restaurati nell’ambito del Pi (Piano integrato), ma che non sono accessibili al pubblico a causa dell’impossibilità, comunicata dalla Soprintendenza “di assicurare nelle insule interessate dagli investimenti il servizio di guardianìa”. Addirittura i mosaici della casa di Cecilio Giocondo sarebbero spariti sotto muffa ed erbacce.

La morale della favola è chiara: o al Sud si forma una nuova classe dirigente in grado di gestire con oculatezza e lungimiranza le risorse, o si assisterà ad un inevitabile, inarrestabile, declino. Del resto quanto sta accadendo a Napoli con la crisi della spazzatura, che umilia una comunità agli occhi del mondo, è un campanello d’allarme che è bene non ignorare.