Addio al lavoro nero in Parlamento: i portaborse diventano regolari

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Addio al lavoro nero in Parlamento: i portaborse diventano regolari

22 Aprile 2009

La notizia è di quelle che fanno esclamare: “Era ora!!”. Grazie alla trasmissione televisiva “Le Iene”, finalmente, saranno regolarizzati centinaia di portaborse che prestano servizio in nero presso la Camera dei Deputati ed il Senato della Repubblica.

Attualmente su 516 collaboratori accreditati solo 194 hanno un contratto con uno stipendio regolare. Questo significa che il 62% dei portaborse (termine odioso visto che i Parlamentari la loro borsa la portano da sé) non ha un contratto e viene retribuito in nero. Comportamento inqualificabile viste le numerose battaglie bipartisan contro lo sfruttamento del lavoro nero portate avanti dal Parlamento, il tempio della legalità.

In seguito al programma televisivo sia il Presidente della Camera Gianfranco Fini, sia il Presidente del Senato Renato Schifani hanno preso l’impegno di regolamentare questa pratica finora mai contrastata fermamente. Finalmente verranno tutelati anche i diritti di questa categoria di lavoratori, rispettando il principio della trasparenza nei rapporti tra parlamentari e loro collaboratori

Per dovere di cronaca c’è da registrare il tentativo, nella scorsa legislatura, dei Presidenti Bertinotti e Marini di intervenire in materia, poi arenatosi tra rinvii e perdite di tempo. La proposta al vaglio degli Uffici di Presidenza di Camera e Senato dovrebbe essere quella di permettere l’ingresso in Parlamento solo ai collaboratori assunti regolarmente. Se la proposta verrà accolta, i deputati saranno direttamente coinvolti e responsabilizzati nella lotta al lavoro nero, dovendo presentare una documentazione che, se non veritiera, potrà avere conseguenze politiche e giuridiche in termini di falso e truffa.

Nessuno nasconde le difficoltà nell’approvare questo provvedimento, visto che, ad esempio, dovranno essere regolamentati gli ingressi dei collaboratori volontari per scelta, ma il segnale che qualcosa sta cambiando è chiaro a tutti.

Il problema è datato e non tutti sono determinati a risolverlo, però la stessa situazione si era verificata con la norma antipianisti, figura mitologica ormai defunta grazie all’intervento del Presidente Fini. Il Vice Presidente della Camera, Rocco Buttiglione, propone anche una soluzione alternativa: “Credo che il problema vero sia quello di vincolare le cifre dei parlamentari a determinati servizi. E non dare soldi ai parlamentari a prescindere dall’uso che dovranno farne”. Antonio Leone, altro Vice Presidente della Camera, è convinto che “l’ideale sia destinare una quota dei fondi dei parlamentari per l’assunzione di un collaboratore. E solo e soltanto se quel collaboratore viene assunto con un determinato contratto possono essere erogati quei denari”. Una scelta, quest’ultima, simile a quella fatta dall’Europarlamento che, da luglio 2008, retribuisce direttamente i portaborse, non destinando il rimborso direttamente ai deputati.

Fermo sulla sua posizione anche il Presidente del Senato Schifani: “Abbiamo dato mandato ai Questori di individuare delle regole per fare in modo che dal primo luglio in Senato i collaboratori possano accedere soltanto se regolarizzati, soltanto se titolari di un regolare rapporto di lavoro”.

Più drastico il Ministro per l’attuazione del programma di Governo, Gianfranco Rotondi che preferirebbe abolire i portaborse e far assumere alle Camere solo i dipendenti dei Gruppi parlamentari.

L’opposizione, compatta almeno in questo, si dichiara soddisfatta e pronta ad accettare la nuova disciplina. D’ora in poi anche il Parlamento rispetterà l’art. 1 della nostra Carta Costituzionale: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. Non nero, però…