Accorato appello di un elettore di centrodestra: non fatemi morire democratico!

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Accorato appello di un elettore di centrodestra: non fatemi morire democratico!

Accorato appello di un elettore di centrodestra: non fatemi morire democratico!

16 Ottobre 2007

Ebbene abbiamo avuto le nostre lezioncine di democrazia: prima la farsa del
referendum sindacale dove i lavoratori hanno detto no, ma hanno vinto i si
perché ormai i sindacati rappresentano solo i garantiti, pensionati e
fannulloni della funzione pubblica; poi il plebiscito (à la Chavez) del candidato unico alla segreteria del Partito
Democratico (con Letta e Bindi protomartiri e Bersani messo in condizioni di
non nuocere), deciso dal Corriere della Sera e dai dirigenti dei partiti, con
liste d’apparato e VIP al seguito. In entrambe le situazioni, nel caso in cui
gli spasmi democratici fossero incontrollabili, era possibile votare
ripetutamente in vari seggi, includendo prole e badante rumena.

Abbiamo sopportato mesi di campagna elettorale, con tanto di garanzia e
supervisione della AGCOM, nella quale l’uomo
nuovo
ci ha fatto sapere – con tutta la pacatezza possibile, ci mancherebbe
– che si è vero, ci vuole più sicurezza, bisogna diminuire le tasse e la spesa
pubblica, si è vero, l’età pensionabile va innalzata pesantemente, ci vuole un
patto tra generazioni. Sembrava il programma della CdL alle scorse elezioni e
sono stato tentato di farmi la fila con Afef e la banda di Zelig, al gazebo
sotto casa. Ma poi l’uomo nuovo, con
la solita piroetta semantica di cui è maestro, ci ha detto che appoggia
incondizionatamente il Governo Prodi che nel frattempo taglia le risorse alla
sicurezza, alza le tasse e la spesa pubblica, abbassa l’età pensionabile e ne
fa pagare i costi ai giovani parasubordinati alla faccia del patto fra
generazioni.

Sono mesi e mesi che il presente e, peggio, il futuro del Paese è in mano
alle paranoie ambientaliste di Pecoraro Scanio (visti i tempi, prossimo
candidato al Premio Nobel per Chimica), al terrore tributarista di Visco,
all’estasi estetica della tassazione di Padoa Schioppa e alla schizzofrenia
luddista della CGIL. Sono usciti deliquenti dalle carceri perché non c’era posto
(?), per poi scoprire che i reati aumentano vertiginosamente e negli istituti
penitenziari mai inaugurati albergano immigrati autosponsorizzati grazie alle intuizioni
della strana coppia Amato-Ferrero. Generali della Guardia di Finanza
destituiti, membri non graditi del CdA Rai costretti alle dimissioni, componenti
della Corte Costituzionale che decidono di andarsene, il tutto all’interno di
una occupazione di potere senza precedenti.

Insomma, il centro sinistra se la canta e se la suona, con il risultato che
l’opposizione è sparita dal dibattito politico e i valori e le idee della
maggioranza reale del Paese occupano spazi sempre più ridotti. Si ha
l’impressione che questa maggioranza non sia più rappresentata, che le istanze
che questa parte di Paese rappresenta riposino in un cassetto in attesa che
qualcosa, ma non è chiaro che cosa, accada.

Ma il Governo non imploderà, come forse si tende a pensare. Tra finanziarie
elettorali, stampelle di sostegno (ma si può dire?), corporazioni amiche, si
darà tempo a Veltroni di organizzare il PD, raccattare qualche contenuto
pacatamente riformista (magari copiandolo dal programma della CdL), rabbonire
l’amico Mussi, e studiare, ecumenicamente, una desistenza costruttiva con la
sinistra radicale. Fatto ciò – non importa con quale legge elettorale – si
potrà andare a votare e il rischio di trovarsi Veltroni a Palazzo Chigi, magari
per due legislature (à la Blair), è
più che reale. Non dimentichiamo che cosa è riuscito a fare a Roma,
trasformando il nulla in successo, il clientelismo in modello Roma, generando
un plebiscitarismo pervasivo e frustrante. Non dimentichiamo che chi controlla manu militari la finanza italiana era in
fila ai gazebo, domenica scorsa, con il Corriere della Sera in mano, in modo da
seguirne attentamente le indicazioni di voto. La maggioranza reale del Paese
non vuole moririe democratica. E’ pronta a qualunque tipo di adunata, basta un
segnale. Che qualcuno batta un colpo.