A spasso per la Germania ‘multikulti’, il prezzo dell’accoglienza indiscriminata
02 Dicembre 2016
Sfogliare i quotidiani tedeschi per un mese di fila produce risultati impressionanti. È il primo ottobre: due migranti stuprano una donna di ventitré anni a Lüneburg mentre cammina in un parco con il figlio. Mentre un po’ a turno la violentano, costringono il bambino ad assistere al tremendo spettacolo. Il giorno dopo, un episodio analogo coinvolge un diciannovenne marocchino e una novantenne che usciva da una chiesa a Düsseldorf. È ancora il 2 ottobre, e il ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble, fa appello ad un “islam tedesco” per facilitare l’integrazione di tutti quei musulmani che nel paese non riescono a sentirsi a casa.
Il 4 ottobre, il Münchner Merkur riferisce che l’Oktoberfest di quest’anno ha registrato il più basso tasso di partecipazione dal 2001: la preoccupazione di attacchi terroristici e di aggressioni sessuali sempre più frequenti hanno tenuto alla larga i visitatori. Il 6 ottobre, più di quattrocento residenti del quartiere Altenessen di Essen incontrano i politici locali in un dibattito televisivo per affrontare il problema della spirale di violenza e criminalità – che non accenna a diminuire – ad opera degli immigrati nella zona. I cittadini si lamentano del fatto che spesso le loro richieste di aiuto non trovano risposta da parte della polizia. Il giorno dopo, un asilo a Kassel, The Sarah Nußbaum Haus, rende noto ai genitori degli alunni che per quest’anno niente Natale. Occorre necessariamente rispettare “l’elevata percentuale di bambini musulmani”. Inoltre, a quanto pare, celebrare il Natale non è contemplato nel processo di integrazione nella cultura europea: si fa prima a rinunciare alle tradizioni e ai riti cristiani.
L’8 ottobre, sul Weltam Sonntag si legge che, nel corso dei primi sei mesi del 2016, sono stati più di duemila i migranti che hanno richiesto asilo e che avevano passaporti falsi. Ma le autorità tedesche hanno preferito chiudere entrambi gli occhi, sorvolando sui pericoli di eventuali collegamenti tra clandestini e stato islamico. Due giorni dopo la pubblicazione della notizia, un ventiduenne rifugiato dalla Siria viene arrestato dopo che la polizia ha trovato esplosivi nel suo appartamento. Sospettato di aver ordito un complotto per bombardare un aeroporto di Berlino, si impicca dopo un paio di giorni in una prigione a Lipsia. Il 14 ottobre, il presidente federale della Germania, Joachim Gauck, racconta ai tedeschi che devono sentirsi pronti al fatto che presto o tardi il paese avrà un presidente musulmano. La replica arriva direttamente dall’ufficio del presidente che sulle pagine del Bild riferisce, “il giuramento non verrà mai cambiato da ‘che Dio mi aiuti’ a ‘così mi aiuti Allah’”.
In un’altra zona del paese, contemporaneamente, Volker Beck, rappresentante dei Verdi al parlamento, fa appello ai tedeschi perché imparino l’arabo in modo da far sentire i migranti più a loro agio. Il 15 ottobre, un immigrato siriano piomba, sparando, nel bel mezzo della celebrazione di un matrimonio nella chiesa del Carmelo a Duisburg. Si mette a ‘palpeggiare’ la statua della Vergine Maria mentre grida “Allahu Akhbàr”. Le autorità intervenute reputano opportuno semplicemente sottoporlo ad un test di natura psicologica, dopodiché lo rilasciano. La stampa riferisce che episodi come questo, in cui i musulmani irrompono durante le celebrazioni cristiane o vandalizzano le chiese tedesche, stanno aumentando a dismisura.
