Abruzzo, quante contraddizioni nelle “quote rosa” chieste dal Pd
12 Marzo 2013
In Abruzzo il Pd si prepara alle Regionali con un capzioso interstardirsi sulla legge elettorale e le donne democratiche in particolare ricicciano il tema delle "quote rosa". Si chiede di passare dal 30 per cento di donne previste nell’attuale testo di legge regionale a due nuove opzioni: aumentare la quota al 50 per cento oppure introdurre il doppio voto di preferenza, uno per gli uomini e uno per le donne, in modo che ci sia una presenza paritaria nelle cariche elettive.
Ma sono proposte contradditorie e spieghiamo perché. Le donne del Pd in particolare chiedono di attuare l’articolo 51 della Costituzione, che però, a leggerlo, parla di "eguaglianza", "promuove le pari opportunità", ma né del 5o per cento né del doppio voto di preferenza. Ed è davvero un passo avanti partire dall’idea che le donne sono una minoranza da avvantaggiare?
Come mai questa battaglia viene condotta prevalentemente per la politica e molto meno per lavori meno "nobili" e per altre classi sociali? E per tornare alla legge elettorale in Abruzzo, chiedendo di alzare la soglia di sbarramento per le forze politiche più piccole, come fa il Pd, non si rischia comunque di sbarrare il passo a tante donne e alla rappresentatività femminile? (eccetto per le Democrats, ovviamente). Quante sono le contraddizioni nascoste dietro la battaglia mainstream delle quote rosa?
Ebbene, non si può negare che nel nostro Paese si debba stabilire una più equa rappresentanza di genere sulla scorta della Costituzione. Ma il cambiamento vero, per le donne, arriverà solo quando effettivamente verranno premiati merito e competenze, quando le donne riusciranno a far passare il concetto che è necessario avere una duplice visione della politica, maschile e femminile, e dovrebbero essere questi i provvedimenti di legge che servono per favorire la professionalità.