Affluenza al 33,8%. Democrazia del non voto
09 Giugno 2013
E va bene che era domenica e che gli italiani sono andati fuori porta a godersi la giornata, ma il dato in picchiata della affluenza ai ballottaggi per le elezioni comunali, se verrà confermato anche domani, deve farci riflettere sulla forma di democrazia verso cui si sta dirigendo l’Italia. Secondo i dati diffusi ieri sera dal Viminale, l’affluenza alle 22.00 era del 33,8 per cento, rispetto al già basso 42,3 del primo turno. A Roma, la sfida sotto i riflettori, l’affluenza è del 32,3 rispetto al 37,6 del primo turno.
Ma si vota il sindaco di altri 67 comuni tra cui 11 capoluoghi di provincia (Ancona, Avellino, Barletta, Brescia, Iglesias, Imperia, Lodi, Roma, Siena, Treviso e Viterbo). In Sicilia si vota al primo turno per 142 Comuni e 4 capoluoghi (Catania, Messina, Ragusa e Siracusa).
Dicevamo del tipo di democrazia: a votare e quindi a interpretare fino in fondo il concetto di rappresentanza ormai sono una minoranza di italiani (non succede solo da noi) divisi a loro volta secondo le diverse fedi e ideologie politiche. Il partito del non voto è invece diventato ormai il primo partito e non si tratta solo di antipolitica o di delusi e scoraggiati; le percentuali a cui siamo di fronte indicano che una buona parte degli italiani ormai ritiene che si può fare senza, senza politica, senza governo, senza sindaci, senza amministrazioni locali.
Non si tratta solo di mercato politico, anche se tutti aspettiamo di capire se a Roma quei 6 punti di calo corrispondono a una rinuncia degli elettori 5 stelle a convergere su Ignazio Marino. La vera questione su cui converrebbe interrogarsi è se la politica sarà in grado di interpretare le spinte autonomistiche sempre più forti che arrivano dalla base della nostra società.