Il 16 ottobre, due fidanzatini sedicenni mentre passeggiavano ad Amburgo vengono accoltellati da uno sconosciuto e il ragazzino muore. La polizia dichiara che le vittime, non derubate di alcunché, sono state accoltellate semplicemente perché, in quel momento, il sospetto ne aveva voglia. Successivamente, lo stato islamico rivendica la responsabilità dell’omicidio. Il 17 ottobre, l’Ong Open Doors, che si occupa dei cristiani perseguitati, riferisce che i musulmani stanno attaccando i cristiani nei campi profughi di tutta la Germania sempre più frequentemente. L’Ong documenta settecentoquarantatre incidenti tra maggio e settembre 2016, aggiungendo, “è solo la punta dell’iceberg”. Il 19 ottobre, un trentenne immigrato dalla Siria compare in tribunale con l’accusa di aver molestato sessualmente dieci bambini a Friburgo e Müllheim. Il padre di una delle vittime aveva riconosciuto nell’immediato il sospettato, ma la polizia ha preferito aspettare dieci giorni prima di intervenire.
Il 21 ottobre, un esperto di islam e membro del partito dei Verdi rilascia un’intervista alla Welt am Sonntag nella quale chiede che venga concesso ai migranti siriani di fondare una città in Germania, in modo da prevenire la radicalizzazione, “perché non fondare una nuova Aleppo in Pomerania? Così da dimostrare che ciò che gli emigranti irlandesi e britannici hanno fatto nel Nord Est degli Stati Uniti è possibile anche da noi”. Il 24 ottobre, ad un gruppo di adolescenti serbi di Amburgo – colpevoli di aver stuprato una ragazza di quattordici anni, poi morta per essere stata lasciata nuda a temperature sotto lo zero – viene sospesa la pena. Il giudice motiva la decisione per il fatto che i giovani hanno dimostrato un “sentito rimorso” per il gesto compiuto. Lo stesso giorno, YouGov pubblica un sondaggio secondo il quale è ben il 68% dei tedeschi a ritenere che la sicurezza in Germania non sia tale: temono per la propria vita e si sentono poco sicuri nel partecipare agli eventi pubblici.
Il 25 ottobre, sette migranti bambini (alcuni di soli 7 anni) hanno violentato tre ragazzine rispettivamente di nove, undici e quattordici anni, in una piscina pubblica a Berlino. Un altro gruppetto di bambini, invece, in un’altra zona del Paese, al grido di “Allahu Akbàr” lanciava pietre contro un sacerdote reo di indossare la croce. Il tutto mentre l’Huffington Post dava in stampa un articolo in cui un migrante siriano chiedeva che i segnali stradali e i prodotti dei supermercati venissero tradotti in arabo in modo da semplificare loro la vita. Il 27 ottobre, vengono donati 845.000 euro (denaro dei contribuenti) a due associazioni islamiche per costruire moschee in città. Il sindaco della cittadina di Monhein confida nel fatto che, un gesto del genere, favorisca l’integrazione. Lo stesso giorno ai genitori di un adolescente che si è rifiutato di entrare in una moschea durante una gita scolastica, viene recapitata una multa di 300 euro perché il figlio si è dimostrato poco partecipe al processo di integrazione.
Il 28 ottobre, diciassette musulmani aggrediscono due donne di fronte una chiesa di Friburgo. Solo in tre vengono arrestati: tutti provenienti dal Gambia, arrivati in Germania come rifugiati e già detenuti per altri reati. A chiudere il mese di follia ci pensa una donna. È il 31 ottobre e gli ufficiali di polizia fanno irruzione nel suo appartamento perché lanciava mobili dalla finestra. Una volta entrati, la donna con il capo velato li aggredisce al grido di “Allah è il più grande”. Solo un mese nella Germania modello della società in cui regna il multikulti. Solo un mese per vedere quanto è caro il prezzo dell’accoglienza ‘senza se e senza ma’. Si tratta, però, di un conto che l’Occidente ha deciso di pagare con inerzia all’islam.