Aborto, Roccella: pillola in consultori impossibile con 194
19 Aprile 2017
Come si concilia la distribuzione “sperimentale” della pillola abortiva nei consultori del Lazio, con il rispetto della legge 194 e con la tutela della salute delle donne? E’ quanto ha chiesto oggi Eugenia Roccella, parlamentare di Idea, in una interpellanza al ministro della Salute Beatrice Lorenzin.
“La legge 194 indica solo ospedali, case di cura e poliambulatori come sedi idonee ad effettuare gli aborti, e non nomina i consultori”, sottolinea Roccella. “L’aborto farmacologico, secondo dati riportati dal New English Journal of Medicine, la più autorevole rivista internazionale di medicina, ha un tasso di mortalità 10 volte superiore a quello con il metodo chirurgico, e le evidenze italiane lo confermano: nell’ultima relazione al Parlamento sulla 194 sono riportate due morti per interruzione volontaria di gravidanza farmacologica (Ivg), mentre finora nelle relazioni al Parlamento non è mai stato riferito di decessi per Ivg chirurgica. Ben tre pareri del Consiglio Superiore di Sanità, del resto, confermano la pericolosità delle pillole abortive se assunte senza ricovero “fino a espulsione completa”, e quindi per almeno due o tre giorni”.
“Il ministro oggi ha confermato questi dati, ricordando le linee di indirizzo del ministero, in contrasto con un’assunzione delle pillole nel consultorio, struttura non attrezzata per il ricovero e i possibili eventi avversi”.
“Ma sull’aborto – continua la parlamentare – sembra che l’ideologia oscuri la realtà dei fatti: le relazioni al Parlamento, sempre più dettagliate e complete, mostrano una costante diminuzione degli aborti, un tasso basso di abortività tra le minori, ridotta clandestinità, tempo di attesa limitato, un carico di lavoro del tutto accettabile per i medici (1,6 interventi a settimana) e persino una percentuale di medici non obiettori che non è chiamato a fare aborti (11% a livello nazionale) perché il numero di medici che li praticano è sufficiente. Eppure la sinistra, supportata dal coro mediatico, continua a battere sulla presunta non applicazione della 194, attaccando l’obiezione di coscienza. Forse il problema non è l’applicazione della legge, ma il diritto alla libertà di coscienza, intollerabile per molti.”