Accordo Italia-Libia. Governo: “Attacco grave, ma nessuna violazione”

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Accordo Italia-Libia. Governo: “Attacco grave, ma nessuna violazione”

15 Settembre 2010

L’attacco di una motovedetta libica a un peschereccio italiano "è un fatto molto grave, e c’è il forte impegno perché questi fatti non abbiano a ripetersi". Ma, in sostanza, l’amicizia fra Italia e Libia rimane così com’è. E’ questo il senso che ha dato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito rispondendo all’interrogazione del Pd durante il question time alla Camera, in merito alla vicenda dell’imbarcazione italiana mitragliata a largo di Lampedusa dalle autorità libiche.

A puntare il dito contro il Governo è stato il deputato radicale Matteo Mecacci che ha chiesto al Ministero degli Esteri una totale revisione del "Trattato di Amicizia, Partenariato e Cooperazione" stipulato dal 2008 tra i due Paesi. L’esponente Pd mette sotto accusa il Trattato: in primo luogo, con l’accordo, la maggioranza avrebbe "appaltato" la questione dell’immigrazione clandestina al raìs libico Gheddafi. Non solo, ma attraverso il partenariato si violerebbe l’articolo 10 della nostra Costituzione (quello sul diritto d’asilo in territorio italiano).

Ma Vito, che ha preso la parola al posto del ministro degli Esteri Franco Frattini, ha rispedito le accuse al mittente, spiegando che la donazione della motovedetta italiana che ha sparato sul motopesca "deriva da accordi tra Italia e Libia del 2007 e del 2009 sul contrasto dell’immigrazione clandestina, del terrorismo e del narcotraffico e da un protocollo tecnico" e "non dal trattato di amicizia tra Italia e Libia" che si richiama a quegli accordi "senza modificarli".

Insomma, la priorità è fare chiarezza sull’accaduto con le indagini dei magistrati. E i fascicoli aperti in questo momento sono più di uno. Il primo, sulla dinamica e sulle responsabilità, è quello che stanno studiando i libici. Altri due, invece, sono stati aperti in Italia: uno dal Ministero dell’Interno, l’altro dalla magistratura di Agrigento, per tentato omicidio contro ignoti.

Il ministro dell’Interno Roberto Maroni è stato chiaro: "Quello che è successo l’altro ieri sera è un fatto che non doveva accadere e la Libia si é scusata. Voglio capire quello che è successo". E la ricostruzione dei fatti riportata dal Viminale non si è fatta attendere infatti: domenica sera, non c’è stato alcun inseguimento del peschereccio italiano da parte della motovedetta libica e la Guardia di Finanza ha agito nel rispetto dei protocolli di cooperazione tra Italia e Libia (gli accordi siglati tra Roma e Tripoli spogliano, di fatto, i militari italiani a bordo delle motovedette libiche da ogni potere). Nel documento si legge che alle 19.25 i militari libici hanno aperto il fuoco prima in aria, poi in acqua e poi contro lo scafo dell’ ‘Ariete’, che si trovava a "circa 30 miglia nautiche a nord della località di Abu Kammash". "Ciò nonostante – si legge ancora nel verbale – l’imbarcazione da pesca proseguiva la navigazione verso nord. Alle ore 20.00 il Comandante dell’Unità militare straniera (libica, ndr), valutata l’impossibilità di bloccare la corsa del natante fuggitivo, decideva di interrompere l’azione in attesa di ordini da parte delle Autorità libiche competenti". Dopo circa tre quarti d’ora, ricevute disposizioni dalle autorità libiche, "il comandante del Guardacoste invertiva la rotta e si dirigeva verso il porto di Zuwarah".

Per quello che riguarda le indagini svolte dai magistrati di Agrigento invece, il Procuratore Renato Di Natale ha già effettuato un sopralluogo sull’imbarcazione ‘Ariete’ e nei prossimi giorni interrogherà i finanzieri che si trovavano a bordo della motovedetta.

Intanto, in merito a quanto accaduto domenica scorsa, la polemica è subito esplosa anche al di là delle interrogazioni parlamentari. Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha accusato l’opposizione di essere "sempre in mala fede e contro l’interesse dell’Italia". Per il leader Idv Antonio Di Pietro occorre invece una soluzione radicale: "L’embargo economico e commerciale nei confronti della Libia fino a quando il Governo libico non si impegnerà a rispettare i trattati internazionali".

Ma per il Governo, stando a quanto riferito durante la risposta all’interrogazione parlamentare, il Trattato di Amicizia tra Italia e Libia rimane intoccabile. E prevede, vale la pena ricordarlo, risarcimenti alla Libia da parte dell’Italia per il passato coloniale e stanziamenti da destinare a progetti infrastrutturali in Libia. Inoltre, il rafforzamento della collaborazione in materia scientifica, culturale, energetica, nella lotta al terrorismo, alla criminalità e alle organizzazioni che sfruttano l’immigrazione clandestina.

Eppure, la fermezza della maggioranza in questi giorni potrebbe vacillare: "Le scuse non bastano", scrive su La Padania il presidente della Commissione Esteri della Camera Stefano Stefani, auspicando anche una ridefinizione delle regole d’ingaggio e una soluzione in merito alla questione delle acque internazinali tra Italia e Libia. Una bordata, quella padana, che potrebbe quindi tenere ancora accesi i riflettori sulle antipatie che in molti nutrono nei confronti della Libia e di Gheddafi.