A Silvia (Ballestra)
05 Settembre 2010
di Vito Punzi
La notizia era che il bimestrale americano "AARP The Magazine" ha indicato le Marche come uno dei "cinque paradisi terrestri" dove varrebbe la pena andare a trascorrere la vita, dopo la pensione. Insomma, una regione per vecchi. Curioso, o forse semplicemente consequenziale, che il "Corriere della Sera" (19 agosto) abbia fatto commentare la notizia alla ex "giovane scrittrice" Silvia Ballestra (qualcuno al corrierone voleva forse insinuare che la sua scrittura nasceva già vecchia?).
Dopo aver piacevolmente scoperto che l’editorialista de "L’Unità", da buona marchigiana, siede e mira "da secoli" l’infinito da dietro la siepe leopardiana, abbiamo immaginato lo stesso Giacomo, superato l’attimo di smarrimento, rimettere mano ad uno delle sue poesie più note: A Silvia. Proprio lui, che a differenza dei milioni di amerikani (così avrebbe scritto 20 anni fa la Ballestra) che invaderanno le Marche, fu ben felice di starsene lontano dalla regione plurale.
A Silvia
Silvia, rimembri ancora
Antò Lu Purk, Antò Lu Zorru, quel tempo della tua vita mortale,
quando beltà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, marginale ed arrabbiata, il limitare
dei giovani under 25 salivi?
Sonavan le inquiete
stanze di Massimo Canalini, e le vie d’intorno al Lavoro Editoriale,
al vostro perpetuo e comune scrivere,
allor che all’opre femminili intenta
sedevi, assai contenta
di quel certo avvenir che per te l’editor in mente aveva.
Che pensieri soavi,
che speranze, che cori, o Silvia mia, nel tuo La guerra degli Antò!
Quale allor ci apparia
la vita umana e il fato!
I glutei della Divina Maruska che minacciano lo schermo
“da una prospettiva particolarmente scorciata”!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
un affetto mi preme
acerbo e sconsolato,
e tornami a doler di mia sventura: venir a morir nelle tue Marche!
O natura, o natura,
perché non rendi poi
quel che prometti allor? perché di tanto
inganni i figli tuoi? Come fecero i tuoi concittadini, o Silvia,
nel 2006, quando, cattivi, non ti fecero vincere
il premio Volponi.
Tu pria che l’erbe inaridisse il verno,
da chiuso morbo canaliniano combattuta e vinta,
ti sbattevi per arricchire, o saputella.
Un tempo, quella marchigiana,
era per te la cultura “dei doppi e dei tripli lavori”,
era lo “sventramento dei paesaggi domestici”.
Ora, da milanese, vedi solo il “pittoresco”,
“colline pettinate da vigneti gentili, “tanti paesini
medioevali”, “mille case a portata di voce”.
Ahi come,
come passata sei,
cara compagna dell’età mia nova,
mia lacrimata speme!
Questo è il mondo? questi
i diletti, l’amor, l’opre, gli eventi,
onde cotanto ragionasti insieme a Canalini?
questa, speri, sarà la sorte delle umane genti americane?
All’apparir del vero
tu, misera, cadesti: e con la mano
la fredda morte nelle Marche ed una tomba ignuda
mostravi dalla tua lontana Milano.
Non pago, il poeta recanatese consiglierebbe poi alla Ballestra, a lei che fece fortuna con gli under, di proporre a Canalini, ora che è passato qualche tempo, una collana per ultraottantenni (meglio se americani, così si fa turismo). Immagino il nome: "Over 80. Scrivere per non morire". Certo l’editor dovrebbe essere all’altezza: sostenere mani tremolanti, essere pronto a svuotare pappagalli, gestire il successo degli autori (ci sarà tempo per l’opera seconda?). Del resto Silvia è cresciuta, ha capito come va il mondo (del resto scrive per "L’Unità" e per il "Corriere") e già la vediamo sedere e mirare dietro la siepe recanatese, con Lu Porku e Lu Zorru, un po’ invecchiati anche loro, che s’intendono che è un amore con Dustin Hoffman, pronta ad accogliere i "nuovi marchigiani" d’America che, statene certi, da domani a frotte sbarcheranno in Adriatico.