A scuola di “dopo Covid” per imparare il mondo che verrà

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A scuola di “dopo Covid” per imparare il mondo che verrà

18 Dicembre 2020

Ci avviamo a grandi passi alla fine del 2020, un anno a dir poco singolare in cui è successo gran parte di ciò che pensavamo non potesse accadere.
Siamo nati o cresciuti convinti che la crescita, il progresso, la globalizzazione, la scuola e l’istruzione, così come il diritto alle cure sanitarie, non potessero più essere messi in discussione, che fossero dati certi, elementi permanenti del presente e del futuro.
Fino a dodici mesi fa, la parola pandemia era ricordata in testi di ricostruzione storica, all’interno di elaborazioni letterarie e sceneggiature cinematografiche o al limite nei racconti di qualche bisnonno.
I giovani, così come tutte le generazioni vissute dopo gli anni ’50 del ‘900, non avevano mai preso seriamente l’idea che potesse accadere di nuovo, che gli enormi passi avanti fatti dalla ricerca scientifica e dalla medicina non avrebbero potuto nulla davanti ad un virus, la cui origine ancora non risulta chiara, che ha messo in ginocchio il mondo intero. Al limite avevamo immaginato, immergendoci nella trama di qualche film di semi-fantascientifico, gli effetti devastanti di un attacco batteriologico, di un pericoloso virus letale liberato nell’aria a scopo terroristico.
Ma mai avremmo potuto dipingere nella nostra mente lo scenario di un virus tanto potente quanto rapido, che avrebbe cambiato i connotati del mondo che conoscevamo, ribaltato i rapporti di forza tra Asia e Occidente, colpito e affondato il modello di Europa basato sui famosi parametri di Maastricht, bloccato le frontiere e messo in discussione la nostra libertà di salire su un aereo e visitare qualsiasi Paese del mondo. Né avremmo potuto credere che i bambini e i ragazzi avrebbero saltato la scuola per quasi un anno e che, a un certo punto, sarebbe stata messa in dubbio perfino la possibilità di poter accedere ad un ospedale ed essere curati, per mancanza di letti disponibili. Ancor meno avremmo creduto che questo sarebbe avvenuto nella nostra città, nella nostra Regione, nel nostro Paese e praticamente in tutto il globo.
Questa emergenza totale e internazionale ha fatto apparire il sentimento dell’anti-politica e dell’anti-casta, divenuto popolare al punto da conquistare il governo del Paese, quasi anacronistico e fuori dal tempo. Davanti a problemi concreti, criticità radicali ed emergenze impellenti ci siamo ricordati a cosa serve la politica, la rappresentanza democratica, di quale dovrebbe essere il ruolo del Parlamento all’interno dei pesi e contrappesi tra poteri dello Stato, di quanto sia importante che chi decide abbia gli strumenti e le conoscenze adeguate per farlo. Ci siamo ricordati che un Paese ha bisogno di una guida, di una visione, di una strategia cui i cittadini possano affidarsi e di cui possano fidarsi.
Finalmente, abbiamo capito che non è affatto vero che “uno vale uno” e che è maledettamente importante votare e scegliere di essere rappresentati da chi è più acculturato, più preparato, più capace di noi.
Ci siamo resi conto che essere cittadini di un Paese non è molto diverso che salire su un aereo. Chi di voi accetterebbe di salire su un velivolo guidato da un passeggero scelto casualmente (magari tramite anonime votazioni online) invece che da un pilota altamente formato, addestrato, con tanta esperienza quante ore di volo alle spalle? Così come non siamo tutti uguali su un Boeing 777, non lo siamo all’interno di un Paese e delle sue Istituzioni. C’è chi è nato, cresciuto, ha studiato e si è allenato per guidare e chi, invece, ha deciso di allacciare la cintura e lasciarsi portare a destinazione.
Ecco perché il vissuto di questi mesi non può che rafforzare, e al contempo rinnovare, la necessità di selezionare, addestrare e mettere alla prova chi tra le nuove generazioni ha l’ambizione di sedersi al posto di comando, tanto più quando – come oggi – le probabilità di incontrare forti perturbazioni durante il volo sono molto alte.
Dobbiamo prepararci e preparare le nuove generazioni alle sfide che ci attendono nel prossimo futuro, in quell’epoca che abbiamo deciso di definire come “d.C.: dopo Covid” nella quale il rilancio e la ricostruzione economica, sociale, geopolitica, antropologica e politica del Paese, dell’Europa e dell’intero Occidente dipenderanno dalla capacità delle nuove classi dirigenti di fare i conti con le certezze sconvolte e di afferrare le opportunità da non perdere.
Sarà questo il focus della Scuola di Alta Formazione Politica della Fondazione Magna Carta, che quest’anno compie 15 anni: un traguardo che ne sancisce la solidità, ma che – al contempo – ne segna la crescita e il rinnovamento.

Il bando per l’iscrizione alla Scuola e per candidarsi a vincere una delle 25 borse di studio è aperto fino all’8 gennaio 2021 e consultabile sul sito www.magna-carta.it.