A tu per tu con i salafiti egiziani: chi sono davvero?

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A tu per tu con i salafiti egiziani: chi sono davvero?

06 Marzo 2012

IL CAIRO – In questa fase di transizione “post-regime”, tutte le voci messe a tacere durante l’era del "faraone" deposto, Mubarak, fanno a gara per emergere, ritagliandosi uno spazio nel fermento delle idee di un Paese in travaglio. In particolare, in questo scenario si inserisce la voce del partito salafita “Al-Nur” (La-Luce) che, prima delle elezioni veniva considerato minoritario, debole, lontano dalla mentalità dell’egiziano medio. Tuttavia, gli esiti delle elezioni parlamentari hanno capovolto la loro posizione marginale, sorprendendo gli stessi leaders. “Al-Nur” ha infatti ottenuto il 25% dei seggi alla Camera Bassa e tanti ne ha guadagnati nelle attuali elezioni della Camera Alta, posizionandosi dopo solo "Giustizia e Libertà".

Siamo andati in casa loro, dove abbiamo raccolto le loro opinioni sull’Egitto del futuro, e ne riportiamo il pensiero. Ecco cosa pensano Mohammad Al-Nur, portavoce ufficiale del partito, e Bassem Al-Zarqa, membro dell’Alto Consiglio del Partito. Ci hanno riferito che nel loro programma per la tutela dei diritti umani, dopo trent’anni di regime, c’è una priorità: garantire una vita dignitosa ad ogni cittadino egiziano, senza nessuna distinzione di credo, in base ai principi della Shari‘a che protegge e garantisce il diritto e la libertà di culto. La Shari‘a è già fonte del diritto egiziano e rappresenta, secondo Al-Nur, l’identità della società egiziana. Il dott. Mohammad Nur, in particolare, ha dichiarato che il loro programma si propone di smantellare e ricostruire le istituzioni statali, come l’apparato di sicurezza, fortemente corrotto.

L’atteggiamento di questa corrente, che vorrebbe tornare ai primi secoli dell’Islam, sembra cambiato, più propenso al dialogo, rispetto ai tempi in cui veniva dipinto come uno spauracchio. Essendosi trasformato da movimento a partito politico giunto al potere, ha ridefinito i propri toni, rimettendo in discussione determinate tematiche, difendendosi da attacchi da loro definiti “falsi” della stampa sulla loro natura estremista e, talvolta, violenta. Infatti, giustificano lo scontro confessionale che si vive quasi quotidianamente nei villaggi delle sperdute periferie egiziane, come risultato dell’ignoranza dilagante, derivata da un sistema d’istruzione statale fatiscente. Proprio per questo, tra le priorità del partito salafita, secondo le parole di Bassem Al-Zarqa, c’è la riforma dell’istruzione.

Alla luce delle osservazioni appena fatte, la domanda circa la necessità di varare nuove leggi che regolino la vita religiosa dei cittadini privati, come ad esempio la libertà di culto, connessa alla libertà di cambiare religione, è sorta spontaneamente. Tuttavia i due leader si trovano d’accordo sul fatto che esistono già testi giuridici, attinenti alla Shari‘a, che non hanno bisogno di essere revisionati né cambiati, poiché esaustivi.

“Noi siamo un partito politico – insiste Mohammad Al-Nur – Non tocca a noi decidere in merito alla volontà di convertirsi da una religione ad un’altra. I cristiani ed i musulmani convivono sullo stesso suolo da migliaia di anni qui in Egitto, sotto un ordinamento islamico. Storicamente, non si può dire che ci sia stato alcun tipo di repressione per i non musulmani. Anzi, la Shari‘a islamica promuove la difesa delle minoranze. A testimonianza di ciò, è la presenza di minoranze massicce in Egitto e di tantissime chiese, più numerose rispetto alle moschee, più grandi e migliori. Ci sono religioni che permettono di cambiare religione. La religione cristiana stessa non prevede il divieto di cambiare religione. Ma se ti impegni con l’islam, non puoi più tirarti indietro. Tuttavia le sanzioni al reato di apostasia sono di competenza della Magistratura, non di un partito politico".

Venendo a questioni di politica internazionale. È risaputo che l’Egitto intende rivedere i trattati di pace nella regione mediorientale. Cosa può dirci in merito a quest’argomento?

Esiste un unico Trattato di Pace: quello con Israele. Secondo noi di Al-Nur questo trattato è stato stipulato in un clima non democratico. Lo diventerà quando verrà sottoposto ad un referendum popolare. Inoltre è necessario che vi sia trasparenza: purtroppo i politici non sanno, finora, quali siano gli articoli di questo Trattato. Quindi, innanzitutto dobbiamo rendere integralmente accessibili questi articoli al popolo egiziano. In secondo luogo, se tra questi articoli ci fosse anche un solo articolo che minaccia gli interessi degli egiziani, o che esprime repressione nei confronti degli egiziani, bisogna cambiarlo immediatamente. Questo non significa che vogliamo muovere guerra contro Israele. Noi siamo per la pace ma, non vogliamo essere repressi. Non vogliamo interagire con Israele come se fossimo uno stato di secondo livello. L’Islam stesso prevede che ci siano trattati di pace, ma è necessario porsi una domanda: in questo momento Israele sta rispettando il Trattato di Pace? Questo impegno non può essere adempiuto soltanto dagli egiziani, ma da entrambe le parti. Bisogna capovolgere la domanda indirizzandola ad Israele: siete disposti a rispettare il Trattato di Pace? Siete disposti a rispettare l’Egitto, gli egiziani ed i palestinesi? Il salafismo è un movimento pacifista, prima di giungere ad un conflitto armato, si valuterà ogni via alternativa basata sul dialogo!

