A Venezia l’unico velo da squarciare è quello dell’ipocrisia
27 Agosto 2008
di Sara Valeri
E’ una legge italiana del 1975 che proibisce di girare a volto coperto. E il regolamento dei Musei Civici di Venezia ne dà attuazione. E allora perché tanto scandalo di fronte alla presa di posizione di un custode del museo Ca’ Rezzonico di Venezia, che nei giorni scorsi ha chiesto ad una turista col capo completamente coperto di scoprire il volto o lasciare i locali del museo? Oggi in molti gridano allo scandalo, sia tra i politici sia tra i rappresentanti religiosi, e c’è chi chiede la testa del custode, a parziale risarcimento del danno morale subito dalla giovane donna. Ma sarebbe accaduto lo stesso se a coprire interamente il volto fosse stato un uomo?
In difesa del custode che ha per unica colpa quella di aver ben sorvegliato e di aver fatto applicare la legge, mansioni per cui era pagato, si è espresso il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Carlo Giovanardi, il quale ha manifestato piena solidarietà con il lavoratore che ha dimostrato di conoscere e di far rispettare la legge. "E’ del tutto evidente – dice Giovanardi – che i custodi del museo di Venezia hanno fatto il loro dovere e non a caso la solidarietà più convinta l’hanno avuta proprio da tanti musulmani che vivono in Italia, che sono le prime vittime di un fondamentalismo religioso ostentato e prevaricatore".
Per il sottosegretario "l’episodio di Venezia può sembrare di poca importanza, ma in realtà è su come un Paese affronta queste situazioni che si gioca l’alternativa tra la reale integrazione degli extracomunitari, da qualunque parte del mondo essi provengano, e un disastro di incomunicabilità con chi pretende di imporre in Italia atteggiamenti addirittura proibiti anche nel Paese di origine. La prima regola a cui tutti gli italiani e gli extracomunitari devono sottostare – conclude Giovanardi – è che la legge è uguale per tutti, soprattutto quando viene dettata per ragioni di ordine e di sicurezza pubblica".
A Giovanardi fa eco la deputata del Pdl Suad Sbai, che è anche presidente delle donne marocchine e ha lavorato alla Federazione dei musulmani moderati nell’ambito della Consulta per l’Islam. "In Italia esiste dal 1975 una legge che vieta di girare con il volto coperto – sottolinea, in merito all’art.5 della legge Reale sull’ordine pubblico – e bene ha fatto quel guardiano a farla rispettare". "Ho letto che prenderanno provvedimenti contro il sorvegliante – prosegue – ma ha la mia solidarietà. E’ il responsabile del museo che sbaglia, e che è meno informato. Se una regola vale per le maschere di carnevale, deve valere sempre. E le regole vanno fatte conoscere".
Da parte sua, in un’intervista rilasciata al Giornale, replica Diego Lupo il "custode incriminato". "Sono a posto con la coscienza, se mi dovesse ricapitare farei esattamente lo stesso». Secondo il sorvegliante "la norma è chiara: a volto coperto non si può entrare. E il volto di quella donna non era visibile". "Io sono tutt’altro che razzista: ho molti amici stranieri, alcuni sono musulmani – aggiunge – E mi hanno detto che ho fatto bene. Ho il massimo rispetto nei confronti delle persone che hanno una religione diversa ma anche loro devono rispettare le regole".
"Di certo – ha aggiunto – non ho preso iniziative ‘personalì. Anzi, dopo aver chiesto alla famiglia di attendere, mi sono consultato via radio con il caposervizio. Lui mi ha detto che potevano proseguire la visita, ma a quel punto loro volevano sapere quale fosse stato il problema. Io non parlo bene l’inglese, perciò li ho accompagnati all’ufficio informazioni, dove un collega ha spiegato loro il regolamento. Così hanno preferito andarsene, ma non sembravano arrabbiati. Da entrambe le parti c’è sempre stata la massima cortesia". "Non ho paura di perdere il lavoro".
Del fatto che Lupi non perda il lavoro è convinto anche Massimo Cacciari, che però si è guardato bene dal prendere le distanze da quanti hanno attaccato l’operato del custode veneziano: ”Non licenziamo nessuno, questo è certo”: può stare tranquillo il giovane guardiasala del Museo di Ca’ Rezzonico incorso in un equivoco davanti ad una visitatrice velata. ‘Ma come potremmo licenziare uno – dice il sindaco mentre è a colloquio con i lavoratori di Porto Marghera – semplicemente perché è stato un po’ stupidino e non ha lasciato entrare una col velo?”
Intanto, per evitare altri "spiacevoli inconvenienti" i musei di Venezia si attrezzano. Per prime lo fanno le Gallerie dell’Accademia che hanno già studiato una soluzione ad hoc. Ad annunciarla Gianni Curti, presidente della cooperativa “Verona 83”, chiamata in causa nella vicenda della turista velata con il niqab bloccata al museo di Ca’ Rezzonico: il museo metterà a disposizione delle visitatrici “velate” una apposita sala dove un’addetta potrà identificarle.
”Polemiche come quelle sollevate in questi giorni – spiega Curti – si sono già accese in passato: per questo le Gallerie dell’Accademia hanno pensato di allestire una stanza in cui le visitatrici potranno togliere il velo per essere identificate da una impiegata”.