Afghanistan, gli Usa lanciano la “madre di tutte le bombe”
14 Aprile 2017
di Redazione
Il ministero della Difesa dell’Afghanistan ha reso noto oggi che la ‘madre di tutte le bombe’ lanciata ieri da un aereo Usa sulla provincia di Nangarhar “ha causato la morte di 36 miliziani dell’Isis”. Un portavoce ha riferito che nessun civile è rimasto coinvolto nell’esplosione avvenuta nella provincia di Nangarhar, al confine con il Pakistan. “Nel raid sono stati distrutti tre covi dell’Isis, una serie di bunker e tunnel profondi, oltre a molte armi e munizioni”, si legge in un comunicato diffuso dal ministero della Difesa di Kabul.
La bomba, del peso di 9,800 chili e del costo di 16 milioni di dollari, è stata lanciata in una rete di tunnel nel distretto di Achin, distruggendo completamente l’obiettivo. Secondo quanto sostiene il governo della provincia orientale di Nangarhar, il lancio della bomba “era necessario” perché in passato le forze militari afghane e americane avevano colpito più volte la base dell’Isis nel distretto di Achin, senza però alcun risultato.
Gli Stati Uniti “prendono la lotta contro l’Isis molto sul serio” ha sottolineato il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer, confermando il lancio americano della più potente bomba non atomica. La Gbu-43/B, nome militare della super bomba, è stata sganciata ad alta quota da un Mc-130 Combat Talon, un aereo di trasporto per le operazioni speciali, che può imbarcare anche intere unità di truppe d’elite da paracadutare. Undicimila chili di Tnt sono esplosi sui covi delle bandiere nere, ma questo tipo di bomba non è un ordigno per la penetrazione in profondità con l’obiettivo di distruggere bunker sotterranei. La madre di tutte le bombe serve a spazzare via dalla faccia della terra esseri umani e postazioni nel raggio di centinaia di metri. E viene usata in zona montagnose dentro canyon o cave per ottenere un effetto maggiore.
A firmare l’autorizzazione per l’uso dell’ordigno è stato il comandante americano della missione Nato in Afghanistan Resolute support, il generale John Nicholson. Sotto di lui ci sono anche gli 800 militari italiani ancora presenti a Herat nell’ovest del Paese. “Il raid è stato organizzato in modo da ridurre al minimo il rischio per le forze afghane e americane e per massimizzare l’eliminazione dei combattenti dell’Is e delle loro strutture” spiega un comunicato del Comando centrale Usa.
In realtà il bombardamento sarebbe stato più efficace con i droni o i normali caccia bombardieri che sganciano bombe da 250 o 500 chili colpendo con precisione. Adesso si usano ordigni anche più piccoli per evitare danni collaterali come la morte di civili. Proprio volendo si potevano utilizzare i B 52 con le loro «pillole» da 1000 chilogrammi, che nel 2001 polverizzarono le trincee talebane a nord di Kabul.
L’ordigno sarebbe l’evoluzione della famosa bomba “taglia margherite”, la Blu-82, che seminava il terrore nei ranghi dell’esercito iracheno. Durante l’invasione alleata del 2003 la taglia margherite fu usata ampiamente per spazzare via i bunker di Saddam. Allora la madre di tutte le bombe era appena stata creata in 15 esemplari. Un solo ordigno l’avevano spedito in Iraq, ma senza mai impiegarlo.