Lei dice che il salafismo è contro la violenza. Purtroppo però, secondo quanto appreso dalla stampa, ci sono stati diversi attacchi alle chiese copte da parte di gruppi di salafiti.

Questa notizia è falsa! Abbiamo una tradizione lunghissima in Egitto di convivenza. Inoltre, le notizie riguardanti gli episodi di violenza trattate dalla stampa sono state da noi analizzate, indagando a fondo e risalendo alle fonti e le garantisco che non hanno riscontri con la realtà. La stampa scaglia contro di noi accuse e bugie che respingiamo! Abbiamo un forte legame con i copti in Egitto … Tra l’altro, durante la rivoluzione, abbiamo giocato un ruolo importantissimo nella difesa delle chiese.

Perché il salafismo abbraccia così tanti consensi, non solo in Egitto, ma in tutto il mondo che ha vissuto la Primavera Araba?

Esiste una sorta di “accoglienza” generale verso il pensiero salafita, che si dimostra semplice e basilare: abbracciare la vita degli antenati, dei primi musulmani, una sorta di “ritorno alle origini”, all’identità. Anzi, posso addirittura aggiungere che le correnti salafite proliferano non solo nei paesi islamici, ma anche in Europa. La gente ha provato a lungo a vivere le idee capitaliste, imperialiste, socialiste, ecc. Hanno provato il socialismo, il comunismo per lunghi periodi che alla fine si sono rivelati fallimentari. Ora, è arrivata la resa dei conti anche per il sistema capitalista. Ci si è resi conto che tale dottrina lede i diritti umani e la giustizia sociale. Questo è anche quanto dicono gli esperti in economia a livello mondiale. Viviamo nella globalizzazione, ovvero in un’era in cui una cultura, in particolare quella anglo-americana, ha voluto imporre il suo dominio in ogni parte del mondo. Quindi, in questo contesto di imposizione di culture dall’esterno, i popoli hanno innescato un meccanismo di auto-difesa per riappropriarsi della propria cultura locale. Questa è una reazione naturale all’attacco anglo-americano.

Dato il ritorno alle origini e all’applicazione della Shari‘a, in Egitto, in futuro saranno vietate, ad esempio, la produzione di alcol o altri prodotti considerati “haram”, vietati, nell’islam?

Ripeto, noi siamo innanzitutto un partito politico. Spetta alle autorità giudiziarie agire in questo campo. E comunque, se dovesse essere applicata la sharia, l’islam rispetta l’individualità del non-musulmano, consentendogli di mangiare e bere quello che preferisce. In secondo luogo, bisogna distinguere tra la sfera pubblica e privata. Non entreremo nel privato per indagare su cosa viene mangiato e bevuto quotidianamente. L’islam proibisce assolutamente la violazione della privacy. Tuttavia, la strada è proprietà dello stato, quindi rientra nella giurisdizione delle istituzioni statali. Inoltre, ogni Paese ha le sue tradizioni e costumi che è necessario rispettare. Non bisogna rimanere stupiti se i musulmani vogliono adeguarsi alle usanze islamiche, già note ampiamente. Anche se, purtroppo, in Egitto esiste un vero e proprio razzismo nei confronti di coloro che vogliono impegnarsi a rispettare le tradizioni islamiche. Ad esempio, se entri nel club delle forze armate vi è un cartello dove si legge chiaramente: “Vietato l’ingresso nel club ai barbuti ed alle donne con il velo integrale!”. Questo è vero razzismo. Noi di Al-nur siamo contro il razzismo, a favore della libertà personale: io voglio la mia libertà di vestire come mi pare ed entrare in qualsiasi club o hotel, senza restrizioni riguardanti l’abbigliamento!

In realtà è curioso quanto afferma perchè, stando all’esperienza di molte donne straniere, ma anche autoctone, che indossano abiti non “islamici” nel senso in cui lei intende, si registrano casi continui di molestie, insomma, una sorta di “razzismo” come l’ha appena definito.

Ovvio, questa sua osservazione è importante: in questo modo sai che ci sono tradizioni in Egitto che devi rispettare, così come io rispetto il modo di vestire e le leggi europee in Europa! Noi, francamente, come partito, non ci interessiamo di queste problematiche … Esistono problemi molto più urgenti da risolvere in Egitto, come ad esempio le derrate alimentari, la Costituzione che deve garantire le libertà al popolo, l’occupazione, la crisi del gas e della benzina … i veri e reali problemi dell’Egitto! Purtroppo la stampa liberale, i media al soldo dell’imperialismo globalizzante pongono l’attenzione su questi problemi, per noi marginali.

Ho l’ultima domanda per lei: qual è la sua opinione e quella del partito circa gli eventi legati agli episodi di violenza come quello per esempio avvenuto nello stadio di Port Sa‘id, dove sono rimaste uccise 74 persone? È lecito continuare a protestare contro la Giunta Militare?

Esistono forze anti-rivoluzionarie, sia esterne che interne, che vogliono distruggere il paese. Episodi di violenza come quello dello stadio di Port Said, e le reazioni ad esso, non sono altro che gli ennesimi di una lunga serie e probabilmente ce ne saranno ancora. Grazie a Dio, siamo riusciti a svolgere delle elezioni che hanno prodotto un parlamento che rinnoverà il paese e sradicherà i problemi. L’Egitto, purtroppo, è ancora malato di un virus che risiede ancora nel suo cuore. Stiamo lavorando per renderlo un paese migliore, inshallah!

Chissà cosa penserebbero delle parole dei leader salafiti i giovani che continuano a credere nella rivoluzione. Questa domanda, però, non gliel’abbiamo fatta…

Ilaria Costa è junior analist OGMO

Tratto da Osservatorio Geopolitico del Medio Oriente (OGMO)