Aborto e disoccupazione, ecco perché gli spagnoli hanno punito Zapatero

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Aborto e disoccupazione, ecco perché gli spagnoli hanno punito Zapatero

08 Giugno 2009

Se in Spagna le elezioni europee dovevano servire come un referendum sull’operato del governo, gli spagnoli hanno parlato chiaro bocciando Zapatero a pieni voti. La sconfitta dei socialisti non è stata solo una punizione per la crisi economica che sta colpendo duramente il Paese e per l’elevatissimo tasso di disoccupazione che ha lasciato per strada ben quattro milioni di persone. A pesare sono state anche le ultime decisioni dell’esecutivo che hanno creato una grave frattura nell’elettorato socialista. 

L’aspra campagna elettorale è stata caratterizzata dalle contestazioni contro la legge sull’aborto, dalle polemiche contro il premier Zapatero per l’uso dei voli di Stato a scopi elettorali, e dalle storie di corruzione che hanno coinvolto i popolari, tutti elementi che spiegano il malcontento degli spagnoli e il risultato del voto dello scorso fine settimana.

Con una partecipazione del 46 per cento degli aventi diritto al voto, il Partito Popolare (PP) vince le elezioni europee con un vantaggio di circa 4 punti rispetto al Partito Socialista (PSOE), che ha perso 700mila voti in cinque anni. I popolari hanno ottenuto il 42,23 per cento dei voti contro il 38,51 per cento dei socialisti. Con una differenza di quasi mezzo milione di voti, il PP porta all’Europarlamento 23 rappresentanti contro i 21 del partito di Zapatero.

Ma il malcontento dell’elettorato socialista nei confronti del governo emerge soprattutto nei dati di affluenza: nelle regioni dove il PP ha vinto, i votanti sono stati più numerosi rispetto a quelle dove il PSOE è egemonico. Un chiaro segnale che gli elettori socialisti hanno voltato le spalle a Zapatero. I risultati delle elezioni hanno invece permesso al leader del “Partido Popular”, Mariano Rajoy, di prendersi una boccata d’aria dopo 5 anni di crisi del centro-destra spagnolo, da quando Jose Marìa Aznar è uscito di scena. 

Come dicevamo, tra le principali ragioni della crisi dei socialisti in Spagna c’è la nuova legge sull’aborto che liberalizza la pratica dell’aborto stesso fino alle prime 14 settimane (estendibile a 22 settimane) e permette alle ragazze da 16 anni in poi di abortire senza il consenso dei genitori. L’opposizione a questa misura è stata al centro della campagna elettorale di Rajoy che ha accusato il governo Zapatero di vivere una “crisi morale senza limiti”. La riforma è diventata un problema per l’esecutivo, specialmente quando i sondaggi hanno mostrato che sono gli stessi elettori socialisti a non approvare la misura. Secondo un recente sondaggio del quotidiano di sinistra El País, il 56 per cento degli intervistati che votano il PSOE non è d’accordo con la nuova legge. La percentuale raggiunge l’88 per centro tra i votanti di centro-destra. E nonostante i dati, il governo ha dichiarato di non voler fare un passo indietro e ritirare la legge.

C’è poi la questione della crisi economica. Con un tasso di disoccupazione che ha raggiunto il 18 per cento ( la media europea è dell’8,3 per cento e, secondo le previsioni per l’anno prossimo, potrebbe superare il 20 per cento), la Spagna continua a non vedere reali prospettive di ripresa per salvare l’economia nazionale, anche perché le iniziative del governo Zapatero si sono mostrate finora inefficaci. Una questione non poco rilevante con più di 4 milioni di persone senza un lavoro e una durissima crisi del sistema assistenziale della “Seguridad Social” che ha registrato un calo del 24,1 per cento degli introiti nei primi tre mesi dell’anno, diffondendo molta preoccupazione per il futuro.

Nel voto degli spagnoli hanno in qualche modo pesato anche le polemiche contro Zapatero per l’abuso dei voli di Stato pagati dai contribuenti. Lo scorso maggio infatti il PP ha presentato una denuncia alla Giunta Elettorale Centrale contro il primo ministro spagnolo per aver utilizzato i Falchi dell’Esercito per svolgere la campagna elettorale del PSOE, e ha chiesto che a coprire queste spese sia lo stesso partito (che, tra l’altro, si è rifiutato). Ne è seguito un battibecco sfociato in una gaffe quando un esponente socialista ha rivelato dati segreti sulla sicurezza dell’ex presidente Aznar (una questione non poco rilevante se si considera che l’ex leader del PP è uscito illeso da un attacco terrorista dell’Eta ed è ancora minacciato).

In Spagna il centro-destra non ha stravinto ma dai risultati di oggi è chiaro che a perdere è stato il partito socialista. E tutto ciò nonostante il tentativo di El País – il principale quotidiano di sinistra – di distrarre l’elettorato dai problemi reali del Paese, puntando tutto sul gossip e le campagne antiberlusconiane.