Ablyazov, il “martire” che ha abbandonato moglie e figlia

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Ablyazov, il “martire” che ha abbandonato moglie e figlia

12 Luglio 2013

Carlo Bonini su Repubblica evoca "i misteri della operazione Ablyazov", raccontando le "strane visite" dei kazaki al Viminale. In un comunicato diffuso da M5S al Senato si legge che ”La revoca dell’espulsione delle donne kazake è una vittoria dei diritti umani". Sinistra e Libertà ha già pronta la richiesta di dimissioni del ministro dell’interno, Angelino Alfano. Dunque, "diritti umani" negati. Il "dissidente" Mukhtar Ablyazov, la polizia cattiva che "deporta" la famiglia dell’oligarca. Finocchiaro e Casini che commentano "Prendiamo atto con soddisfazione del comunicato di Palazzo Chigi che annuncia la revoca dell’estradizione della signora Shalabayeva e della sua bambina".

Giustizia sembra fatta ma… la vicenda di Mukhtar Ablyazov è una delle tante che circondano gli oligarchi russi o gli ufficiali corrotti che scappano dai Paesi dell’ex Unione Sovietica. Ablyazov è diventato celebre per ardite operazioni finanziarie, frodi, con cui ha cercato di impossessarsi illegalmente di milioni di dollari della Banca del Kazakistan e in parte c’è anche riuscito. Attualmente non si sa precisamente che fine abbia fatto, ma la giustizia inglese lo ha condannato, nonostante lui si dichiarasse pomposamente "un combattente per la democrazia". Lo hanno avvistato in Francia, in Spagna, mentre altri suoi ex colleghi venivano estradati dalla Repubblica Ceca con accuse simili. In Kazakistan sono 45 le persone indagate sullo scandalo finanziario e bancario. Le corti russe si muovono nella stessa direzione di Londra.

Finché nei sobborghi di Roma spuntano fuori i suoi familiari e scoppia il finimondo per l’estradizione, ops, la "deportazione". Un atto che, da parte italiana, era perfettamente legale avendo i nostri investigatori trovato la Shalabayeva con un passaporto falso centroafricano. Viene da fare un’altra considerazione, però. Due donne sono state fermate, estradate, fatte rimbalzare con metodi ancora da chiarire nel dettaglio. Ma le due kazake non sono vittime del Governo italiano. In realtà sono ostaggio della spregiudicatezza dell’uomo di casa, impegnatissimo a denunciare le persecuzioni subite dalla sua famiglia ma che nel momento decisivo lascia sole moglie e figlia.