Adozioni e utero in affitto, sentenze non possono aggirare la legge
01 Aprile 2016
15 parlamentari di centrodestra capeggiati dagli esponenti del Movimento Idea, con Forza Italia e Conservatori e riformisti, hanno presentato un esposto presso le Procure della Repubblica di Roma e di Perugia chiedendo di verificare se non sia ravvisabile il reato di abuso di diritto nel comportamento dei giudici del Tribunale per i minorenni di Roma, e in particolare della presidente Melita Cavallo, estensore della sentenza con cui è stata concessa l’adozione di un bambino a due uomini che hanno fatto ricorso, in Canada, a due pratiche non ammesse dalla legge italiana: la fecondazione eterologa tra persone dello stesso sesso e l’utero in affitto in contrasto con la legge 40.
I 15 parlamentari, con altri colleghi di Ncd e della Lega, hanno anche presentato un’istanza al Procuratore generale presso la Corte suprema di Cassazione per richiedere alle sezioni unite di pronunciarsi sulla sentenza del Tribunale dei minorenni che, non essendo stata impugnata dal pubblico ministero, è diventata irrevocabile il 7 marzo 2016. La richiesta alla Cassazione vuole stabilire un principio, che la sentenza non possa costituire un precedente per casi simili. L’esposto contro Melita Cavallo e i giudici del Tribunale dei minori di Roma, e l’istanza a Procuratore generale presso la Corte di Cassazione, sono stati illustrati durante una conferenza stampa in Senato, presenti il presidente di Idea, Quagliariello, il senatore Giovanardi e la deputata Eugenia Roccella. Con loro anche uno dei firmatari dei due atti, il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri.
“E’ nostro dovere utilizzare ogni strumento che l’ordinamento mette a nostra disposizione per contrastare violazioni della Costituzione e decisioni della magistratura assunte ‘contra legem’,” hanno spiegato i parlamentari. “L’esercizio della giurisdizione deve essere sempre compiuto nel rispetto e nella sottoposizione della legge” e dei vincoli costituzionali. Nell’esposto, i firmatari chiedono di “verificare se la Procura della Repubblica presso il Tribunale dei minorenni di Roma abbia svolto senza omissioni o negligenze le funzioni ad essa attribuite dalla legge, in particolare con mancato con riferimento alla mancata impugnazione di una pronuncia palesemente e gravemente illegittima”.
“Questa non è solo una battaglia contro l’utero in affitto in affitto,” ha detto Quagliariello, “è ancora di più una battaglia per la difesa della sovranità popolare: non si può cambiare la legge con una sentenza creativa, soprattutto nel momento in cui c’è un libero parlamento”. “Se una persona in buona fede avesse letto oggi quella sentenza- sottolinea il presidente di Idea – avrebbe detto che è un pesce d’aprile, perché oggettivamente in quella sentenza ci sono le opinioni, rispettabilissime, dei magistrati ma non il riferimento alla legge vigente. E siccome si parla di ‘surroghe’, noi stiamo surrogando una iniziativa che dovrebbe essere del governo perché è innanzitutto il governo che deve difendere la sovranità popolare, indipendentemente dalle idee che ha. Soprattutto questo governo dove c’è chi si straccia le vesti contro l’utero in affitto e inveisce contro Nichi Vendola e poi quando c’è da agire non fa nulla”.
Eugenia Roccella ha denunciato il carattere “razzistico” delle adozioni fatte all’estero, dov’è consentita la pratica dell’utero in affitto, su cui tanto ci si straccia le vesti in Italia ma che a quanto pare può essere facilmente realizzata, “ci sono Paesi in cui è ammesso non solo scegliere il colore della pelle del nascituro ma si possono avere garanzie sull’aspetto estetico e sul quoziente di intelligenza della madre biologica”, ha spiegato Roccella, convinta che “con la sentenza del Tribunale dei minorenni si legittima una pratica aberrante e razzista”.
“Si tratta di due azioni forti ma sono una difesa del parlamento e della sovranità popolare, per non essere presi in giro dai giudici”, l’opinione di Carlo Giovanardi. “Da un lato noi abbiamo chiesto alla Procura generale che faccia riunire le sezioni unite della Cassazione per confermare i principi del nostro ordinamento e sconfessando così quella sentenza che purtroppo è già passata in giudicato. E poi per evitare che per Nichi Vendola e il suo compagno il bambino venga dato automaticamente in adozione sconvolgendo e stracciando le leggi in vigore nel nostro Paese che i giudici devono applicare e non inventare. Dall’altro lato c’è l’esposto alla Procura di Roma e di Perugia per verificare se in questo atteggiamento ‘contra legem’ si sono commessi dei reati, perché è illegale e illecito procurarsi un bambino all’estero con forme di pagamento attraverso una agenzia specializzata”.