Affidarsi al “buon senso”. La battaglia sulle tasse del Tea Party Italia

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Affidarsi al “buon senso”. La battaglia sulle tasse del Tea Party Italia

13 Settembre 2010

"Meno tasse, più libertà" è il leit-motiv che accompagna i loro incontri. Stiamo parlando del "Rally" organizzato dal Tea Party Italia che si ispira al più noto movimento americano. Una serie di manifestazioni e appuntamenti festosi, che toccano alcune delle principali città italiane, in cui a prendere la parola sono esponenti del pensiero liberale e libertario per discutere e proporre una politica di abbattimento fiscale e di libero accesso al mercato. Ne parliamo con Saba Giulia Zecchi, una delle rappresentanti italiane del movimento, che racchiude questa vision nella formula: politica del buon senso.

Dottoressa Zecchi, a che punto siamo con il Tea Party Italia?

Ci stiamo muovendo sul territorio e stiamo crescendo. Questo grazie alle iniziative che proponiamo nelle città italiane.

Che genere di iniziative sono?

Incontriamo la gente che ha una certa dimestichezza e sensibilità verso il tema del liberalismo. Ma anche semplici curiosi che sono stanchi di vedere i propri guadagni che si volatilizzano per colpa di politiche fiscali troppo gravose imposte dallo Stato. Invitiamo tutti gli italiani a discutere con noi per approfondire il tema della questione fiscale.

Quand’è iniziato il "Rally" italiano?

Il primo Tea Party lo abbiamo organizzato il 20 maggio scorso, a Prato. Poi siamo stati a Roma, Alessandria e Aversa. Un evento di presentazione più grande c’è stato a Forte dei Marmi a fine luglio, dove abbiamo ospitato il presidente del Movimento Libertario Leonardo Facco, il portavoce del Pdl Daniele Capezzone, e il giornalista Oscar Giannino.

Con quali risultati?

Quello di Forte dei Marmi è stato un incontro con un centinaio di persone venute ad ascoltarci soprattutto per curiosità. L’evento è andato bene perché in Italia molte persone si interessano di liberalismo e libertà di mercato. In poche parole: di buon senso.

Come avete invitato i partecipanti?

Siamo partiti dalle associazioni, dai movimenti e dai think tank che si interessano di liberalismo. Uno di questi è l’istituto Bruno Leoni, che svolge un importante ruolo di divulgazione sui temi liberali. Così abbiamo costituito una prima rete di contatti che via via si è espansa.

Anche attraverso Internet, immagino…

Il web, naturalmente, è stato essenziale. Facebook e Youtube sono i canali che ci danno la possibilità di contattare la gente per invitarla a eventi di natura conviviale: agli incontri offriamo da mangiare, da bere, montiamo gazebo per raccogliere firme e parliamo dei temi che ci stanno a cuore. Sono in molti, dopo essersi avvicinati al Tea Party, ad entrare a far parte della nostra rete.

A chi vi rivolgete? Qual è il vostro pubblico abituale?

Il Tea Party non è un movimento che va alla ricerca di qualcuno in particolare. Il nostro intento è di sensibilizzare le persone su tematiche che riguardano tutti. Certo, molto spesso sono i più giovani che vogliono approfondire questi temi. Ad esempio i neolaureati o chi è appena entrato nel mondo del lavoro, chi deve confrontarsi per la prima volta con la dichiarazione dei redditi e si rende conto delle serie difficoltà che comporta il pagamento delle tasse.

In realtà il fisco è un problema anche per i più "navigati"…

Esatto. Ai nostri appuntamenti infatti si incontrano persone di tutto il mondo professionale. Chi non sente gravare il peso dello Stato sulla propria attività? Spesso invitiamo degli imprenditori che vengono a parlarci di quanto sia difficile reggere una impresa con dei dipendenti da un punto di vista fiscale.

E la politica vi corteggia?

Abbiamo un’anima conservatrice ma dialoghiamo con tutti, e ogni partecipante dà una sua visione politica del movimento. Ci piace pensare che il Tea Party, più che un movimento, sia un servizio fatto alla politica.

Si spieghi meglio

Vogliamo creare un sistema d’opinione guidato dal buon senso e che sia alla portata di tutti, contribuendo con il nostro modello ideale di società: una società libera dalle pesanti imposizioni fiscali. Lo scopo è quello di "limare" lo scontro politico in atto nel nostro paese che non porta da nessuna parte. La politica non si guarisce da sola ma ha bisogno di tornare a dialogare direttamente con la gente.

Quali sono i prossimi appuntamenti?

L’incontro principale si svolgerà a Milano. La prossima tappa in ordine di tempo sarà a Torino, il 24 settembre. Gli ospiti d’onore saranno il Professor Francesco Forte e l’imprenditore Franco De Benedetti. Il 2 ottobre saremo a Catania, dove si parlerà di Legalità, Mercato e Autonomia. Il Tea Party è un movimento che assume volti diversi a seconda del territorio in cui si muove: è chiaro che le ragioni della fiscalità e i problemi dell’Amministrazione pubblica variano tra la Sicilia e il Veneto.

Cosa avete in cantiere per l’evento di Milano?

La tappa nel capoluogo lombardo si svolgerà parallelamente ad una conferenza europea sul liberalismo, la European Liberty Conference. In quella occasione incontreremo tutti coloro che si sono proposti per diventare i coordinatori regionali del movimento. Daremo ospitalità a chi ci raggiunge e accoglieremo ben volentieri chi volesse farci una donazione. Sarà un incontro festoso, com’è nella tradizione americana.

Che rapporti avete con il movimento negli Usa e che ricadute prevede per l’Italia?

Siamo in contatto con il Tea Party Patriots che ci sosterrà per le prossime attività. Gli americani sono entusiasti di questa "esportazione", perché sanno che lo stato sociale da noi è molto più pesante. Il 12 settembre, ad esempio, all’interno del Tea party americano in California si parlerà dell’attività che svolgiamo in Italia attraverso una rappresentante del movimento americano, Leslie Istmann. Il Tea Party è un movimento vincente negli Usa e, facendo una trasposizione adeguata, può diventarlo anche da noi. Ne siamo convinti.