Afghanistan. I talebani smentiscono le voci su dimissioni del mullah Omar

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Afghanistan. I talebani smentiscono le voci su dimissioni del mullah Omar

20 Aprile 2010

I talebani hanno smentito oggi, con un loro comunicato, le notizie pubblicate dalla stampa internazionale secondo cui il mullah Omar sarebbe in procinto di abdicare dalla sua posizione di leader del gruppo e avrebbe invitato i suoi a intraprendere colloqui di pace con gli americani.

Nel documento si legge che non è possibile intavolare un dialogo fino a quando le forze d’occupazione straniere non si saranno completamente ritirate dall’Afghanistan. "Citando il quotidiano Sunday Times, alcuni media hanno riferito che la leadership dell’Emirato islamico è pronta a partecipare a un dialogo con gli Usa", si legge nel comunicato circolato questa sera in Afghanistan.

"Il Sunday Times ha pubblicato la notizia a dispetto di tutte le regole del giornalismo, sulla base di quanto affermato da due sedicenti membri del Consiglio di Comando dell’Emirato islamico", si legge ancora nella nota. "Altre agenzie di stampa hanno riportato la notizia – si prosegue – senza alcuna modifica o verifica presso i portavoce ufficiali dell’Emirato islamico", il quale ritiene che "simili voci farsesche siano una fatua bravata propagandistica di un nemico moribondo".

Il comunicato cita quindi cinque punti che chiariscono la posizione dei talebani al riguardo. Anzitutto, "l’Emirato islamico dell’Afghanistan sottolinea la sua ferma posizione in merito al dialogo con gli americani e considera il ritiro incondizionato dall’Afghanistan di tutte le forze d’invasione il prerequisito per colloqui e negoziati", afferma la nota, precisando che "intraprendere colloqui con l’America in presenza di truppe straniere significherebbe dare legittimità all’invasione".

In secondo luogo, "l’Emirato islamico dell’Afghanistan ritiene che la presenza degli americani in questo Paese sia il principale fattore di instabilità in Afghanistan e in tutta la regione. Di conseguenza – prosegue – qualunque accordo che passi sotto il nome di negoziato è un tradimento alle aspirazioni islamiche del popolo afghano e a tutti gli interessi vitali, finché questo fattore resta presente". Il terzo punto è che "l’Emirato islamico dell’Afghanistan possiede una struttura organizzativa all’interno del Paese per la gestione e promozione di tutte le attività jihadiste contro gli invasori. L’entità organizzativa chiamata Consiglio di Quetta, che il nemico attribuisce all’Emirato islamico, è una designazione senza fondamento e fabbricata a tavolino, che non esiste sul campo".

Nel quarto punto si spiega che "l’Emirato islamico dell’Afghanistan ha nominato due portavoce per chiarire e spiegare la sua politica ufficiale. Questi due portavoce hanno ricevuto l’incarico di parlare della posizione dell’Emirato islamico e di spiegare la sua politica rispetto a tutte le questioni che riguardano il Paese. Se qualcuno parla per conto dell’Emirato islamico, deve essere sottoposto a verifica da parte di questi due portavoce".

"Qualunque posizione o azione politica che emerge di tanto in tanto sui media occidentali – si legge ancora – e che sia contraria alla linea ufficiale dell’Emirato islamico e manchi di previa verifica dei suoi portavoce ufficiali, fa decisamente parte della campagna di diffamazione del nemico e non riflette, né rappresenta la nostra posizione ufficiale". Il comunicato sottolinea infine che "la leadership del Consiglio dell’Emirato islamico sollecita rispettosamente tutte le agenzie di stampa indipendenti e i quotidiani ad attenersi alle debite regole del giornalismo a questo riguardo e di evitare di descrivere simili asserzioni da parte di persone sconosciute come la posizione ufficiale dell’Emirato islamico, senza previo chiarimento o verifica".