Addio al 2016 e alle sue macerie
31 Dicembre 2016
Un anno difficile, un anno complicato quello che ci stiamo lasciando alle spalle: lo ricorderemo come l’anno delle macerie. Macerie fisiche, innanzitutto, letteralmente montagne di macerie ad Amatrice, Accumoli, e poi Arquata del Tronto, Visso, Castelluccio, e se una foto ci ha toccato il cuore è sicuramente quella delle persone in ginocchio davanti alla cattedrale di Norcia, distrutta. Ma anche le macerie delle guerre, più o meno dimenticate, o ignorate, da Aleppo a Mosul: macerie di case e di chiese, e colonne di popoli in fuga. E se l’acqua potesse prendere una forma, il mare nostrum avrebbe pure lui l’aspetto di macerie, mostro marino che attrae i migranti e li risucchia a sé.
E poi ci sono macerie che non si vogliono vedere, per esempio quelle lasciate dal terrorismo islamico sempre più spesso in occidente. Una cecità ostinata e con un tocco persino surreale: vi ricordate quest’anno, quanti “disagiati mentali” hanno incidentalmente urlato “Allah Akbar” in diretta o su video appositamente registrati e messi in rete, prima di sparare, accoltellare, sgozzare, far esplodere, lanciare Tir su folle innocenti? Ricorderemo il 2016 come l’anno della tragica epidemia di persone impazzite, a cui giornalisti e intellettuali e politici soprattutto di sinistra erano in grado di diagnosticare con una velocità stupefacente, praticamente in diretta e sempre con estrema precisione, disturbi mentali estremamente selettivi – colpiscono solo fedeli islamici – che mai nessun medico aveva individuato prima con tanta abilità.
Branchi di lupi che i media si ostinano a dire “solitari”, adesso chiamati anche cani sciolti, che nel 2016 hanno scorrazzato indisturbati per l’Europa, a partire dal capodanno di Colonia dello scorso anno, e la risposta di noi europei è stata altrettanto surreale: continueremo a vivere come se niente fosse. Canteremo “Imagine” tenendoci per mano e armati di gessetti colorati disegneremo fiori sui marciapiedi. E poi ci si chiede perché i terroristi sono convinti di vincere.
A proposito di macerie, indimenticabile lo schianto dell’ex presidente del Consiglio contro un’accozzaglia in cemento armato, il muro del 60% del No al referendum contro cui si era lanciato a tutta velocità, convinto com’era di avere davanti le discese ardite senza neanche le risalite. Non ne ha azzeccata una, Renzi (peggio di lui solo il New York Times): dalla foto della celeberrima cena con Obama – a guardarla adesso, è da Premio “Da domani tutti a casa” – al sostegno sbandierato alla Clinton, passando per il salasso di Jim Messina (anche questa una “sòla” rifilata da Obama), la consulenza più inutile e costosa della storia della repubblica.
Con la buona scuola è riuscito a fare imbufalire persino i prof. appena assunti – eppure sono gli unici a cui ha dato lavoro a tempo indeterminato – mentre il jobs act già stanno correndo a cambiarlo, in parlamento, per evitare il referendum della CGIL. Le riforme si stanno sgonfiando una dopo l’altra, e resta solo (ma per quanto?) quella maledetta sulle unioni civili, l’origine di tutte le sue disgrazie, che l’ostinato ex premier continua a rivendicare senza rendersi conto che buona parte dello sberlone 60 a 40 lo deve all’alleanza con gli LGBT (portasse male?) contro i cattolici. Le macerie lasciate da Renzi riguardano pure il Pd: crollate le iscrizioni, perse pure le amministrative, lacerato il partito. Premio “io mi rottamo da solo” a Renzi.
Ma per il 2016 merita un riconoscimento speciale Nichi Vendola. Premio “il denaro compra tutto” al campione per eccellenza della sinistra italiana, quello che per aiutare le donne bisognose è disposto persino ad “affittare” la maternità. Quello che “di mamma ce n’è una sola, la mia”, ma gli altri (e il bimbo che vive con lui) possono farne a meno.
E infine, la grande svolta americana, quella che dalle macerie può aiutarci a uscire. In pochi abbiamo creduto in Trump, e la magica notte delle sue elezioni ce la ricorderemo per sempre, di quelle che diremo con orgoglio “io c’ero”. La sconfitta della Clinton è stata anche quella di Obama, uno dei peggiori presidenti di tutta la storia degli Stati Uniti. Lo ricorderemo per le interminabili stragi in Siria, per aver armato i terroristi islamici chiamandoli “ribelli”, per la destabilizzazione della Libia e del Nord Africa, per aver spiato impunemente mezzo mondo, per averci fatto diventare tutti fan di Putin, e perché l’unica guerra che ha vinto è stata quella dei gabinetti per i transgender. Lo ricorderemo anche per aver cercato di provocare gravi incidenti diplomatici nei suoi ultimi giorni alla Casa Bianca, tentando in tutti i modi di danneggiare il suo paese, e siamo serenamente certi che, se continua così fino al 20 di gennaio, i democratici torneranno al potere in America non prima dei prossimi quaranta anni: anche lui lascia solo macerie.
Ma il 2016, per noi che stiamo scrivendo, è stato anche l’anno di svolta per questo piccolo e combattivo giornale on line. Tutto quello che abbiamo ricordato adesso (e anche molto di più) lo abbiamo scritto, in tempo reale, condividendolo con voi. A volte siete stati d’accordo, a volte meno. E il giornale, intanto, è cresciuto. Se dalle macerie vogliamo ricostruire, dobbiamo innanzitutto essere consapevoli di quel che sta succedendo, dobbiamo essere in grado di leggere i fatti, giudicandoli, prendendo posizione. Vogliamo e dobbiamo giudicare la realtà. E’ questo il primo, necessario passo che abbiamo fatto nell’anno che ci lascia, e che siamo decisi a continuare e rafforzare,insieme ai nostri lettori, per questo 2017.
Buon anno a tutti.