Adesso è Hillary a fare la Neo-Con
16 Ottobre 2007
L’approvazione da parte del Senato Usa del progetto di legge denominato “H R 1585”, risalente a due settimane fa, si è rivelata un arma efficace da usare nel sempre più acceso dibattito politico in vista delle future elezioni presidenziali.
Infatti, la risoluzione non vincolante serviva a convincere l’amministrazione statunitense a considerare il potente Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche, che prende ordini direttamente dal governo di Teheran, come un gruppo terrorista. Il CGRI, tra l’altro, era stato in precedenza accusato proprio dagli Usa di fomentare e coadiuvare l’insurrezione sciita in Iraq. Visto che Le Guardie fanno capo direttamente al governo iraniano, metterle nella lista dei gruppi terroristi equivarrebbe a metterci anche Ahmadinejad e i suoi collaboratori, cosa che potrebbe autorizzare i leader di Capitol Hill a sferrare un attacco contro l’Iran senza dover poi giustificare più di tanto tale gesto.
Questo progetto di legge, che è passato al Senato con facilità (76 voti a favore, 22 contrari), sembrava aver compattato le diverse anime politiche americane almeno su un punto: l’Iran. In realtà, ad un analisi più attenta dei voti, emerge un dato chiaro: La Clinton e la sua compagine democratica hanno perso un occasione per raccogliere consensi. Infatti, la moglie dell’ex-presidente Usa ha votato a favore di tale risoluzione e lo stesso hanno fatto i suoi colleghi democratici, i Senatori Christopher J. Dodd (Connecticut) e Joseph R. Biden Jr (Delaware). Qualcuno invece si è fatto furbo (parliamo di Barack Obama) e ha dichiarato che avrebbe votato un secco no al Bill “HR 1585”, se fosse stato presente in aula. Obama aveva infatti appena lasciato la capitale per darsi alla sua campagna elettorale, forse una mossa calcolata?
Di tutta questa vicenda se ne parla solo ora perché in realtà è stata proposta “out of the blue” (tutto ad un tratto) ad un dibattito dei Democratici svoltosi nel New Hampshire, e nel corso del quale il candidato Mike Gravel ha definito la risoluzione “niente più che una foglia di fico per consentire a George Bush di fare guerra all’Iran” e poi, rivoltosi alla Hillary ha dichiarato: “Mi vergogno per te Hillary, che l’hai anche votata”. Una bella batosta,non c’è che dire…e dritta nello stomaco di una collega molto famosa. A proposito, pare che la Clinton sia rimasta sulle prime un po’ interdetta, per poi rispondere così: “Non so da dove iniziare”, e quindi andare a parare sulla motivazione delle sanzioni contro Ahmadinejad.
“What goes around comes around”, come recita un detto tipicamente stelle e strisce, che potremmo tradurre con il più familiare “Chi di spada ferisce di spada perisce”. Infatti, quando nel 2002 Hillary Rodham Clinton votò per conferire l’oramai famoso “assegno in bianco” sulla guerra in Iraq al Presidente Bush, forse non avrebbe mai potuto immaginare che, con il suo gesto, si sarebbe poi inimicata una grossa fetta di elettori democratici e pacifisti, che sono proprio quelli che gli piacciono di più.
Ovvio, infatti, che adesso sia Obama che John Edwards stiano calcando la mano proprio su quell’assegno in bianco. D’altronde, riuscire a screditare la Clinton agli occhi dei suoi stessi elettori, si tradurrebbe ovviamente in un vantaggio non da poco per gli altri democratici aspiranti al soglio presidenziale.
Però c’è anche chi non la pensa così. Secondo Donald F. Kettl, che insegna Scienze Politiche all’Università della Pennsylvania, Edwards e Obama, “Ci hanno provato” a screditare la Clinton, “ma non hanno trovato il modo giusto”. “La mia impressione è che [la Clinton] abbia svolto un lavoro particolarmente autoritario e allo stesso tempo raffinato nel transitare da quel voto, e dalla posizione politica che allora rappresentava, a quella che sta difendendo ora, che è molto più marcatamente pacifista”, ha detto Kettl al Los Angeles Times.
Manco a dirlo, Edwards non è per niente d’accordo con quanto detto dal professore della Pennsylvania University, secondo il Senatore “Democrat” della North Carolina, infatti: “Hillary Clinton può argomentare in tutti i modi che vuole per tentare di giustificare il suo voto, ma la verità è che quel voto ha aperto la porta ad un eventuale dichiarazione di guerra contro l’Iran da parte di Bush e Cheney”.
Se Edwards e i suoi non hanno esitato a puntare il dito contro la Clinton, aspettate di sapere cosa ha scritto Obama in un suo articolo apparso la scorsa settimana su UnionLeader.com, dal titolo quantomeno dylaniano: “Cinque anni dopo il voto sull’Iraq stiamo ancora agitando pazzamente le nostre sciabole”. Il pezzo comincia così: “NEL GIORNO DEL QUINTO [il maiuscolo è come nella versione originale, ndr] anniversario del voto da parte del Senato che autorizzò una conflitto senza limiti di scadenza in Iraq, dovremmo deciderci a non ripetere mai più il terribile errore di lanciare un’altra di quelle guerra mal consigliate. Ma, sfortunatamente, questo è proprio ciò che il Senato ha rischiato di fare quando ha recentemente aperto la porta ad una estensione e ad un escalation della guerra che sta già andando avanti in Iraq, che includerà un’azione militare contro l’Iran”.
Il resto dell’articolo lo lasciamo alla vostra immaginazione. Sappiate comunque che l’attacco contro la Clinton è di quelli senza pietà, a dimostrazione che i Democratici non disdegnano certo il farsi le scarpe tra di loro, tralasciando la solidarietà, che dovrebbe far parte delle loro caratteristiche e dimostrando anche un piglio discretamente guerrafondaio e fratricida. La lingua, certe volte, è più veloce del pensiero, e certamente più letale delle sciabole tanto care ad Obama.