A Teheran ancora proteste: la polizia spara nel mucchio
24 Giugno 2009
Ieri è arrivata la notizia che il riconteggio parziale dei voti delle presidenziali ha confermato il risultato del 12 giugno scorso. Vince Ahamadinejad e giù botte ai manifestanti riuniti nella centralissima piazza Baharestan, nei pressi del parlamento. I blogger parlano di 4 morti e decine di feriti.
Non vanno bene le cose per i manifestanti dell’Onda a Teheran. Secondo Mehdi Karroubi, un altro degli sconfitti alle elezioni “Non dobbiamo accettare i risultati e pertanto considero illegittimo il nuovo governo”. La richiesta è sempre la stessa, annullare il voto. Ieri è stata un’altra giornata di violenze e di sangue. Qualche decina di migliaia di manifestanti si erano riuniti nella centralissima piazza Baharestan a Teheran, nei pressi del parlamento iraniano. Secondo svariate fonti che citano testimoni locali a un certo momento da una delle moschee nelle vicinanze sono saltati fuori all’incirca 500 Basij armati di mazze e bastoni che hanno cominciato a colpire la folla.
Le fonti sono contrastanti ma si parla di 4 morti (dicono i blogger) e diversi feriti. E’ stato un “massacro”, un “inferno”, donne picchiate senza pietà e abbandonate sul selciato. L’impressione è che il presidente Ahmadinejad stia scatenando le forze repressive che gli sono fedeli per mettere definitivamente il bavaglio ai rivoltosi. Il fatto che Mousavi abbia deciso di annullare la manifestazione prevista per oggi – in memoria della giovane Neda, la ragazza divenuta simbolo di tutte le vittime della rivolta – la dice lunga sui timori dell’opposizione, considerando anche il fatto che la guida suprema Khamenei ha invitato gli iraniani “a rispettare la legge”.
Il ministero degli interni iraniano ha vietato altre manifestazioni nonostante il sindaco di Teheran avesse chiesto alle autorità di permettere ai dimostranti di poter scendere liberamente in strada. Giornalisti e membri dello staff di Mousavi sono stati arrestati, tornano a circolare voci che vorrebbero il capo dell’opposizione ai domiciliari, e sembra sempre più inverosimile la richiesta avanzata dalla moglie di Mousavi di rilasciare tutti i fermati e gli arrestati degli ultimi giorni (2000 secondo le associazioni per i diritti umani iraniane).
Un altro segnale negativo – che potrebbe evidenziare come si stia aprendo una crepa fra l’elite che guida l’opposizione e i manifestanti – è che Mousavi ha preso le distanze dalla piazza (“la riunione di ieri non ha legami con il campo politico di Mousavi – si legge in un comunicato – ed è stata organizzata in modo indipendente). Il messaggio delle autorità è chiaro, le manifestazioni devono cessare o quella che fino adesso è stata una dura repressione si trasformerà in un vero e proprio bagno di sangue.
Va ricordato che oggi il ministro degli esteri Mottaki ha dichiarato che non sarà presente al G8 dei ministri degli esteri previsto per domani a Trieste, dopo che il governo italiano aveva fatto di tutto per coinvolgere l’Iran nella partita. Per il ministro Frattini “quelle che giungono da Teheran sono notizie terribili che condanniamo perché screditano le autorità iraniane e rendono questo Paese un problema per la comunità internazionale”. D’altra parte a Trieste sarebbe stato complicato sedere accanto al rappresentante dell’Iran che giudica le potenze occidentali, gli Usa e la Gran Bretagna su tutte, come i mandanti della rivolta dell’Onda.