A Veltroni ora tocca trovare l’intesa nel Pd
03 Dicembre 2007
Nervi tesi nell’Unione e Partito Democratico alle corde. Non
sono bastati quasi tre ore e mezza di riunione nella sede del Pd di piazza
Sant’Anastasia per trovare la quadra sulla riforma della legge elettorale.
E
dire che è proprio il centrosinistra che considera le riforme, in primis quella
sul sistema di voto, tema imprescindibile e necessario. Ma più i giorni passano
e i contrasti aumentano.
Due i fronti nella maggioranza. Quello con i cespugli
riottosi a una modifica della normativa che possa penalizzarli. E quello
interno allo stesso Pd dove l’operato di Veltroni sta creando sempre più
mugugni e fibrillazioni. In realtà le critiche nei confronti del sindaco di
Roma da tempo fioccano come la neve.
Ad essere sotto accusa è una gestione
troppo personalistica del partito, sempre più modellato a sua immagine e
somiglianza. La nomina di Bettini come coordinatore è solo l’ultima accusa che
viene presa a sostegno di questa tesi. Una protesta che monta in particolare
tra gli ex-margheritini costretti ormai a subire l’onda lunga dei Ds e del
segretario stesso.
Per questo e anche per trovare una ricomposizione sul
fronte elettorale la convocazione del vertice di questa notte. All’inizio
doveva essere un incontro ristretto a pochi intimi: Prodi e capigruppo. L’idea
di una cena al ristorante. Poi si è deciso per una riunione allargata ai maggiorenti
del Pd. Ed alla fine il portiere ha contato oltre una ventina di persone che
alla spicciolata hanno imboccato il portone di piazza Sant’Anastastia.
Ma la ricomposizione
è rimasta molto lontana. Anzi al di fuori delle dichiarazioni ufficiali
l’incontro ha, piuttosto, evidenziato le divisioni. Su tutto c’è l’accusa al
segretario del Pd di aver aperto un credito di fiducia eccessivo nei confronti
del Cavaliere e di essere tentato dall’accordo sulla legge elettorale. Infatti
venerdì scorso l’incontro tra i due non si è chiuso con un accordo solo per i
timori, giustificati, di Veltroni di far piombare il centrosinistra in una
crisi profonda ed ingestibile.
E la riunione di stanotte ha indicato al sindaco
di Roma come il suo giro di tavolo sulla legge elettorale stia facendo
scricchiolare il Pd. In particolare il ministro Bindi, mai tenera con Veltroni,
ed il ministro della Difesa Parisi avrebbero espresso più di una riserva nei
confronti dell’operato di Veltroni.
Due
i punti critici, secondo loro: l’ipotesi di un’intesa con il Cavaliere ed il
“Vassallum” cioè la proposta veltroniana di legge elettorale.
Sia Bindi che
Parisi avrebbero detto chiaramente al sindaco di evitare corsie privilegiate per
il confronto con Berlusconi indicando come obiettivo dell’ex premier la
destabilizzazione dell’Unione per andare così subito al voto. Quindi altro che
riforme. Poi c’è la scelta del modello elettorale. Qui alle critiche dei due
ministri si sarebbe accodato anche il premier Prodi contrario al sistema
ipotizzato da Veltroni.
Non è un mistero che il professore da tempo stia
covando l’ipotesi di un ritorno al “Mattarelum” e cioè al maggioritario,
abbandonando qualsiasi velleità proporzionalistica. In effetti la sua è una
mossa tattica per durare. Sa bene che un accordo su una nuova legge elettorale significherebbe
la fine della sua stagione politica e le elezioni probabilmente nel 2009.
Ma i
ministri Parisi e Bindi non sarebbero stati gli unici ad esprimere le proprie
perplessità a Veltroni facendo notare, in particolare Rutelli, la necessità di
salvaguardare gli interessi della maggioranza. In sostanza andare avanti ma con
enorme cautela senza mettere a repentaglio il futuro della maggioranza e
soprattutto del governo.
Punti di vista che, poi, lo stesso ministro per i Beni
Culturali ha ribadito nell’intervista di oggi al Corriere della Sera spiegando che “le riforme si fanno con questo
governo, con Prodi”.
Parole che sono soprattutto un messaggio agli alleati
dell’Unione profondamente preoccupati per quello che sta succedendo. Proprio
Prodi venerdì si era fatto carico di queste preoccupazioni spiegando che lui
era il garante di tutta la maggioranza e quindi anche dei “piccoli”.
Il
tentativo di evitare l’implosione della maggioranza e comunque di far andare
avanti il dialogo sulle riforme. Ed infatti i venti di guerra dalle parti dei
cespugli già soffiano forti.
Clemente Mastella chiede un vertice di maggioranza
sulla legge elettorale minacciando altrimenti di abbandonare i lavori sulla
Finanziaria. Mentre Pecoraro Scanio parla di “carte truccate” e di “bacio della
morte con il Cavaliere”.
Il timore da parte di questi è quello di essere
spazzati via da un’intesa che metta fine ai piccoli partiti. Ipotesi, per loro,
da scongiurare. A tutti i costi. Anche mettendo in pericolo il governo e
andando subito a votare.
Così ora Veltroni dovrà cercare l’accordo in casa sua.
Un’impresa di certo più difficile di quella di venerdì con il Cavaliere. E con
il rischio di subire già i primi diktat dagli alleati minori. Non un buon
inizio per il futuro candidato premier del centrosinistra.