Aborto, l’autunno “caldo” del Pd comincia dalla RU486

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Aborto, l’autunno “caldo” del Pd comincia dalla RU486

23 Settembre 2009

Non c’è pace in casa Pd. Dopo le tensioni tra i senatori democrat che accompagnarono il varo del testamento biologico, ora il caso riesplode con la stessa forza dirompente sulla RU486. Allora come oggi, a Palazzo Madama. Ventiquattrore dopo il via libera in Commissione Sanità a un’indagine conoscitiva sulla pillola abortiva – con il sì anche del capogruppo Pd in Commissione  Dorina Bianchi – il partito di Franceschini torna a fare i conti con la “grana” dei temi etici. Sullo sfondo, il clima ad alta tensione nei ranghi democrat in vista del congresso di ottobre. Col risultato che Dorina Bianchi finisce sul banco degli imputati dalla presidente del gruppo Anna Finocchiaro, interviene Dario Franceschini  e si arriva perfino alla convocazione di un’assemblea dei senatori per decidere il da farsi, cioè se ritirare o meno quel “sì” all’indagine conoscitiva che avrebbe dovuto prendere avvio già domani con l’audizione del ministro del Welfare Maurizio Sacconi. Audizione che a tarda sera viene rinviata al 1 ottobre come chiesto dalla stessa Bianchi al presidente della Commissione Antonio Tomassini (Pdl). In mezzo, c’è una giornata convulsa con accuse e controaccuse tra gli stessi senatori Pd, riunioni, contatti, telefonate concitate. Insomma una situazione surreale che per certi aspetti, e con le dovute proporzioni, evoca quella di Riccardo Villari il senatore del Pd per poco più di un mese alla guida della Commissione di Vigilanza Rai, poi cacciato dal partito per aver ostacolato la nomina a presidente di Sergio Zavoli.

La cronaca della giornata rende bene l’idea di quanto accaduto al Senato.  Stamani Franceschini ha inviato una lettera alla Finocchiaro per dirle che dovrà essere il gruppo al Senato a decidere sull’indagine e a quella deliberazione tutti dovranno attenersi. "Cara Anna, a seguito del nostro colloquio telefonico di stamattina – scrive il leader democrat -, concordo con te che sulla scelta di avviare una indagine conoscitiva sulla RU486 e’ necessaria una decisione del gruppo, anche attraverso una votazione e, non essendo certo la scelta di una indagine conoscitiva una questione di coscienza, alla decisione del gruppo tutti devono attenersi”. Dunque, arrivato l’ordine, i senatori del Pd si sono riuniti poi aggiornandosi alla sera dopo i lavori dell’Aula per decidere il da farsi, compresa l’eventualità di assumere la decisione con tanto di voto. Significativo il commento della senatrice Maria Pia Garavaglia sull’esito del vertice mattutino: “La riunione si è aperta con un dibattito su ‘sì’, te lo avevo detto e ‘no, non ci siamo capite’… Direi che tutta la faccenda è un pò complicata. Vediamo stasera come risolverla".

La questione sul tavolo è, appunto, il voto favorevole  di Dorina Bianchi all’indagine conoscitiva sulla Ru486. Un’adesione che, secondo la senatrice Pd , era stata concordata con l’ufficio di presidenza del gruppo. Tanto che ieri la Bianchi ha votato sì all’indagine ed è stata anche nominata relatore di minoranza. Ma nel gruppo democrat, è scoppiata la rivolta. Non solo di tanti senatori contrari all’indagine, ma anche della capogruppo Finocchiaro secondo la quale “Bianchi si è scostata dalle decisioni dell’ufficio di presidenza". Quindi ha ricostruito la vicenda ammettendo che alla capogruppo in commissione era stato dato mandato di dare l’adesione del Pd all’indagine. Tuttavia, questa adesione, era condizionata ad un previo accordo con la maggioranza. E secondo quanto riferiscono alcuni senatori, la Finocchiaro avrebbe trattato con il presidente della Commissione, Tommasini (ma quest’ultimo smentisce)  e con la maggioranza alcuni ‘paletti’ necessari per l’adesione del Pd, tra i quali quello di natura temporale: l’indagine sarebbe dovuta partire solo dopo il congresso del Pd.

Al di là dei tecnicismi e dei tentativi di giustificare una vicenda che appare incomprensibile e al tempo stesso denota il caos che sui temi etici regna dalle parte di Largo del Nazareno, il dato di fatto è che quel “sì” di Dorina Bianchi, nel giro di poche ore, si è trasformato nell’ennesimo caso politico sul quale il Pd ha aperto un “processo”. Al punto che il senatore Ignazio Marina ha definito la collega un “problema oggettivo per il Pd”. Nelle file della maggioranza è questo il leit motiv dei commenti. Lo rileva Gaetano Quagliariello, vicepresidente dei senatori Pdl quando osserva che si tratta dello stesso schema visto sul testamento biologico che si ripete oggi “con il surreale ‘processo’ al quale il Pd sta sottoponendo la collega Dorina Bianchi, ‘colpevole’ di aver accettato di rappresentare le opposizioni e il suo partito come relatrice in un’indagine conoscitiva approvata all’unanimità in Commissione Sanita’, finalizzata a verificare la compatibilità tra la Ru486 e una legge dello Stato quale è la 194. Alla collega Bianchi alla quale va la nostra piena e totale solidarietà, facciamo un solo appunto: a noi sembra che parole come quelle del senatore Marino, che l’ha definita ‘un problema oggettivo per il Pd’, siano sintomo di leninismo ancor più che di qualunquismo”. E il presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri rincara la dose parlando di “forme di censura inaudite” all’interno del partito Democratico. Duro il commento del sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella: ”Forse nel Pd si comincia a mettere in pratica quello che Bersani aveva già annunciato, e cioè la soppressione, o almeno la regolazione, della libertà di coscienza: sui temi etici si deve votare secondo disciplina di partito, e chi non si allinea viene processato”. 

Nelle prossime ore l’assemblea dei senatori Pd dovrà uscire dall’empasse, ma sarà interessante vedere come.

Lucia Bigozzi