A un giorno dal sì William e Kate dicono no all’ambasciatore siriano
28 Aprile 2011
Issate le Union Jack che tingono di rosso e blu le vie di Londra, organizzate le 5500 feste per i sudditi che non potranno alzare i calici a palazzo, schierate e ammaestrate a dovere le 101 Guardie della Regina con giubba e colbacco di pelle d’orso che dovranno assistere immobili alle 4 ore di celebrazioni nuziali, scelto il cappello della sposa. Tutto, ma proprio tutto, è pronto per il Royal Wedding del secolo che domani catalizzerà su Buckingham Palace gli occhi e le telecamere dell’universo mondo.
Ma nelle ultime ore, a parte le indiscrezioni trapelate su un presunto patto prematrimoniale firmato in gran segreto dai due (accorti) piccioncini, ciò che ha destato scalpore e ha fatto sollevare un polverone è stata la pubblicazione della fatidica lista degli invitati al lieto e regale evento.
Tra teste coronate (il Duca di York, il Principe Alberto di Monaco e Miss Charlene Wittstock, Il Gran Duca e la Duchessa del Lussemburgo, Re Simeon II e Regina Margarita of the Bulgrarian) vip vari ed eventuali (Guy Ritchie, Rowan Atkinson, Mario Testino), calciatori (David Beckham), cantanti pop (Joss Stone, Elton John) e centinaia di soliti ignoti, i riflettori sono puntati su due grandi assenti: gli ex premier Tony Blair e Gordon Brown. E, soprattutto, su una scandalosa presenza: Sami Khiyami, ambasciatore della Siria, in queste ore teatro di una delle più sanguinose repressioni civili da parte del regime di Bashar al-Assad – peraltro pesantemente condannata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Una scelta, quella di far partecipare alle celebrazioni Khiyami, a dir poco discutibile e poco “rispettabile”, nel senso più inglese del termine. Tant’è che, proprio a meno di 24 ore dal matrimonio, il portavoce del Foreign Office inglese ha reso noto che la Gran Bretagna ha ritirato l’invito perché la partecipazione dell’ambasciatore sarebbe “inaccettabile” alla luce “degli attacchi di questa settimana contro civili da parte delle forze di sicurezza siriane”.
Ma l’(infausto) invito continua ad essere additato come una scelta che “rasenta il grottesco” dai deputati laburisti, già ai ferri corti con gli aiutanti di palazzo per l’esclusione dal ricevimento dei due ex leader Blair (in carica per ben dieci anni dal 1997 al 2007) e Brown (primo ministro dal 2007 al 2010), poco graditi ai Windsor. Il Labour si chiede: perché la baronessa Thatcher, Sir John Major, David Cameron sì e B&B no? I parlamentari Tory, dal canto loro, hanno respinto le argomentazioni dei loro avversari politici che hanno definito “un affronto” il gesto, insistendo sul fatto che Lady Thatcher e Sir John sono stati invitati in quanto membri dell’Order of the Garter.
Ma la polemica sulla lista delle 1.900 fortunate guest non si è limitata agli esclusi ex leader Labour e alla presenza dell’ambasciatore siriano. Sì, perché secondo quanto riporta il Daily Mail, in aggiunta a quello di Damasco, membri di altri ‘regimi di ferro’ tra cui Arabia Saudita, Oman, Swaziland, Kuwait, Qatar, Brunei e Abu Dhabi – oltre ai leader della Corea del Nord e dell’Iran – saranno presenti domani presso Westmister Abbey a rendere omaggio a William e Kate tra champagne e tartine d’accoglienza. Ma da St. James Palace si ribatte che tutti gli inviti al corpo diplomatico sono stati decisi in stretto coordinamento con il Foreign Office ed estesi ai rappresentanti di ogni Paese che ha rapporti con Londra.
Polemiche a parte, lo spettacolo (tra disfattisti ed entusiasti) sta per cominciare e dopo trent’anni gli inglesi (e non solo) si fermeranno a contemplare quella che gli inossidabili fan dell’evento amano definire “la favola delle favole”. Non resta che iniziare a intonare God Save the Queen…