Abruzzo, perché vince Grillo e come contrastarlo

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Abruzzo, perché vince Grillo e come contrastarlo

26 Febbraio 2013

Festeggiano i capolisti dei 5Stelle a Camera e Senato, Gianluca Vacca ed Enza Blundo, insegnanti, che incarnano lo straordinario risultato ottenuto dal movimento di Beppe Grillo che dal 2008 ad oggi è diventata la prima forza politica in Abruzzo.

Ci sono tre aspetti da evidenziare in questo default del sistema politico tradizionale, che perlomeno in Abruzzo non è completamente stravolto grazie alla "tenuta" del Pdl e della coalizione di Centrodestra che già governa la Regione. Tre elementi che proprio le "vecchie" classi dirigenti devono tenere in considerazione se vogliono riconquistare spezzoni delusi e arrabbiati dell’elettorato grillino, come pure i tanti che sono rimasti a casa (l’affluenza alle urne è diminuita).

Il primo aspetto è che, se stiamo a sentire come raccontano la campagna elettorale i grillini abruzzesi, non è vero che il fenomeno del movimento nasce solo dal web. Vacca ha spiegato bene come i candidati si siano mossi per tempo per raggiungere anche i piccoli paesi della Regione, dove parlare con i clienti dei bar o con il barbiere in piazza, insomma, una campagna tradizionale, volantini alla mano, una testa un voto. Tutto questo autofinanziandosi e con costi risibili rispetto a quelli dei concorrenti dei partiti più strutturati.

Il secondo aspetto che va considerato è che la propaganda anticasta del movimento di Grillo ha avuto ed avrà sicuramente un effetto tra l’elettorato. La mossa, già annunciata, di decurtarsi lo stipendio da parlamentari, tenendosi 2500 euro e versando il restante al microcredito e alle PMI in difficoltà, è un amo succulento per la piccola imprenditoria locale stanca delle tasse e dei "niet" delle banche. Il reddito di cittadinanza fa da contraltare attirando voti e consenso dalla working class impoverita dalla crisi.

Il terzo aspetto è il programma dei 5Stelle, già riassunto da Vacca, no agli inceneritori, no ai termovalorizzatori, no a Ondina Mare e alle estrazioni petrolifere, sfruttamento (ma loro non lo chiamerebbero così) delle risorse naturali del territorio, i grandi parchi e la Regione Verde d’Europa che dovrebbe bastare al rilancio e alla crescita dell’Abruzzo.

La classe dirigente del Pdl nei prossimi mesi e prima della campagna elettorale alle regionali deve quindi opporre una visione della realtà e delle proposte concrete di governo che si dimostrino alternative al voto di "protesta" (loro dicono di "proposta") dei grillini. Su costruzione del consenso, campagne elettorali, eccetera eccetera, lo sforzo dovrà essere quello di competere meglio con i grillini sul web, visto che sul territorio il Pdl c’è già, non deve perdere il contatto ristabilito in questo per determinare il risultato elettorale nella regione entro la fine dell’anno.

Per quanto riguarda le tematiche anticasta, c’è già una proposta di dimezzamento dei parlamentari che il Pdl ha in agenda e può spendersi insieme ad altri provvedimenti – innanzitutto in materia fiscale – per riconquistari la fiducia di piccoli imprenditori, partite iva, artigiani, associazioni di categoria. Infine il programma. La differenza sostanziale sta qui, da una parte, quello grillino, un modello fondato sulla decrescita e che rifiuta pezzi strategici dell’economia capitalista; dall’altra, la visione tradizionale, liberale, liberista, fondata sul merito e le opportunità, e un nuovo modello di sviluppo industriale che il Pdl e il centrodestra abruzzese devono saper valorizzare insieme a una Europa che non sia più solo quella della austerity bensì quella della crescita.